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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
Calcio NapoliSport

Napoli senza vergogna, sei milioni di calci alla passione

Fabrizio Oliviero
Fabrizio Oliviero 1 anno fa
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6 Min Lettura
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Non c’è alcuna disamina tattica da fare dopo la rocambolesca sconfitta del Napoli ad Empoli. Anche prendersela con Spalletti per i cambi (sbagliati, ma non è lì il problema) non servirebbe a spiegare quello che è accaduto negli ultimi dieci minuti al Castellani.

La storia la conoscono tutti: il Napoli, avanti due a zero (immeritatamente) in conseguenza dei due lampi di Mertens e Insigne, si è consegnato ai padroni di casa, permettendo ai toscani di vincere 3-2 dopo 19 giornate senza vittorie…insomma dal gol di nuca di Cutrone all’andata.

Le tre reti dei toscani sarebbero la sigla perfetta di Mai dire gol, con Malcuit travestito da giocatore di calcio (cosa che, evidentemente non è) e Meret a mostrare la sua espressione di eterno musone a disperarsi per il grottesco gol subito.

Non c’è nulla da spiegare.

Non c’è spiegazione che regga.

Fondamentalmente ai calciatori azzurri interessa zero della passione dei tifosi, dei 5000 irriducibili che avevano invaso la piccola città toscana nonostante il sogno scudetto fosse ormai una chimera, dei piccoli tifosi di otto anni (tipo il mio, piccolo grande tifoso) che con speranza e calcoli difficoltosi (per età e probabilità) provavano a tenere accesa la speranza, delle telefonate del Cesare di turno (tutti avranno ascoltato la commovente telefonata del tifoso malato che implorava i calciatori di dare tutto per regalare lo scudetto). I beniamini (ormai derubricati a mercenari senza gloria nè vergogna dalla maggior parte degli aficionados partenopei) in maglia azzurra, ma fondamentalmente vale per tutte le squadre della penisola, pensano, in parte anche legittimamente, al proprio tornaconto, e poco importa che il loro lavoro abbia riflessi sulla gente che li segue.

La vergogna dl Castellani è il puntuale bagno di “scuorno” che i tifosi napoletani sono costretti a subire a cadenza più o meno annuale, dopo l’ammutinamento di due anni fa e la Champions regalata (regalata??) alla Juve l’anno scorso.

Tutti sapevamo che la rincorsa al titolo fosse difficile, nessuno chiedeva di vincerlo per forza, ma solo di lottare fino all’ultimo minuto.

Evidentemente lo scudetto era un obiettivo solo di noi tifosi, non della società che minaccia ritiri e pugni duri mettendo alla gogna l’ennesimo allenatore, men che meno della squadra che ha raccolto 1 punto contro Fiorentina (squadra beatificata dalla critica e che, dopo il successo a Napoli, ha battuto di misura il Venezia e perso contro Juve in Coppa e Salernitana in campionato), Roma (sconfitta, e incredibilmente mansueta come il suo allenatore, senza attenuanti dall’Inter, comunque nettamente superiore) e dall’Empoli che nel girone di ritorno aveva raccolto una manciata di punti).

Che si faccia piazza pulita davvero, che si ricominci con un nuovo corso di giocatori. Tanti, troppi sembrano logori, appagati, senza stimoli per fare un passo in più della qualificazione alla Champions League guadagnata (quasi) grazie alla partenza sprint e alla mollezza delle inseguitrici.

Che si realizzi un nuovo progetto, anche a lungo termine, liberandosi dei calciatori che hanno mercato perchè considerati fenomeni in attesa (vana) di esplodere,  dei mezzi giocatori che influiscono zero sull’economia delle stagioni, in favore di una squadra ringiovanita nel corpo e nello spirito.

Si cerchi di capire che intenzioni ha Spalletti, che ci spieghi delle decine di infortuni muscolari, delle sue cervellotiche decisioni delle ultime giornate, della gestione del vecchio Mertens, della messa in disparte di alcuni giocatori spariti dalle rotazioni (Demme) in un momento di enorme crisi di fosforo e forze a centrocampo, della solitudine nervosa di Osimhen (certe cifre che circolano sulla sua cessione fanno capire perchè il sentimento calcistico sia una idea che solo noi inguaribili amanti di questo sport portiamo avanti).

Che la società sia chiara nella comunicazione, che si fornisca di figure in grado di garantire una lineare struttura organizzativa, che si dica chiaramente qual è la progettazione per il prossimo lustro.

I tifosi azzurri, quelli veri e non i deficienti che inondano i social di “pappocaccesord” e di esilaranti analisi sul valore di vendita della società (ma poi, a chi?), sono maturi ed in grado di continuare a sostenere qualunque siano i progetti.

Ma che ci si liberi di questa aurea di pressappochismo cronico che ci portiamo appresso da sempre, finendo nei legittimi sfottò dei tifosi di tutta Italia.

Perchè non c’è sconfitta che tenga, noi inguaribili tifosi siamo pronti a chiudere un occhio e anche due per sostenere la nostra passione…e non c’è nessun sorridente Acerbi che tenga….

 

 

 

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Pubblicato da Fabrizio Oliviero
Fabrizio Oliviero, commercialista e amante del calcio, malato patologico per i colori azzurri. Una malattia ereditaria trasmessa dal padre e che spera di trasmettere al primogenito; il suo stato d’animo dipende in larga parte dal risultato dell’ultima partita, ama i colori azzurri quasi come i figli e la moglie che, rassegnata, durante i novanta minuti sopporta le sue follie.
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