I profumi, i luoghi, i volti, il mormorio che dai quartieri spagnoli invade Via Toledo, prima di raggiungere il mare. Questa è Napoli, o almeno è quella che, nel suo nuovo libro, Christian Capriello ha cercato di raccontare attraverso 15 racconti, all’apparenza tutti slegati fra loro, con lo sfondo della città di Napoli. Un ritmo di scrittura incalzante e armonioso, trasporta il lettore attraverso stati d’animo e sensazioni classiche della cultura partenopea, un viaggio all’interno di figure “mitologiche” e fantascientifiche. Se Napoli è mille colori, “PARTENOPIADE – Cronache di napoletani disagiati” riesce a inventarne di nuovi, con sensibilità e ironia; un delicato sarcasmo che, come una piuma, nelle ultime righe di ogni racconto, accarezza il volto con malinconia. Lo scrittore, già autore di romanzi e raccolte letterarie, narra una Napoli conosciuta ma sempre da scoprire, utilizzando un linguaggio urbano, scorrevole e mai parco di ottime intuizioni. Chi avrà la fortuna di affrontare il lungo viaggio di questo romanzo, si perderà nella bellezza dei mille colori e nella realtà del testo. Così come, e ne siamo sicuri, quando il lettore arriverà alla fine, avrà difficoltà a contenere le emozioni.
Christian parlaci un po’ del libro, da dove nasce l’idea di raccontare così Napoli?
E quante cose vuoi sapere! La verità? Un atto d’amore, a dir poco sentito, verso colei che mi ha cresciuto nel suo grembo, e che mi ha fortificato nel carattere. Donandomi quella scorza dura che mi consente di affrontare la vita tanto con maggiore prudenza quanto con maggiore pienezza. Napoli è, ogni giorno, un viaggio. Una città della quale, ahinoi, nell’arco di una sola breve vita, non potrà che riuscirsi a scorgere e godere solo di una esigua percentuale. Quindi, un solo consiglio a tutti i lettori: Accattateve ‘o bigliett, perché poi si parte. E sono pronto a scommettere che molti fra voi non vorranno più scendere dalla carrozza 😉
Nel tuo romanzo riesci ad abbracciare una vasta gamma di personaggi, tutti diversi fra loro, è stato complicato o ti sei ispirato a situazioni vissute?
Beh, si. Come negarlo. L’inventiva presente in ogni capitolo fa da mero contorno a circostanze vere o verosimili. Questa città è la tela di un pittore che può dipingere mille quadri alla volta, e ogni volta sempre nuovi. Fornisce sempre nuovi spunti, dona un sapido buonumore con la stessa rapidità con cui può gettarti nello sconforto. Dobbiamo dircelo, per onestà, perché il mio libro non è l’elegia campanilistica del “E’ tutto ok”. Anzi. Tutt’altro, in alcuni frangenti ci vado giù duro, almeno quanto non esterni la mia premura nel rappresentare che basterebbe poco – e comunque molto meno di quel che si creda –per emergere da certi evitabili acquitrini dell’anima e del corpo. Ma, forse, è proprio l’estrema e repentina varietà di sensazioni, offerte quotidianamente da questa città nell’arco della stessa giornata, a farti sentire VIVO. Azzardo anche che, a Napoli, è probabile che, pur a fronte delle sue acclarate storture, si riesca a vivere la vita con maggior densità emozionale rispetto a tanti altri contesti nostrani. E qui non è tanto il concetto di “bellezza” che va approfondito. Quanto quello del “calore”. A Napoli fa mediamente più caldo. E, fidatevi, non è colpa del Sole…
Si vede che sei un attento osservatore, c’è un episodio che ti sarebbe piaciuto aggiungere che non ha trovato spazio?
Hai voglia. Fosse stato per me sarei stato in grado di scrivere fino a pareggiare lo spessore fisico de “I Miserabili” di Victor Hugo. Rimarchevoli vincoli editoriali hanno limitato una possibile esondazione cartacea oltre il chilo e mezzo di carta (copertina esclusa). Ovvio che qualcosa che serbavo per questa pubblicazione sia rimasto fuori. E, più di tutte, mi è mancato poter approfondire ancor più il rapporto che il napoletano ha con la propria famiglia; spostando, per scelta, maggiormente il focus sul rapporto fra il napoletano e tutto ciò che lo circonda al di là delle mura domestiche. Il napoletano è, di per sé, essere spassoso per definizione. E analizzarne tanto le paturnie quanto i talvolta eccessivi sollucheri è stato troppo divertente. Per il resto, in generale, devo dire di essere molto soddisfatto della quantità di cose che sono riuscito a trasporre in questo mio lavoro. E, in ogni modo, occhio. Gira voce che io sia uno scrittore seriale…
E invece un capitolo che hai amato scrivere?
Io scrivo per amore, e ogni capitolo è stato generato per naturale affettività verso i singoli episodi. Tuttavia, ammetto che scrivere DIFFERGENT: Diario della gente differente, è quello che mi ha conferito maggior sollazzo. Troppe attinenze, troppe similitudini con esperienze realmente vissute, finanche eccessive aderenze fra una potenziale realtà distopica e ciò che la nostra splendida città già è. Un capitolo che si è praticamente scritto da sé. E spero che anche i lettori possano divertirsi. Almeno la metà di quanto non mi sia divertito io. E, ve lo confesso, io mi sono divertito da morire.
“PARTENOPIADE”: cosa significa?
Voluta contrapposizione fra la natura epico/mitologica della città (nei suoi tratti da ILIADE) e l’estrema difficoltà che talvolta la stessa ci oppone per la nostra sola pretesa di poterci dignitosamente vivere (nei suoi tratti da OLIMPIADE). Un luogo dove il riverbero della fatica viene spesso attenuato dalla consapevolezza che non ci sono poi così tanti posti migliori di questo. L’immondizia? Il lavoro che manca? L’erba del vicino che è sempre più verde? Beh, refrain che un po’ hanno stufato. Avventuratevi in alcune altre realtà, spacciate per migliori, più efficienti e più morigerate della nostra, e fatemi sapere. Non bastano i pallottolieri più capienti per contare quanti ne sono tornati dopo una fase vissuta nella spocchiosa convinzione di aver voltato pagina e le proprie spalle alla terra del Vesuvio. In ogni modo, ti dirò, come titolo suonava proprio bene! E ho avuto la fortuna di poter completare il tutto con una copertina meravigliosa, per gentile concessione del maestro Ferdinando Russo, che ringrazio di vero cuore 😉
Napoli spesso è bersagliata da articoli denigratori, anche da parte di giornali locali, quanto c’è di vero e quanto è solo macchina del fango?
Beh, siamo facili bersagli, noi napoletani. Ma vi siete mai chiesti perché, come popolo in genere, siamo fra i “prediletti” destinatari di ingiurie, vituperi et similia? Forse perché, chissà, facciamo “rumore” a prescindere? Sarà perché il nostro destino è di essere “visibili” ancor prima che “vistosi”? Il napoletano ha un’aura intorno a sé, la si percepisce. Quando va all’estero, subito viene inquadrato. E non per questo disprezzato. Anzi, esser figlio di Partenope è, quantomeno in molti stati, ritenuto un valore aggiunto. Una marcia in più. Ma anche nel nostro paese provate a farvi, ma giusto a titolo di esempio, una passeggiata sui litorali del livornese e del triestino. Beh, vi posso garantire che nell’aria percepirete accenti molto familiari. Siamo OVUNQUE. Devono farsene una ragione, specie quelli che tifano acciocchè un vulcano cancelli le nostre tracce.
Sai, provo disgusto e pure un po’ di pena per chi, come di recente, mercifica sulle sofferenze della città, relegandola colpevolmente in un vello di perenne insolvenza, vincolandola a una immagine di città moribonda, senza alcuna speranza di salvezza. Buttando a mare tutto quello che Napoli ha rappresentato, tronfi in quelle loro torri d’avorio che ne sentenziano l’insanabile lontananza. E un capitolo del libro è dedicato proprio a trattare questo tema.
Chi pensi che possano essere i lettori del tuo romanzo?
CHIUNQUE può leggere questo libro. Non è un’opera connotata da malcelata prurigine da saggistica, né la si può ritenere ristretta nel perimetro della narrativa pura. Il mio intento era quello di creare qualcosa di assai originale, permeato di quella particolarità che mi scorreva in testa sin dalle prime battute. E sono molto contento del risultato. Per cui, sì, confermo. Credo proprio che CHIUNQUE possa piacevolmente fiondarsi fra le pagine. Ritrovandoci almeno un po’ di sé. Se non molto di più di questo! Quindi, a CHIUNQUE, non posso che augurare Buona Lettura, di vero cuore!
Dove si può acquistare il libro?
Sul sito dell’Editore (Edizioni MEA), su molte altre piattaforme on-line (Amazon, IBS, Feltrinelli, Mondadori, Ubik, etc) e in tantissime librerie fisiche. E, spero, a breve, praticamente ovunque! Grazie mille per l’intervista e l’opportunità!