Dopo un altro anno -settimana più, settimana meno – l’autunno ha portato il nuovo Dylan Dog Special “Pianeta dei morti”. “Saluti da Undead”, di Alessandro Bilotta e Paolo Bacilieri, riporta in qualche modo l’indagatore dell’incubo alle origini. A quel villaggio di Undead che nel lontano 1986 fu teatro della sua primissima storia: “L’alba dei morti viventi”. E proprio il tempo, in questo volume come in fondo nell’intera serie di speciali, sembra assumere un ruolo fondamentale.
È il tempo che, irrompendo nella narrazione attraverso “l’ evento”, sconvolge lo statico e circolare equilibrio narrativo che fa (o faceva, dato il ciclo della meteora?) da cornice eterna alla serie regolare. Un doppio evento anzi, che riverbera tanto sugli equilibri individuali e affettivi del protagonista, quanto sulla società nel suo complesso: il morbo dei ritornanti e l’infezione di Groucho. Il pianeta dei morti è così un mondo che è stato costretto a fare i conti con una realtà sconosciuta a noi lettori: la permanenza della vita. O meglio un nuovo assottigliarsi del confine fra vita e morte, fra soggetto e non-soggetto, ma se vogliamo anche fra passato e presente. In altri termini, l’evento del contagio mette un’umanità confusa ancora una volta di fronte alle conseguenze delle proprie azioni collettive, costringendola a ridiscutere di nuovo la propria posizione nell’esistenza e i fondamenti delle proprie concezioni di realtà. Non è un caso che il dispiegarsi del contagio, come visto nei volumi precedenti, abbia dato vita ad un proliferare di sette religiose, movimenti, convinzioni, risposte auto-organizzative e istituzionali tanto assurde quanto credibili, dato il contesto. Addirittura alcuni reparti appositamente riadattati per le nuove esigenze: la polizia dell’incubo. Strana forza di polizia per altro, assurda e incongrua fin dal modo di vestire: una giacca nera e una camicia rossa su jeans chiari. La “divisa” iconica di Dylan stesso. Eppure proprio per questo, vederla addosso a interi gruppi di detective che si aggirano su una scena del crimine sembra in qualche modo un elemento del tutto incongruo e assurdo, in una serie che ha fatto dell’assurdo la propria regola. Il fatto è che la polizia dell’incubo pretende di moltiplicare e normalizzare proprio l’eccedenza individuale del protagonista. Dylan si è sempre sottratto alle etichette e alle divise. Dopo tutto egli stesso era in origine uscito dalla polizia, per diventare una figura ambigua e circondata dal sospetto di ciarlataneria, come il detective dell’incubo. In questo assurdo futuro, in cui è la polizia ad inseguire Dylan Dog, vestendone i panni e assumendone i metodi, ci appare evidente quanto ridicolo possa essere il farisaismo, il tentativo di ridurre il mito a elemento infinitamente replicabile. Quì il “caposcuola” Dylan Dog, ancora vivo, è ancora una volta un passo avanti rispetto ai propri emuli, esplorando territori dell’orrore per loro inaccessibili.
Non tanto una fine del mondo quindi, quanto la fine di un mondo: quello nostro, ma soprattutto quello delgi albi regolari, all’epoca del primo volume de Il pianeta dei Morti, bloccati in un loop ciclico, in cui la storyline era immune ai cambiamenti, isolata nel tempo. Dove ogni storia risultava in fondo irreale, poichè priva di conseguenze.
Il Pianeta dei morti descrive invece i tentativi di una società che cerca immancabilmente di riadattarsi e assorbire il crollo delle proprie certezze, tentando di produrre le proprie quotidianità, le proprie risposte, le proprie fedi. E che nel farlo ri-produce inevitalbimente le proprie marginalizzazioni, diseguaglianze ed esclusioni. Un mondo come il nostro insomma, ma diverso.
Proprio il quotidiano è ciò che ricercano anche i veri protagonisti di Undead. Il recupero artificiale, apparente, “ludico” di una normalità negata dalla nuova condizione è ciò che tiene assieme il racconto, fornendogli il volto più assurdo e grottesco.
Gli abitanti di Undead tentano in ogni modo di ricostruire l’unica normalità che conoscono, sforzandosi disperatamente di ignorarne l’assurdità e la futilità, così come i segni che il tempo lascia nel loro decadimento fisico. Legati alla non-vita dalla paura, sono incapaci di passare oltre, interpretando il futuro come una misteriosa scomparsa. Accomunati in questo dai flagellanti, che ormai da anni proseguono il tentativo di Xabaras di sconfiggere la Morte. Come dicevo, dunque, un ritorno alle origini. Non immune però dallo scorrere della vita, capace di trasformare anche i personaggi più insospettabili…
Dylan Dog, il pianeta dei morti – Saluti da Undead
Autori: Alessandro Bilotta, Paolo Bacilieri
Casa Editrice: Sergio Bonelli Editore
Prezzo:€ 6,50, 16×21 cm, b/n, pp. 160