Personaggio ormai universale, icona tra le più riconoscibili nella storia dell’intrattenimento, maschera narrativa dagli usi infiniti eppure coerente. Topolino oggi compie 90 anni. Molte ovviamente sono le iniziative celebrative e commerciali pensate per l’occasione. Qualsiasi marchio, dai giocattoli alle merendine, dagli articolo per la casa all’ittrattenimento puro vuole essere associato al compleanno del topo più famoso del mondo: oggi la compagnia fondata da Walt Disney, praticamente su quel paio di orecchie, è quasi un monopolista dell’immaginario collettivo. Ma gli Studios Disney non furono sempre così floridi. Nei primi decenni, con l’ancora giovane Walt al timone, veleggiarono a lungo appena sopra la linea di galleggiamento. Oggi, oltre al successo dei propri franchise, la compagnia multinazionale ne possiede molti altri, tra cui quelli altrettanto noti dei Marvel Studio e di Star Wars.
Oggi la prima creazione di questo impero della narrazione compie 90 anni. E da quel 18 novembre 1928 non sembra invecchiata di un giorno. Cambiata certo, trasformata più e più volte, sia nel corpo che nell’”anima”. Eppure sempre in qualche modo coerente, protagonista, e capofila di un concretissimo esercito immaginario che in questi 9 decenni non ha mai smesso di crescere, nel bene e nel male. Il titolo del primo corto è “Steamboat Willie”; e il viaggio di Mickey Mouse, iniziato su quel vaporetto di fiume, non si è mai fermato, continuando sui mezzi e nelle ambientazioni più disparate, ben oltre la fine dell’avventura terrena del vecchio Walt, avvenuta il 15 dicembre del ‘66.
Topolino Venne ben presto affiancato da uno stuolo quasi infinito di comprimari, primi fra tutti il cane Pluto, l’amico inseparabile Pippo (Goofy) (negli anni duplicatosi a sua volta in una legione di cloni e alter ego: Indiana Pipps, Super Pippo, ecc…), l’eterna fidanzata Minni (Minnie Mouse); il nemico della prima ora Pietro Gambadilgegno (Black Pete). E ancora, accanto al placido mondo di Topolinia, l’universo semi-parallelo di Paperopoli, accresciuto dalla matita raffinata di Carl Barks, e ben presto approfondito dall’allievo Don Rosa. La potenza immaginativa e iconografica degli studi Disney ha veramente pochi paragoni: ognuno di quei personaggi sarebbe diventato una maschera immortale, un segmento inossidabile dell’inconscio collettivo, tanto per l’età infantile che per gli anni adulti, accompagnando e accomunando generazioni di lettori/spettatori/fruitori in una esperienza collettiva e trasversale, nel tempo e nello spazio. D’altro canto, quelle orecchie furono così potenti da scardinare e modificare a più riprese le regole del diritto d’autore, prima statunitensi e poi mondiali, (ri)costruendo di fatto – o almeno contribuendo pesantemente a formare – la disciplina del copyright così come la conosciamo oggi. Una beffa non da poco. I prodotti Disney devono molto alla cultura popolare “libera”, all’humus del folklore mondiale, dal quale molti elementi narrativi (“topoliniani” e non) provengono. Poco però è stato ancora restituito a quel folklore: la bolla del copyright tiene ancora protette le idee disneyane dalla libera fruizione. Un altro modo, uno dei tanti, con cui il personaggio ha profondamente influenzato è lo sviluppo della cultura successiva. E che è giusto oggi ricordare, nel bene e nel male.
In questi 90 anni Topolino è stato di tutto: archeologo, speleologo, investigatore, esploratore temporale (come non ricordare la macchina del tempo di Zapotec e Marlin, creazione italianissima di Massimo De Vita?). E ancora molto altro. Se la memoria infantile rimane legata alle sempre verdi Silly Simphonies, ritrasmesse per l’ennesima volta nelle “Domeniche Dinsey”, conservo personalmente anche la memoria di una interpretazioneben più”matura” (se così si può dire) del personaggio, tutta italiana eppure così americana. La breve ma intensa saga a fumetti Mickey Mouse Mouse Mistery Magazine (MM per gli amici), venne prodotta da Disney Italia tra il 1999 e il 2001. Dodici albi bimestrali, in cui la vena investigativa di Topolino venne estesa e stressata fino al limite del prodotto per ragazzi, assumendo i toni di un vero e proprio trhiller poliziesco, venato di oscure striature noir. Sempre però conservando lo stile cartoon e le note comiche del prodotto disneyano. Una miniserie molto più facile da leggere che da descrivere, nata dalle penne e dalle matite di grandi autori (Faraci, Artibani, Cavazzano, Macchetto, Perina, Mottura, Turconi, solo per citarne acuni); e sull’onda dell’altro e ben più longevo successo di PKNA. Entrambi a testimoniare l’enorme versaltilità e la grande espressività che la maschera antropomorfa (in generale, ma disneyana in particolare) ha nella narrazione.
Ma Topolino (e Co.) fu ancora altro: eroe della propaganda militare, simbolo della conservazione, voce di un progressismo all inclusive, oggetto della contestazione e strumento della decostruzione narrativa del fumetto underground. È difficile ad esempio, non vedere (anche) la sua ombra dietro le avventure strampalate e psichedeliche di Fritz il Gatto di Robert Crumb. E come non ricordare “Perché Pippo sembra uno sballato” di Andrea Pazienza: quella disturbante visione di un Mickey Mouse freddo dirigente e lucido tiranno del suo anarchico amico Pippo. Una visione per altro ripresa più di recente dai fratelli Rincione, nel loro “Paperi”.
Auto-costituendosi in una delle radici comuni del linguaggio popolare contemporaneo, Mickey Mouse e tutti i suoi compagni hanno attraversato quasi per intero il XX secolo, traghettandolo verso il XXI. Novant’anni ci separano da “Steambot Willie”. L’anno successivo alla sua uscita, il ‘29, fu quello della grande crisi economica. Oggi, al suo 90° compleanno, ne stiamo attraversando un’altra. Nel mezzo, nove decenni di mutamenti culturali e tecnologici, di mostri e bambini, di tigri di carta ed eroi di celluloide. Nove decenni di “immaginazione al potere” e “prigioni della mente”, di rivoluzioni e controrivoluzioni culturali. Un (quasi) secolo di cultura e potere mass mediatici che sembrano per certi versi chiudersi come si erano aperti: nella diseguaglianza, nell’emergenza e nel sospetto. Novant’anni che Mickey Mouse ha attraversato, raccontato, trasfigurato. E spesso contribuito a costruire, nel bene e nel male, in migliaia di modi diversi. Siamo cresciuti con le sue storie. Quasi tutte le generazioni viventi lo conoscono come un fedele compagno della propria infanzia, e di quella dei propri figli: ormai nessuno ricorda più il mondo senza di lui. Siamo tutti, in un modo o nell’altro, in negativo o in positivo, legati alla sua immagine e alla sua narrazione. Fra appena dieci anni, questo stesso giorno, sarà l’alba esatta di un secolo, il primo secolo di Topolino.
Viene da chiedersi come ci arriveremo, e come sarà il secondo?