La prosecuzione degli interventi di restauro nel tempio di Nettuno di Paestum è l’occasione per conoscere da una prospettiva insolita l’architettura greca. Il cantiere è infatti visitabile da lunedì a venerdì, alle ore 12. I restauratori forniranno ai visitatori spiegazioni sulle loro attività. Ovviamente, tempo permettendo.
Dopo gli interventi sulla zona superiore, rivelatisi più complessi del previsto, è ora il turno del pavimento di pietra. L’intervento mira a migliorare la conservazione e la fruibilità del tempio attraverso l’eliminazione del c.d. biodegrado – piante che crescono nelle crepe della struttura – e la colmatura di lacune. Quest’ultima effettuata con materiali riconoscibili e rimovibili. meglio conservato della Magna Grecia, per “Dopo una serie di interventi di recupero al seguito di un lungo periodo in cui per mancanza di fondi non era stato fatto nulla o quasi, adesso ci prepariamo a fare un salto di qualità”, commenta il direttore del sito Gabriel Zuchtriegel: “prendendo spunto anche dal modello virtuoso di Pompei, metteremo in atto un programma di manutenzione ordinaria, che ci permetterà di intervenire prima ancora che si verifichino delle emergenze. La manutenzione ordinaria è la grande sfida che farà la differenza, sia dal punto di vista della tutela che della fruizione. Usiamo tutte le possibilità che ci dà l’autonomia speciale concessa al Parco Archeologico per gestire al meglio il patrimonio di Paestum, sito UNESCO, nonché luogo chiave della storia dell’architettura antica e moderna.” I lavori di restauro, per un importo di 169.425,94 Euro a base d’asta, sono sovvenzionati dal Parco Archeologico di Paestum con gli introiti ordinari della bigliettazione.
Ma il piano è molto più vasto e coinvolge anche l’Università di Salerno: parte del piano di manutenzione sarà infatti un sistema di monitoraggio sul tempio di Nettuno, elaborato dal Dipartimento di Ingegneria Civile dell’ateneo salernitano. Nelle parole del prof. Luigi Petti: “Otto sensori di tecnologia avanzata posizionati sul monumento permetteranno un monitoraggio continuo, una specie di TAC, che potrà essere consultato attraverso la rete in tempo reale. Ciò consentirà di rilevare il comportamento del tempio ed elaborare un modello della struttura interna del monumento, onde prevenire eventuali fenomeni di deterioramento statico”. Le informazioni sul comportamento del tempio così ricavate, saranno messe a disposizione di tutti gli utenti in rete in un’ottica di open data e di trasparenza nella gestione del patrimonio archeologico. Per attuare il progetto, i tecnici del Parco Archeologico e dell’Università hanno stimato costi pari a 110mila euro. Somma per la quale è stata avviata una raccolta fondi sul portale Art Bonus. Qui potete dare un’occhiata.