Yari Selvetella col romanzo ”La mezz’ora della verità” (Mondadori) ha vinto il Premio Letterario Città di Lugnano 2025 alla sua undicesima edizione. La giuria popolare ha indicato come prescelto ”Ferro e ruggine” di Cosimo Calamini (Morellini editore).
L’altro riconoscimento, il Premio Lugnano Giorgio Patrizi, dedicato a un libro di particolare qualità nella ricerca stilistica e narrativa, è andato a Veronica Galletta per il romanzo ”Malotempo” (Minimum Fax).
La mezz’ora della verità di Yari Selvetella
Si insinuano nell’intimità degli appartamenti, rimbalzano tra le facciate dei palazzi, aleggiano nelle vie, nei giardini della piazza dell’Acquario: sono i responsi di Varami, l’app in grado di confermare o smentire la veridicità di ciò che le persone affermano. All’inizio sembra la realizzazione di un desiderio proibito: poter accedere ai pensieri altrui. Varami soddisfa ogni curiosità, anche la più inconfessata: si può verificare se il nostro coniuge ci è fedele, se una vecchia zia intende lasciarci l’appartamento in eredità, se la ragazza di cui siamo innamorati ci vuole bene sul serio; si possono smascherare i bluff dei politici e tutte le meschine ipocrisie del vivere quotidiano. Intanto, però, altri interrogativi prendono corpo: trovarci così esposti a questo nuovo oracolo ci renderà più sinceri o solo più reticenti? Quali sono i criteri utilizzati dall’app? E qual è il suo vero scopo? Di settimana in settimana, anziché chiarirsi, la questione si complica. Prima Varami prende possesso degli spazi domestici e, approfittando di smartphone e tablet, di impianti stereo e tv, inizia a emettere le sue sentenze. Poi la situazione precipita. Ogni giorno alle 18, sfruttando gli altoparlanti a disposizione in tutta la città, Varami propala per trenta minuti esatti i suoi giudizi universali: è la mezz’ora della verità. Per i protagonisti viene il tempo di porsi le domande più scomode: quanto c’è di credibile in questa storia? E quanto di autentico nella verità che stiamo vivendo? Yari Selvetella, con pungente umorismo e dando vita a una serie di personaggi memorabili, mette in scena le fragilità della nostra epoca, con un romanzo in cui il ritmo incalzante della commedia cresce fino a gettare inattesi scorci di luce, sulle contraddizioni della contemporaneità.
Ferro e ruggine di Cosimo Calamini
Elio è un giovane sognatore, maldestro e ingenuo, ma con un talento straordinario per la pittura, che però, nel mondo contadino della Val d’Orcia di inizio Novecento, sembra solo una pericolosa mancanza di quel senso pratico che la miseria esige. Suo fratello maggiore, Cordevole, è invece un tipo pragmatico e autoritario che, ricorrendo alla violenza, proverà a plasmare Elio secondo le proprie esigenze. Reinventando una storia vera, il romanzo narra la vicenda di un uomo semplice con un dono eccezionale, grazie al quale, nell’ora più buia della storia dell’umanità, accenderà un’inconsapevole luce di speranza. Ferro e ruggine, ambientato tra le colline della Val D’Orcia, le dune dell’Africa del Nord e le scogliere delle isole Orcadi, unisce romanzo di formazione e saga familiare, attraversando un secolo pieno di contraddizioni e atrocità, ma qui volutamente narrato con candore, ironia e poesia.
Malotempo di Veronica Galletta
Paolino Rasura aveva un sogno: lasciare Santafarra per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Adesso ha trent’anni, non è più Paolino, si è fatto una famiglia sua e vive a Palermo, fa il pittore di carretti e sente di aver sprecato la sua chance. Nel dicembre del 1967 l’artista mancato fa ritorno al paese natio per le esequie di Filippu, l’eccentrico scultore che aveva trasmesso al piccolo Paolo l’amore per l’arte. La morte di Filippu è per Paolo l’occasione di raccogliere i pezzi della sua vita passata, trovando però solo cocci: si sente un estraneo perfino tra i suoi fratelli, e le opere di Filippu, che un tempo gli parlavano, aiutandolo ad affrontare il mondo, parlano adesso a una banda di ragazzini capeggiata dalla combattiva Francesca che, con l’aiuto delle teste di Rachel Carson e Federico García Lorca, si adopera per impedire l’esproprio del Giardino e la demolizione delle sculture per costruire la superstrada.