Il Napoli con cinque giornate di anticipo dopo 33 anni ha conquistato il suo terzo scudetto.
Il testimone passa dalla squadra nelle mani dell’unico immenso Dios Maradona ad una squadra unita, compatta e che ha fatto del bel gioco insieme l’elemento vincente.
Una società dai conti puliti e tracciabili, con un Presidente che ha fatto dell’onestà e del fair play l’elemento di forza della sua figlioccia.
Un insieme di giocatori che da perfetti sconosciuti sono diventati eroi a livello globale perché il Napoli dal 4 maggio è stato festeggiato in ogni angolo del mondo: Londra, Parigi, Buenos Aires, New York, Berlino, Madrid, Sidney e molte altre città ancora.
4 maggio, data emblematica per Napoli, perchè è la data dei “traslochi”, in senso traslato è il momento dei grandi cambiamenti, della confusione e del ricominciare.
Significativo che lo scudetto risulti vinto proprio in questa data così legata alla storia della tradizione culturale e linguistica di Napoli.
Una città che si è colorata di azzurro come il suo cielo e il suo mare…vicoli completamente asserviti alla venerazione della squadra, una delle più amate nel mondo, con striscioni che avvolgevano tutti i palazzi in ogni spazio della città…senza distinzione tra zone, quartieri, rioni, strade e piazze.
Gigantografie di figurine che hanno tappezzato palazzi e strade per ricordare fin da marzo che il sogno era possibile…era dietro l’angolo…ormai alle porte!
E siccome, dopo giorni di tentativi di festeggiamenti, l’evento della vittoria è avvenuto con la squadra fuori casa, nella lontana Udine, il team ha avuto il sostegno e il supporto di un tifo in trasferta da number one, mentre la città al triplo fischio si è immersa in una atmosfera da Capodanno, Carnevale e Scudetto insieme, con fuochi d’artificio che hanno colorato la città dalla collina di Posillipo alla costiera sorrentina, dalle province al cuore del Vomero, dai paesi vesuviani al centro città presa da un delirio che è durato tutta la notte.
Una festa che è stata festa con eccessi, colori, eccentricità, fuochi, brindisi, bandiere, con adulti, bambini, anziani tutti riversati in piazza immersi in una notte azzurra calda e eccitante.
La bellezza di questa vittoria è nel suo vero valore simbologico: non il riscatto della città che ormai da anni con i picchi di turismo sta riconquistando il cuore di tutto il mondo e i primati per bellezza di cultura, di paesaggi, di panorami, di arte, di gastronomia e di fantasia, bensì il valore del talento e del merito.
Ha vinto davvero la squadra più forte del campionato e questo rende la città fiera dei suoi supereroi osannati e venerati come divinità come solo Napoli sa fare.
La squadra su cui provocatoriamente lo stesso allenatore ha rimarcato nessuno credeva vincente ad inizio campionato, ha dimostrato che con la tenacia, il lavoro e la serietà tutti i successi possono essere raggiunti.
Allora delirio totale…con l’elevarsi di una partecipazione collettiva, infinita e indescrivibile.
Tanti i vip intervenuti ai festeggiamenti allo Stadio Maradona e sui social in questi giorni di perpetua aria di festa, Sorrentino che ha osannato questo campionato, definendo l’atmosfera dello stadio nella magica notte del 7 maggio molto di più della grande bellezza…una gioiosa ed emozionata Marisa Laurito che, anzitutto, unisce ai festeggiamenti di tutti un onnipresente amatissimo Luciano De Crescenzo e si spinge ad una sorta di spogliarello in tenuta doverosamente azzurra in virtù di una promessa da mantenere…Francesco Paolantoni che, per le Iene regala uno spettacolo ai limiti dell’hot sport con una sfilata munito solo di una pentola con pasta e patate con la provola con delirio totale di un lungomare incredulo e, allo stesso tempo, estasiato di fronte a tanto amore per la squadra e per il calcio nella città di Napoli.
Le parole di Luciano Spalletti, adottato con immenso amore dalla città, che ha parlato di Napoli come città dei miracoli possibili, ha conquistato tutti.
Bellissimo il suo discorso e le sue dediche d’amore alla città e ai suoi tifosi.
L’allenatore Campione d’Italia ha rimarcato l’importanza del duro lavoro, del valore dell’attesa e della serietà dell’impegno, dell’assiduità e della passione, il senso dell’obiettivo e lo zelo del fervore…
Importantissimo il valore del messaggio – anche didattico-educativo – quando sottolinea in un’epoca evanescente che, invece, chi si impegna e ci crede può raggiungere e realizzare davvero anche i sogni più lontani, impossibili su cui nessuno punta.
La festa di una Napoli che brinda e che emoziona tutti, tifosi e non, allargata alle piazze di tutto il mondo, non solo, anche alle piazze delle città rivali, dove residuano sempre napoletani “emigrati”, è un bel vedere perché è la festa di una città che gode, grida, sogna, sussulta, gioisce senza sosta….e festeggerà – malgrado qualche sottile polemica e nota di disappunto – ancora fino al 4 giugno.
E così al grido di “Siamo noi, siamo noi, Campioni d’Italia, siamo noi” la città canta tutta unita e, a sorpresa per chi voleva vedere sommosse e inciviltà, si è rivelata civile, educata e rispettosa delle regole imposte nelle diverse giornate che hanno preceduto la grande festa…che grande festa non è ancora, ma solo un assaggio del gran party del 4 giugno con la conquista definitiva dello scudetto tricolore.
La dedica da Udine di Spalletti alla città appassionata come uno dei tre elementi necessari per il trionfo e a Maradona come traino vincente e, al contempo, “angelo custode” per la conquista del titolo lo hanno reso ancora più amato dal pubblico di Napoli che non dimentica mai i suoi miti.
Anche nella scelta della festa, pilotata dalla regia magica di un napoletano e tifoso doc quale Paolo Sorrentino sotto l’egida dell’esperienza cinematografica di De Laurentiis, non si sono dimenticati i fedelissimi al Napoli del passato: Troisi, Pino Daniele, Totò, Eduardo De Filippo e Diego Armando Maradona sono stati protagonisti indiscussi della festa, come se fossero ancora presenti e vivi e come se senza di loro la festa non sarebbe la stessa, nell’evidenza di un legame indissolubile che nella nostra Napoli, esoterica e magica, nemmeno la morte riesce a spezzare!