Palazzo Carafa si trova in via San Biagio dei Librai al n.121.
Venne ristrutturato nel 1466 per volontà del conte Diomede Carafa di Maddaloni, con lo scopo di ospitare i reperti delle varie fasi di antichità napoletane.
Il suo imponente portone ligneo, rappresenta un caso estremamente raro di conservazione, poiché ha attraversato, quasi intatto, più di cinque secoli di storia.
All’interno del cortile , proprio al centro, svetta un’enorme testa di cavallo in terracotta collocata su un piedistallo. Ovviamente possiamo solo ammirare un calco di esso perchè l’originale in bronzo, è conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. In questa opera è racchiusa parte della storia della città di Napoli.
Un cavallo rampante sulle zampe posteriori, dipinto di oro e rosso, era infatti il vessillo che sventolava sulle mura della città. Per quattro mesi, Napoli riuscì a respingere gli attacchi di Corrado di Svevia, secondogenito di Federico II, che, quando finalmente riuscì a conquistare la città, per rammentare al popolo che era riuscito nell’impresa impossibile, ordinò di porre delle briglie al cavallo e fece scolpire sulle redini un distico in latino che recitava: “Caval sfrenato, al freno ora è soggetto: lo doma il Re partenopeo perfetto”.
Il cavallo rampante divenne l’emblema del Seggio Capuana, ma fu scelto come immagine anche dagli Svevi e durante Regno delle Due Sicilie e, ancora oggi, rappresenta il simbolo della Città Metropolitana di Napoli.
La leggenda, tuttavia, racconta che quella testa di cavallo altro non è che l’unica parte che si era salvata di quel maestoso cavallo di bronzo, scolpito da Virgilio, a cui si attribuivano particolari poteri. Bastava infatti che gli animali girassero tre volte intorno alla statua per ristabilirsi dai malanni e tornare più vigorosi di prima. Un culto, quello della benedizione degli animali, che oggi si ripete in occasione della ricorrenza di S: Antonio Abate che si celebra il 17 gennaio. Fu proprio a causa di questi poteri sovrannaturali che, con l’avvento degli Angioini che mal tolleravano le superstizioni pagane, il bronzo della statua venne fuso per costruire le campane del Duomo di Napoli, mentre la testa fu regalata da Lorenzo il Magnifico a Diomede Carafa che la posizionò nel cortile del suo palazzo, tanto è vero che, con il passare degli anni, l’edificio assunse la denominazione di “Palazzo del Cavallo”.




