Dal lago alla laguna, il Napoli annaspa di nuovo a ora di pranzo: gli uomini di Conte, che dopo il “lunch match” di Como avevano dovuto abbandonare la vetta della classifica, vedono allontanarsi l’Inter vittoriosa a Bergamo a causa del pareggio a reti bianche strappato dal Venezia di Di Francesco.
Come contro la Fiorentina, i partenopei hanno approcciato al match nel modo giusto, sfiorando subito il vantaggio con il clamoroso palo interno colto di sinistro da Raspadori, su respinta della difesa dopo un cross di Di Lorenzo.
Nonostante qualche patema creato da un coraggioso Venezia, cui il gol è stato negato solo da un provvidenziale salvataggio sulla linea di Rrahmani, sono stati gli azzurri ad avere le opportunità più importanti, con McTominay e soprattutto Lukaku.
Radu, portiere che fece perdere uno scudetto all’Inter a Bologna, ha stavolta fatto un gran favore alla sua ex squadra, salvando la sua porta in più occasioni, soprattutto sul colpo di testa del centravanti belga, con il pallone intercettato a pochi centimetri dal suo ingresso in rete.
L’incapacità di concretizzare le tante occasioni è stata pagata a carissimo prezzo dal Napoli nella ripresa, quando un imprevedibile calo fisico ha reso la squadra di Conte quasi innocua: come contro la Fiorentina, i cambi del tecnico salentino sono sembrati tardivi, e in questo caso anche forse poco azzeccati.
La scelta di operare 4 sostituzioni in contemporanea a un solo quarto d’ora dal termine ha tolto distanze ed automatismi agli azzurri, che avrebbero potuto comunque vincere, se Simeone non avesse mandato alle stelle il gran cross di Okafor, ma anche perdere, se il Venezia avesse sfruttato meglio negli istanti finali un contropiede nato da un corner calciato malissimo da uno stremato Politano, lasciato inspiegabilmente in campo.
Il pareggio di domenica porta dunque a 3 punti il distacco dall’Inter capolista, e l’indubbio valore della rosa a disposizione di Simone Inzaghi lascia pensare che il destino del campionato possa essersi compiuto.
D’altro canto, con 9 partite a disposizione e un distacco, tutto sommato, ancora ampiamente colmabile, avrebbe poco senso alzare bandiera bianca, soprattutto considerando il fitto calendario che attende i nerazzurri, tra quarti di finale Champions contro il Bayern e derby di semifinale di Coppa Italia contro il Milan.
Da questo punto di vista, il Napoli avrà le idee più chiare sulle sue chances di vittoria finale a valle delle prossime due partite, ovvero la sfida del “Maradona” contro i rossoneri di Conceicao e la difficile trasferta di Bologna contro la squadra di Italiano, quarta in classifica, in un gran momento di forma e capace di proporre il gioco più piacevole e spettacolare della Serie A.
Viceversa, le ultime 7 sfide di campionato porranno gli azzurri di fronte ad avversari più abbordabili, anche se nel girone di ritorno è proprio contro squadre sulla carta più deboli che la squadra di Conte ha lasciato per strada punti preziosissimi, al contrario di quanto accaduto all’andata.
Inoltre, insieme al ritorno di Neres potrebbe esserci anche il ritorno della… difesa a 4, che restituirebbe alle mezzali gli automatismi “di catena” con terzini ed esterni, persi nell’ultimo mese in cui per necessità si è giocato con il 3-5-2.
Andrebbe ovviamente trovato il modo di non isolare Lukaku e di non sacrificare Raspadori, l’uomo più in forma, magari provando a giocare con un modulo “ad albero di Natale” impiegando due mezzepunte centrali ai fianchi di Big Rom.
In questo modo si potrebbe anche far rifiatare Politano, autore di una stagione straordinaria per sacrificio ma apparso decisamente appannato in fase offensiva, utilizzandolo, come nell’anno del terzo scudetto, come arma tattica a partita in corso.
Insomma, al contrario di quanto il triste pareggio di Venezia lasci pensare, questo Napoli ha ancora la possibilità di dire la sua e “dare fastidio”, per usare le parole del suo allenatore: bisogna però dare il massimo in queste ultime 9 partite che arriveranno dopo l’ultima sosta di questo equilibratissimo campionato, per vivere un finale di stagione senza rimpianti.