Spiegare l’arte è qualcosa di davvero difficile, è un concetto assolutamente personale ed astratto, per cui qualsiasi risposta viscerale e sincera è corretta.
L’arte è qualcosa di intimo ed introspettivo per chi la vive e la crea, bisognerebbe entrare nella testa dell’ artista e scavare dentro di lui, cosa ha pensato e cosa ha vissuto per creare qual pezzo? Sia esso una statua, un quadro o una foto. Se davanti ad un pezzo ne capirete il significato, reagendo con sentimento, emozione, batticuore o pianto allora avrete vissuto l’arte. Se invece rimarrete inespressivi, a cuore calmo, allora sono due i casi: l’artista non riesce a trasmettervi nulla o voi non siete nell’ottica di percepire il suo intento.
L’arte a mio parere non si studia a tavolino, arriva.
Mi trovo al museo Madre a Napoli per visitare la mostra fotografica di Robert Mapplethorpe, titolo “Coreografia per una mostra”.
Ma chi era costui?
Robert Mapplethorpe è stato un fotografo statunitense morto nel 1989 per complicazioni da AIDS, conosciutissimo nella scena gay dell’epoca. Nella sua carriera ha contribuito a rendere la pornografia e gli scatti omo-erotici una forma d’arte. Con lui il porno diventa arte e le sue foto ne sono una testimonianza diretta.
E’ la prima volta che provo a recensire una mostra, aldilà delle inutili descrizioni materiali delle foto che levano solo curiosità al visitatore e non essendo un critico d’arte, cercherò di trasmettervi le emozioni che ho vissuto.
A prima impressione mi è sembrato di entrare in uno spettacolo già iniziato, la mostra è suddivisa in varie stanze ben definite tra loro, con un tema, come se fossero atti di un unico grande show. Pezzi di giovani corpi fotografati per mettere in risalto bellezza ma anche imperfezioni umane, foto pornografiche, esplicite, potrebbe essere chiunque ritratto in quelle foto, scatti in bianco e nero, modelli ripresi mentre si esibiscono, il fotografo cattura l’attimo più intenso di una coreografia. Volti estasiati, concentrati nelle loro performance. Sembrano rubati durante delle esibizioni, invece scopro che le foto sono tutte scattate in posa in studio, in questo stava la grandezza di Mapplethorpe, aver reso naturale una posa che a me è sembrata rubata. Istantanee di attimi che sembrano fuggenti. Al centro delle varie sale ci sono statue che mirano ad un confronto tra bellezze di epoche diverse. Le sculture sono antiche, le fotografie contemporanee eppure sembra che si parlino ed interagiscano tra loro con lo spettatore al centro.
Le foto sono 160. Ad accompagnarci nella visione della mostra ci saranno varie esibizioni di artisti e ballerini all’interno delle sale, di volta in volta faranno da ulteriore cornice alla mostra stessa. Per questo consultare il programma performativo.
La mostra si divide in varie sezioni. C’è L’OUVERTURE con immagini di icone famose da lui fotografate come Patti Smith, PRIMA E SECONDA SEZIONE che è il fulcro della mostra ed infine una terza CON LE IMMAGINI DEL’ARTISTA IN VARI AUTORITRATTI. Infine la MINI SEZIONE “Portfolio X” con i ritratti a matrice xxx.
Se ti allinei al pensiero dell’artista hai compreso il suo lavoro. L’arte è una connessione mentale tra chi crea qualcosa e chi la riesce poi a captare. Simbiosi mentale dove il collante è l’opera stessa.
A Napoli, fino all’8 aprile 2019. Museo Madre
Vi ho convinti a visitarla?