Nel periodo in cui stiamo vivendo è innegabile che il genere supereroistico e, più in generale, l’adattamento cinematografico tratto da fumetti (il cosiddetto cinecomics), abbia raggiunto un livello di diffusione a dir poco universale. Complice l’incredibile durata di questo trend positivo, che sbanca i botteghini di tutto il mondo. Complice anche il fatto che ci si affida sempre di più alla nona arte per trarre spunti ed ispirazioni per la narrazione audiovisiva. Ogni anno aumenta sempre di più il numero di questi film e serie tv nelle sale cinematografiche, nei cataloghi di piattaforme di streaming e nei palinsesti televisivi.
Ma non sempre chi crea e produce questi film riesce ad avere il risultato sperato: innumerevoli sono stati i flop, molti sono passati inosservati o addirittura non ricordiamo di averli visti (o vorremmo non ricordarli). Quindi, abbiamo deciso di dedicare la Nerdangolo Top 5 di questa settimana a cinque cinecomics di cui avremmo potuto fare tranquillamente a meno:
5) Death Note – Il Quaderno della Morte
Nel 2016 Netflix annunciò l’uscita di questo adattamento live action del celebre manga di Tsugumi Oba e Takeshi Obata, e fu subito polemica, soprattutto a partire dalle accuse di whitewashing relative al casting e alla produzione. Come se non bastasse, visto l’enorme successo del manga e dell’anime di Death Note, le aspettative del pubblico erano davvero molto alte. Posti questi presupposti, la domanda che tutti si sono posti nella calda estate del 2017, periodo di uscita del film, fu: Netflix sarebbe riuscita a confezionare comunque un prodotto degno del materiale originale? La risposta fu per la maggior parte negativa, soprattutto da parte di quella fanbase che vedeva uno dei loro manga preferiti asciugato di quelle tematiche fondamentali che lo avevano reso tra i più apprezzati da critica e pubblico, e lasciando sullo sfondo alcune delle vicende più interessanti della serie, come l’indimenticabile sfida psicologica tra L e Light, tutta basata sui dialoghi e sulla complessità dell’intreccio narrativo, avulso dalla patina hollywoodiana mainstream di cui è ricoperto l’adattamento di Netflix.
4) Catwoman (2004)
Prima dell’uscita di questo film, il pubblico aveva avuto la fortuna di ammirare un’altra incarnazione di Catwoman sul grande schermo: in Batman – Il Ritorno (Batman Returns) di Tim Burton, infatti, il ruolo di Selina Kyle fu affidato ad una Michelle Pfeiffer che riuscì a donare al personaggio spessore e quella sensualità felina che lo contraddistingue. Nel 2004 però, Halle Berry viene scelta per interpretare una versione eroica di Catwoman, la cui sensualità viene eclissata da dialoghi a dir poco imbarazzanti, una trama banale ed un uso della CGI eccessivo. Catwoman è solo uno di quei cosiddetti superhero movie appartenenti agli inizi degli anni 2000 (in questa classifica ne è presente un altro), che tentarono di portare sotto i riflettori di Hollywood alcuni dei personaggi più interessanti del fumetto mainstream americano, con risultati a dir poco pessimi, sia di pubblico che di critica. Potremmo però dire che mentre alcuni di questi film sono stati pioneristici e necessari all’industria per esplorare il genere e studiare il modo migliore per adattare il materiale originale (grazie a questo processo, di lì a poco, la Marvel inizierà a costruire il MCU), alcuni di essi, come questo Catwoman, hanno semplicemente contribuito a ritardare il processo, riportando indietro il genere e spogliandolo di credibilità.
3) Dylan Dog – Il Film
Arriviamo così all’adattamento americano dell’italianissimo Dylan Dog di Tiziano Sclavi, in cui Dylan decide di abbandonare la sua professione di indagatore dell’incubo per diventare un semplice investigatore privato, e trasferirsi da New Orleans a Londra. Ma il lavoro di normale investigatore durerà poco e ben presto sarà costretto ad indagare sull’omicidio di un uomo che si pensi sia stato ucciso da una creatura sconosciuta. La trama del film non è propriamente tratta da nessun albo della serie a fumetti italiana, ma opera un’operazione di taglia e cuci, prendendo qua e là spunti e idee ed unendoli in quella che cerca di essere una narrazione organica. Il risultato è stato massacrato quasi all’unanimità dalla critica, soprattutto quella italiana, ed è stato poco (se non per niente) amato dal pubblico, che non l’ha premiato neppure al botteghino. L’assenza dell’ispettore Bloch e di Groucho e le altre innumerevoli differenze con il personaggio di Sclavi (derivanti spesso dal ridotto budget e per problemi di diritto d’autore) hanno fatto imbestialire anche i numerosi fan della serie e lo stesso Sclavi, che ha sempre rifiutato di commentare il film. Fortunatamente nel 2014 è uscito un fan film basato sul personaggio di casa Bonelli, diretto da Claudio Di Biagio: il Dylan Dog di Vittima degli Eventi è maggiormente vicino al personaggio che tanto ha appassionato i lettori ed è un appassionato omaggio alle storie di Sclavi: una visione obbligata per chiunque ami l’indagatore dell’incubo.
2) Steel
Considerato come un gioiello del trash, Steel del 1997 è un film diretto da Kenneth Johnson e che vede come protagonista la star dell’NBA Shaquille O’Neal nei panni di John Henry Irons, progettista di armi per l’esercito degli Stati Uniti, che diventa il vigilante noto come Steel per affrontare alcune pericolose bande criminali. Steel è basato sul personaggio di Acciaio, supereroe nato nel 1993 appartenente al pantheon di supereroi dell’universo della Dc Comics e l’idea di donargli il volto di una superstar dell’NBA come O’Neal avrebbe potuto essere un’opportunità interessante per promuovere il film. Invece il film risulta pieno zeppo di cliché tipici delle storie facenti parte del genere supereroistico; risulta poco ritmato per via della mancanza di scene d’azione vere e proprie e la stessa interpretazione del titanico O’Neal (due metri e sedici centimetri di altezza) risulta molto poco convincente.
1) Elektra
Poco più su abbiamo menzionato quei cinecomics dedicati ai supereroi americani che potremmo considerare degli “esperimenti” da milioni e milioni di dollari, che, seppur mal riusciti, hanno aperto la strada ed esplorato i gusti del pubblico. Potremmo considerare Daredevil (2003) uno di questi, perché, anche se è stato massacrato dalla critica, ha comunque incassato una cifra considerevole (il doppio rispetto al proprio budget), dimostrando che anche un blockbuster “in calzamaglia” targato Marvel aveva un mercato. Per seguire la scia del successo (di botteghino) di Daredevil, alcuni anni dopo la stessa casa editrice ha ben pensato di produrne uno spin-off, dedicandolo al personaggio di Elektra Natchios. Ed è così che nel 2005 arriva nelle sale di tutto il mondo Elektra, diretto da Rob Bowman, che risulta un però passo indietro rispetto a Daredevil per la casa delle idee. Elektra sarà un flop al botteghino e verrà stroncato dalla critica, che non perdonerà la piattezza della trama, l’azione poco coinvolgente e l’interpretazione mono espressiva di Jennifer Garner che incarna e snatura la letale assassina di origine greca, creata nel 1981 da Frank Miller.