Negli scorsi mesi, giustamente, non si è fatto altro che concentrarsi su quella che è stata ed è l’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus. Il problema è stato così grande e pressante che, per un periodo, ogni altra questione è sembrata quasi passare in secondo piano. Per tantissimi giorni, le misure di restrizione resesi necessarie per contenere la propagazione del virus ci hanno obbligato a rimanere il più possibile a casa. Ed è proprio tra le mura domestiche – che per tutti dovrebbero essere sinonimo di amore, calore, accoglienza e famiglia – che spesso si consumano fatti atroci che, per la loro frequenza, rappresentano una vera e propria piaga sociale che non possiamo assolutamente dimenticare. Per tante donne, la casa, a lungo andare, si trasforma in una sorta di macchina infernale, come quelle che ti intrappolano lentamente nel mezzo e, alla fine, ti schiacciano. Ovviamente, ci stiamo riferendo ai continui casi di femminicidio, i quali, come ci testimoniano le cronache, si verificano, molto spesso, proprio per via della mano assassina di compagni, mariti e fidanzati conviventi.
Come purtroppo abbiamo avuto tutti modo di apprendere nelle scorse ore, un nuovo episodio di questo genere si è registrato a Portici, alle porte di Napoli. A morire è stata Maria Adalgisa Nicolai, di 56 anni, la quale è steta trafitta da più coltellate inflitte, con un coltello da cucina, dal compagno. Quest’ultimo, poi, si è suicidato lanciandosi dal balcone. Secondo quanto sarebbe emerso dall’interrogatorio di alcune persone che conoscevano la coppia, l’uomo nell’ultimo periodo si era mostrato particolarmente ostile all’ipotesi che la compagna potesse passare da sola le vacanze nel paese di origine.
La salma della povera vittima è stata già rilasciata ed è stata trasportata al suo paese di provenienza, San Severo Lucano, in provincia di Potenza, dove si terranno i funerali. La signora Nicolai era ricercatrice alla facoltà di Agraria della Federico II di Portici, a pochi passi da dove abitava, e non era né sposata con il suo attuale compagno né aveva dei figli con lui.
È, ovviamente, una notizia tremenda che, per l’ennesima volta, ci sbatte in faccia quanto, da parte di ognuno di noi, sia estremamente necessario impegnarsi per far sì che fatti di questo tipo non accadono più; per l’ennesima volta, ci rivela quanto lungo è ancora il percorso da compiere, tanto sul piano culturale quanto su quello legislativo. Totalmente inopportune, a tal proposito, sono le polemiche di questi giorni attorno la legge che oltre all’omotranfobia vuole porre un argine pure alla misoginia che, della violenza di genere, è causa.
Troppe donne, ogni anno, perdendo la vita a causa del femminicidio; una parola che in tanti tendono a evitare, se non addirittura a ridicolizzare, trascurando l’ovvio, ovvero che vi è una ragione ben specifica alla base di questi omicidi: un uomo incapace di accettare la libertà di una donna. La violenza sulle donne è un’altra infezione che serpeggia nelle teste di molte persone. Non dimentichiamocela: curiamola.