“Ri/Generarsi” gioca sul doppio significato dei verbi generare e rigenerare intendendo unire due concetti alla base della ricerca creativa dell’artista Enza Monetti e della ricerca scientifica dell’azienda SAIB, una delle principali imprese italiane produttrici di pannello truciolare grezzo e nobilitato, che investe sistematicamente in impianti di produzione tecnologicamente all’avanguardia ed eco-sostenibili. Da questa sensibilità verso l’ambiente, è allestita nelle sale della SAIB, in via Caorsana 2, a Caorso, in provincia di Piacenza, la mostra site specific di Enza Monetti, curata da Barbara Martusciello, fino al 29 febbraio 2020. Sono 11 installazioni di grandi dimensioni e appositamente realizzate e allestite per gli spazi di rappresentanza dell’azienda. Legno, carta, ferro, alluminio, tessuti e materiale recuperato nelle diverse fasi del processo di lavorazione, diventano per la Monetti fonte di creatività e propongono una nuova visione del manufatto artistico, rigenerandolo e attualizzandolo con diversi contenuti.
Il termine “Rigenerare” può essere interpretato in vari modi, in base al contesto in cui è utilizzato. In biologia, ricostituire, riprodurre parti dell’organismo animale o vegetale, attuarne la rigenerazione. In senso religioso, far nascere a nuova vita nel segno della grazia. In medicina, rendere di nuovo efficiente. Nella tecnica, invece, rinnovare o riportare allo stato iniziale. Anche l’artista, generando opere, rigenera: visioni, metafore e contenuti. Nella sua ricerca e nei suoi lavori riflette su ciò che già esiste, ma avverte l’esigenza di confrontarsi con essi in modo differente, non omologato, quindi riformulandoli, rappresentando concetti nuovi in configurazioni varie e articolate.
Protagonisti di questa produzione artistica della Monetti sono gli alberi realizzati nelle più disparate declinazioni e possibilità: singoli o in massa, composito o meno, interi o riassunti nei soli rami, radici capovolte, instabili e pendenti, pieni o di profilo. L’obiettivo è far comprendere l’urgenza di un nuovo patto tra uomini e Natura, di un “contratto naturale” che ponga al centro i diritti della biogea. Trasformare radicalmente l’impegno pedagogico per trasmettere e incrementare la conoscenza tra i giovani, scardinando i comportamenti consolidati, sociali, politici e professionali. E’ una strada per l’umanità futura, forse l’unica percorribile.
Le opere della Monetti evidenziano un approccio multidisciplinare. Ogni singola installazione proietta l’osservatore nel “campo dei ricordi e della conoscenza”, al mondo della cinematografia, della fotografia e della pittura. Un esempio eloquente è “Defence” (2017), in cui una serie di alberi di ferro, conficcati su una parete bianca, rimandano visivamente alle piante legnose nel paesaggio “Abbazia nel querceto” (1810) di Caspar David Friedrich. Una comparazione più recente potrebbe associare le forme eleganti e acuminate delle sculture, alle straordinarie immagini dei film del regista Tim Burton, noto per il suo cinema dalle ambientazioni spesso fiabesche e gotiche. In realtà, l’obiettivo non è una rappresentazione arida e spettrale del mondo circostante. La natura geniale della Monetti sta nel trascinare il fruitore verso un mondo specifico, verso tematiche ambientali di grande importanza, innescando processi neurobiologici che sottendono ai sentimenti, alla sensibilità verso l’ambiente e alla possibile rigenerazione dei materiali. Gli alberi sono smembrati delle proprie fronde, sono bidimensionali e ridotti all’essenziale. Pendono dall’alto verso il basso, in verticale o in orizzontale, creano sulla superficie dei pieni e dei vuoti che possono innescare una duplice riflessione: segno della rinascita e della rigenerazione dei materiali da un lato, processo di sottrazione e di impoverimento dall’altro. Osservando l’installazione di lato, una serie di rami si intrecciano e restituiscono un paesaggio in cui mancano spazi vuoti: è la Natura che si ribella alla società e che riafferma la propria superiorità nei confronti del’individuo, essi creano una fitta “vegetazione”.
L’artista suggerisce non solo la necessità di un habitat comune partecipato in armonia, ma che la stessa Natura sia la più grande opera d’arte, invitando la collettività a un comportamento più responsabile nei confronti dell’Ambiente. Altro esempio di rigenerazione artistica sono le sculture che ripropongono la sovrapposizione seriale di diverse sagome di alberi di legno. E’ una “foresta” visiva che mostra in maniera chiara come il legno possa essere riutilizzato per creare forme artistiche visivamente impattanti ed emotivamente coinvolgenti, da scarto industriale diventa opera artigianale nella creatività della Monetti.
Azione, immaginazione, esistenza, temi sociali e ambientali sono i termini su cui l’artista focalizza la sua attenzione, contribuendo con la sua creatività ad una perfetta simbiosi tra etica ed estetica, tra impegno civile e Natura, tra azienda ed ecologia. Come lei stessa afferma, a tal proposito: “Avvicino i tagli in segno di alleanza, di conoscenza, ricostruisco il simbolo universale nella consapevolezza di necessità dell’armonia tra terra e cielo nella speranza di una ri-generazione iniziando da me…”.