Non si arresta la scia di violenze e aggressioni nei confronti del personale sanitario.
Da Nord a Sud, non ci sono città che ne sono esenti, che siano metropoli o piccole province, la facilità con cui i familiari dei degenti irrompono nei pronto soccorso e aggrediscono spesso in maniera violenta e imprevedibile i medici, infermieri e personale ospedaliero di turno sta divenendo ingestibile.
Che si tratti di un decesso non accettato o di una visita negata ovvero di un’attesa considerata insostenibile, non c’è più spazio per il dialogo, per il rispetto dei ruoli, per la necessaria sala d’attesa che in ospedale deve essere baluardo di garanzia per le cure e l’assistenza che spettano di diritto a tutti in nome dei principi costituzionali di civiltà e senso del benessere pubblico – in Italia molto distante dall’essere reale.
Si assiste ad una escalation senza fine di familiari, mariti, mogli, figli, parenti inferociti che divelgono barriere, sfondano reparti, aggrediscono medici, prendono a pugni infermieri…come se non ci fosse più il senso dell’ospedale come luogo di cura e di paziente attesa.
La reazione sempre più spesso è violenza spregiudicata allo stato puro.
Hanno fatto il giro del web le tante immagini del personale sanitario che si barrica nei propri studi cercando di evitare la ferocia dei familiari indispettiti perchè le cure prestate non erano quelle cercate, perchè l’attesa era superiore a quella tollerata, perchè la congestione delle corsie ospedaliere diviene sinonimo di insofferenza e immediata violenza.
Di questi giorni, le notizie di Caserta, Genova, Pescara, Foggia…un vero e proprio giro d’Italia nel paradosso delle aggressioni.
A fronte di una escalation senza tregua, il Governo sta valutando la messa in atto di provvedimenti giuridici immediati, quale l’arresto in flagranza differito, per fare da deterrente e per porre un argine alla crescente insoddisfazione e insofferenza degli italiani nei confronti del personale sanitario che si tratti di medici, portantini, infermieri, autisti di ambulanze…
Se si prova a comprendere i singoli episodi e lo stato d’animo dei protagonisti, si resta attoniti di fronte a tanta e tale gratuita violenza…
A Mondragone, il paradosso del paradosso.
Un uomo giovane di 29 anni ha portato alla guardia medica la moglie in preda ad un attacco di panico, ma siccome il medico non ha visitato immediatamente la paziente perchè intento a fare un’altra visita, il giovane ha provato a entrare nell’ambulatorio e non riuscendoci, ha violentemente colpito l’autista dell’ambulanza che era sul posto, provocandone delle ferite a forza dei pugni subiti, senza considerare che dentro la stanza vi fosse un’altra paziente, senza considerare che l’autista dell’ambulanza non centrasse nulla con le sue istanze prepotenti, dimenticando il motivo per cui era arrivato alla guardia medica territoriale… verrebbe da chiedersi se abbia capito che la sua compagna soffrisse di attacchi di panico e se questo fosse il modo di affrontarli e supportarli!
Dramma ancor più grave a Pescara quando il reparto di oncologia dell’ospedale cittadino è stato letteralmente distrutto, alla notizia della morte di una loro familiare, da un’orda di ben 40 parenti inferociti , che si sono calmati solo con l’arrivo delle forze dell’ordine.
A parte la complessità del reparto che li ospitava, resta l’assurdità di distruggere tutto quello che incontravano nelle stanze del reparto, definito dagli operatori sanitari come un vero e proprio campo di battaglia con porte divelte, tavoli ribaltati, suppellettili gettate a terra e medici e infermieri impauriti per tale aggressività.
Genova nella stessa giornata ha conteggiato ben due aggressioni nei confronti del personale ospedaliero, mentre la Puglia tristemente alla ribalta delle cronache per i video che sono stati girati dal Policlinico di Foggia con i medici barricati in una stanza a fronte di familiari pronti al peggio, raccontano di una situazione di panico senza precedenti.
A Castellammare nel mese di agosto il primario di un reparto mentre visitava una ragazzina di 15 anni e’ stata aggredita contestualmente dalla madre e dalla stessa paziente senza un perché evidente per la semplice volontà di supremazia e prepotenza.
“Una escalation continua e inarrestabile” denunciano i sindacati dei medici che proclamano lo stato d’agitazione e organizzano una manifestazione unitaria oggi 16 settembre a Foggia per chiedere risposte a datori di lavoro e istituzioni.
E se durante la pandemia e subito dopo, i medici, gli infermieri, il personale ospedaliero era osannato, ringraziato, adorato, perchè in frontiera per curare i migliaia di malati di Covid, ora sembra che quell’amore sia passato e che sia assolutamente facile e quasi normale manifestare il malcontento e il malumore per una sanità non eccellente.
Il problema probabilmente è questo…ad un momento di forte esaltazione e’ seguito uno di grande contestazione forse perché le risorse sono poche, perché le sensibilità sociali sono cambiate, e le barriere del rispetto sono crollate da entrambi i fronti: pazienti e medici ormai in fuga dagli ospedali con una situazione che definire critica e’ un eufemismo.
Resta la tristezza concreta di un comparto che risente di tantissime defezioni dal pubblico, per le condizioni di lavoro con poche garanzie, comprese quelle economiche – come lamentano principalmente medici e infermieri – che vivono ogni giorno sul posto di lavoro con la paura per la propria incolumità e la precarietà della sicurezza dei luoghi.
Tanti medici lasciano i posti di lavoro pubblico, i reparti oncologici, le corsie ospedaliere rendendo la vita professionale dei superstiti una frontiera di guerra… chi scappa lo fa perchè non ne vale la pena di mettere in gioco la propria vita personale per salvarne delle altre, è una relazione decisamente impari e ingiusta seppure in forte contraddizione con lo spirito del giuramento di Ippocrate.
E mentre San Giuliano si è fatto l’amante, Salvini è impegnato in un processo senza fine per le politiche sull’immigrazione messe in atto durante la sua gestione del Viminale, la Premier non sa dove andare a parare per salvare una debacle politica che potrebbe sopravvenire, nonostante i sondaggi, l’Italia sta andando avanti un pò così, arrancando e inciampando in errori, indignazioni, insofferenza, completamente mancanza di rispetto per chi dovrebbe rappresentare un punto di riferimento…purtroppo, i settori che dovrebbero rappresentare l’eccellenza di un Paese e che in parte di fatto in Italia lo sono, quali istruzione e sanità sono le più bistrattate degli ultimi tempi.
Nessuno sembra preoccuparsi di quanto si misuri la civiltà di uno Stato se istruzione e sanità funzionano…se l’istruzione diviene ricchezza comune e contribuisce a costruire cittadini del domani con consapevolezza e dignità, le cui competenze non solo disciplinari ma anche trasversali, personali, emotive, di crescita sono affidate ai docenti, spesso precari, mal pagati, che operano in scuole fatiscenti, anch’essi a volte abbandonati all’ira funesta dei genitori insoddisfatti o violenti e se la sanità diviene eccellenza con tempi di attesa contenuti e pari opportunità di accesso ai cittadini di curarsi e di prevenire problemi di salute senza distinzione di forza economica e, alla luce della volontà politica di decentramento, regione di appartenenza.