Come nasce il progetto ‘O Rom?
Gli ‘o Rom nascono ufficialmente nel 2008 grazie all’incontro tra Carmine Guarracino (chitarrista) e Carmine D’Aniello (cantante), incontro artistico avvenuto intorno al 2004. Guarracino proveniva dall’esperienza del gruppo Balkanija, prima band a portare la musica zingara e balcanica in Italia, molto prima dell’avvento del fenomeno Bregovic. Il progetto ‘o Rom nasce proprio come prosecuzione del percorso Balkanija con la variante della contaminazione e della mescolanza con la cultura della musica del sud Italia e del mediterraneo in generale, data la provenienza dalla musica popolare di D’Aniello.
A breve inizierete i concerti per il nuovo album, di cosa parla?
In merito al linguaggio musicale il disco parla di world music intesa come contaminazione, dell’incontro tra i suoni della musica zingara e quelli di altri generi musicali, dal jazz all’hip hop, il tutto restituito da un ensemble strumentale più ampio rispetto al disco precedente e con l’apporto di suoni elettronici.
I testi dei brani inediti trattano diversi argomenti ma hanno un unico filo conduttore e cioè che l’incontro tra diverse culture può solo essere considerato come crescita e ricchezza. Shukar Drom, che in lingua romanes significa bel viaggio, si ispira alla bellissima poesia di Costantino Kavafis “Itaca”, che paragona la vita ad un viaggio e in questo viaggio è più importante il percorso, che si intraprende per raggiungere una meta, della meta stessa. Con Aceto Balcanico parliamo con ironia del momento storico-politico che stiamo attraversando e come, sui social, temi politici anche importanti vengono trattati come tifo da stadio senza alcun tipo di approfondimento. Mi abbandono è un inno alla musica e racconta delle emozioni che genera la stessa su chi come noi ha deciso di vivere, “campare”, facendo il musicista e non può fare a meno di questa nobile arte. Con Napulèngre (i napulengre sono i rom napoletani) affrontiamo, con il sapiente aiuto di Speaker Cenzou, il tema dell’integrazione e dell’inclusione sociale, mentre con Scampia Felix, scritto per l’omonimo film del regista siciliano Francesco Di Martino e prodotto dal Gridas, parliamo del quartiere che ospita il nostro studio di produzione, delle tante belle realtà che lo vivono e di come ingiustamente venga individuato solo per fatti di cronaca, grazie a libri e serie tv che raccontano una verità parziale.
Il primo album “Vacanze Romanes” ha avuto ottime critiche, in un momento piuttosto buio per la politica italiana, cosa vi aspettate da Napulitan gipsy power?
Ci aspettiamo innanzitutto che abbia critiche altrettanto buone e che poi sia riconoscibile come un disco simbolo della multiculturalità. Ci auguriamo di riuscire a rappresentare con le nostre canzoni, nel nostro piccolo, la bellezza che si genera quando le diverse culture dei popoli si incontrano, si fondono e si contaminano. Ci aspettiamo infine che arrivi il messaggio, che già insieme al collettivo dei Terroni Uniti abbiamo provato a portare avanti, che concetti come uguaglianza, accoglienza e inclusione devono prendere il sopravvento rispetto alle discriminazioni e all’odio razziale se vogliamo superare certe barriere culturali che ci dividono l’uno dall’altro.
La musica è in continua evoluzione, anche se spesso sembra più un involuzione, i vostri brani racchiudono varie tipologie di generi musicali, dimostrando soprattutto una grande ricerca. Come nascono i vostri brani?
Abbiamo cercato un suono che ci indentificasse, che rispecchiasse la nostra attuale identità e che fosse frutto del nostro lungo percorso. Abbiamo provato a comporre dei brani con caratteristiche che ricordassero la musica gipsy, che spesso utilizza delle armonie abbastanza complesse ma dal punto di vista melodico risulta molto orecchiabile. Utilizzando questo criterio, con non poche difficoltà, abbiamo provato anche a dimostrare che è possibile scrivere canzoni che restano in testa anche senza per forza utilizzare solo due accordi. Noi preferiamo la musica suonata ma in questo disco non abbiamo disdegnato l’utilizzo di suoni elettronici in supporto agli strumenti acustici. Poi le collaborazioni hanno dato un importante contribuito, artisti del calibro di Daniele Sepe, Aldo Fedele, Speaker Cenzou, Daniele Sanzone e tanti altri, di esperienze ed estrazioni diverse, hanno caratterizzato i brani con le loro personalità.
Quali saranno i vostri prossimi impegni e dove possiamo venire a sentirvi?
Non potevano non partire da Napoli, l’8 marzo presentiamo il disco con un concerto all’ex Asilo Filangieri al centro storico. Verso la fine di marzo ci esibiremo a Mugnano (Na) e Caserta, mentre ad Aprile sarà la volta della Puglia, Lecce e dintorni, per poi approdare al nord, Milano e Bologna saranno le tappe, ma il calendario è in continuo aggiornamento. Terremo informati i nostri fans attraverso le nostre pagine social.