Il Comune di Rapallo ha indetto la trentaquattresima edizione del Premio letterario nazionale per la donna scrittrice – Rapallo 2018, finalizzato a incoraggiare e valorizzare l’attività letteraria femminile. La partecipazione al Premio è riservata alle opere edite di narrativa di scrittrici in lingua italiana, pubblicate per la prima volta a partire dal 1º marzo 2017. Entro il 15 luglio 2018 una giuria di critici e letterati sceglierà con giudizio inappellabile e definitivo una
terna di opere. Nella stessa seduta, la giuria assegnerà direttamente il “premio Opera Prima” per scrittrici esordienti, a una delle opere in concorso avente i requisiti richiesti per tale riconoscimento e il “premio
speciale della Giuria”, intitolato ad Anna Maria Ortese, ad altra opera, anche fuori concorso, giudicata di particolare valore culturale. Successivamente, una giuria popolare formata da 40 lettori (scelti dal Comune di Rapallo) esaminerà le opere della terna finale. Le preferenze su tali opere verranno espresse da entrambe le giurie, con voto segreto, nel corso della manifestazione conclusiva del Premio, che avrà luogo a Rapallo il 4 agosto 2018, con intervento di personalità del mondo della cultura e dello spettacolo. L’opera che risulterà più votata in seguito allo spoglio delle schede sarà la vincitrice. A tale opera sarà attribuito un premio di 8.000,00 euro; alla 2ª classificata 4.000,00 euro; alla 3ª classificata 2.000,00 euro; alla vincitrice del “premio Opera Prima” ed alla vincitrice del “premio speciale della Giuria” riceveranno 2.000,00 euro.
Vediamo insieme le finaliste.
La ragazza di Marsiglia di Maria Attanasio
Unica donna a partecipare all’impresa dei Mille, protagonista del Risorgimento, per vent’anni moglie di Francesco Crispi, Rosalia Montmasson fu cancellata dalla storia, rimossa dai libri e dalle memorie dell’epoca. Maria Attanasio ne ha seguito le tracce, scavato tra cronache e documenti, si è appassionata alla vita di questa donna dal temperamento straordinario, ribelle a ogni condizionamento e sudditanza e ce la racconta in un romanzo sulla libertà di pensiero che è quasi una storia al femminile del Risorgimento.
Non fa niente di Margherita Oggero
Esther e Rosanna stipulano un patto, per qualcuno forse scandaloso, inaccettabile. Un patto che cambia per sempre le loro vite. Nel 1933, in uno dei momenti più cupi per l’Europa, Esther ha dovuto lasciare Berlino, il suo innamorato, la sua libertà, ogni promessa di futuro. Ora è una giovane donna colta, dall’intelligenza tormentata, la cui eleganza sconcerta l’arcigna suocera piemontese. Rosanna invece è cresciuta in mezzo alle risaie, non ha potuto studiare e la sua bellezza le ha giocato un brutto tiro trasformandola in fretta in una creatura determinata e sensuale, ansiosa di cambiare la sua esistenza. Cos’abbiano in comune due donne cosí, non ci vorrà molto a scoprirlo. Sono vive nonostante tutto, profondamente capaci di amare e d’insegnarsi qualcosa l’un l’altra. Un giorno Esther domanda a Rosanna di aiutarla ad avere un figlio. Il loro universo non esclude affatto gli uomini. Esther è legata al marito Riccardo da una complicità generosa e Rosanna ama Nicola con un’irruenza passionale, che trova negli assolo e nelle improvvisazioni jazz la sua colonna sonora. Intanto il mondo va avanti e le interroga senza risparmiarle: dalla guerra alla Torino postbellica che si avvia alla ricostruzione, passando per Bartali e Togliatti, gli anni delle rivolte studentesche e il terrorismo, fino alla caduta del muro di Berlino. I giorni si riempiono di cose da fare, giacche di pannofix, segreti condivisi, paure, entusiasmi, scommesse, Fiat 1100 che arrancano su autostrade pericolose appena costruite. È la vita che corre, la vita di due amiche che non saranno mai più sole.
Le assaggiatrici di Rosella Postorino
La prima volta che entra nella stanza in cui consumerà i prossimi pasti, Rosa Sauer è affamata. “Da anni avevamo fame e paura”, dice. Con lei ci sono altre nove donne di Gross-Partsch, un villaggio vicino alla Tana del Lupo, il quartier generale di Hitler nascosto nella foresta. È l’autunno del ’43, Rosa è appena arrivata da Berlino per sfuggire ai bombardamenti ed è ospite dei suoceri mentre Gregor, suo marito, combatte sul fronte russo. Quando le SS ordinano: “Mangiate”, davanti al piatto traboccante è la fame ad avere la meglio; subito dopo, però, prevale la paura: le assaggiatrici devono restare un’ora sotto osservazione, affinché le guardie si accertino che il cibo da servire al Führer non sia avvelenato. Nell’ambiente chiuso della mensa forzata, fra le giovani donne s’intrecciano alleanze, amicizie e rivalità sotterranee. Per le altre Rosa è la straniera: le è difficile ottenere benevolenza, eppure si sorprende a cercarla. Specialmente con Elfriede, la ragazza che si mostra più ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del ’44, in caserma arriva il tenente Ziegler e instaura un clima di terrore. Mentre su tutti – come una sorta di divinità che non compare mai – incombe il Führer, fra Ziegler e Rosa si crea un legame inaudito.
Per metà fuoco per metà abbandono di Sabrina Nobile
PREMIO OPERA PRIMA.
Il romanzo racconta con grande intensità la storia di una giovane donna come tante se ne possono incontrare oggi. Sara è la mamma indaffarata e apprensiva di due bambini, la moglie abbandonata da un compagno che non riesce proprio a dimenticare, la figlia di un padre molto amato, alle prese con l’insorgere di una malattia degenerativa e ormai abituato alla sua nuova famiglia. La storia, ambientata in una Roma splendente eppure fredda, ruota attorno ai minimi drammi di una vita, comuni a tutti certamente ma per Sara sempre più profondi e difficili da ricomporre. Sabrina Nobile si rivela con questo romanzo una scrittrice davvero notevole, capace di allestire un piccolo, spinoso teatro di personaggi credibili, veri e palpitanti.
Quello che mi manca per essere intera di Ilaria Scarioni
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA
Bianca vive a Genova e della sua città ama tutto: la vicinanza del mare e il cielo azzurro, le voci che si rincorrono nei vicoli, la schiettezza scontrosa dei suoi abitanti. E Genova la ricambia, avvolgendola di un amore protettivo e materno, fin da quando era una bambina affetta da una patologia congenita che le ha deformato gli arti, costringendola a trascorrere lunghi periodi in ospedale. E tuttavia il calore che sempre ha sentito attorno a sé non le ha impedito di sentirsi diversa, diversa e difettosa. Per riappropriarsi del corpo, Bianca decide di provare a raccontare il suo romanzo personale: torna all’infanzia, ai giorni in ospedale, all’adolescenza, al rapporto con gli uomini. A guidarla nel viaggio ci sono i suoi fantasmi: bambini e medici incontrati in ospedale, ma soprattutto Gerolamo Gaslini, il fondatore dell’Istituto Gaslini, costruito per ricordare la figlia, morta a undici anni. Accanto a Bianca, compagno sollecito e discreto, c’è l’amante fotografo Cesare. Alle prese con l’accettazione della propria malattia, Bianca racconta la fatica di tutti noi, alla ricerca del nostro posto nel mondo e della nostra parte più vera….