Quando perdiamo una persona amata è socialmente accettato il periodo di lutto e sofferenza, certo, per un tempo “limitato”, ma ci è concesso di essere nervosi, senza filtri, sofferenti, addolorati.
E quando a lasciarci è un cane, un gatto, un coniglio, una cavia, un pappagallino o qualunque altra fantastica anima abbia accompagnato per breve o lungo tempo le nostre vite ci tocca vivere un “dolore a metà”, come se non venisse considerato “vero” dalle convenzioni.
Per quanto mi riguarda personalmente mi ha lacerato e destabilizzata di più la morte di alcuni miei animali che di tanti parenti, non perché io appartenga al team del “sono meglio delle persone” (credo che l’amore sia amore e che possa solo includere e moltiplicare e mai escludere e dividere), ma perché ci sono alcuni esseri che sono a noi anime affini, che ci conducono per una strada, ci mostrano un cammino, ci pongono davanti alle nostre paure ed i nostri limiti segnandoci e cambiandoci profondamente.
Quando il nostro compagno di vita ci lascia, per quanto ogni dolore sia personale, intimo, ogni reazione e tempistica soggettiva, le fasi del lutto sono sempre le stesse, che si tratti di un “umano” o un “animale”:
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Rifiuto e Negazione, ci sembra impossibile crederlo vero, non lo accettiamo continuiamo a cercare invano di negare la realtà dei fatti.
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La Rabbia, tendiamo a cercare il colpevole, il carnefice, siamo feriti e risentiti verso le persone, l’universo, la vita, la divinità, sembra che capiti tutto a noi.
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Il Patteggiamento o la Contrattazione, il dolore non è stato ancora elaborato, ma sentiamo che dobbiamo “ricominciare” e ci buttiamo in altre esperienze che ci tengano occupati per non pensare, ci testiamo, cerchiamo di capire cosa siamo ancora in grado di fare e cosa no.
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La Depressione, il dolore è ancora troppo forte, ci sentiamo travolti da una sconfinata ed inarginabile tristezza, tanto da avvertire vari malesseri fisici e da subire alterazioni drastiche nel nostro aspetto (peso, capelli ecc.).
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L’Accettazione, il tempo passa, la vita non torna uguale, ma si stabilisce una “nuova vita”, una nuova “normalità”; accettiamo la perdita con tutto il dolore che ne comporta. Non smettiamo di soffrire per la mancanza, ma andiamo avanti “nonostante tutto” per dare un valore a quella vita ed a quella perdita.
Non dobbiamo essere frettolosi, o pretendere troppo da noi stessi, semplicemente dobbiamo “accettare ciò che sentiamo”, di seguito alcuni suggerimenti per affrontare il momento.
Confrontatevi solo con persone che comprendano il vostro dolore e amore per gli animali o rischiereste di essere “colpiti al fianco” quando siete già “a terra”.
Adottate un nuovo animale solo se pronti e consapevoli che si tratterebbe di un altro individuo completamente diverso o vi trovereste insoddisfatti, non pronti ad una nuova “relazione” ed a compiere continui paragoni.
Eseguite un “rituale” di passaggio, un funerale “simbolico” che aiuti la vostra psiche a comprendere su tutti i piani e livelli quanto accaduto.
Trasformate quella sofferenza in qualcosa di “produttivo”, dedicare un giorno per fare del bene agli animali meno fortunati, introdurre una nuova “buona abitudine”, “creare”, fare si che la nostra sofferenza, insomma, non venga sprecata, ma si trasformi in amore.
Parlare con le persone che amate della vostra sofferenza per “abbracciare” il vostro dolore comune e “guarirlo” insieme. Non abbiate paura di spiegare, con amore e delicatezza, ai bambini della “morte” di un amico”, non illudeteli o ingannateli, per loro la morte è molto più “naturale” di quanto immaginiamo.
Non esitate a ricorrere ad uno specialista, se non riuscite a trovare in voi la forza e le risorse per affrontare il momento, esistono gli psicologi che dovrebbero essere presi in considerazione più spesso di quanto si creda e non solo in caso di “estreme urgenze”.