L’Italia esce frastornata da Sanremo.
Sanremo ha sospeso le vite di tutti , fermando l’Italia, la politica, la cronaca, il mondo.
In questa settimana di febbraio l’Italia è assolutamente Sanremocentrica ma quest’anno si sono raggiunti picchi mai avuti prima nemmeno in epoche di baudiana memoria.
Sotto la guida del dirigente del Day Time la Rai ha spinto sull’acceleratore e ha creato una programmazione monotematica con tutti i programmi tv che hanno parlato solo ed esclusivamente di Sanremo dimenticando il mondo intorno e tutti i casi di cronaca nera che riempiono quotidianamente gli spazi televisivi spulciando nelle vite private dei protagonisti, nelle loro chat telefoniche e nelle loro relazioni più intime.
Un Sanremo definito da qualcuno “sovranista” che ha riportato i temi della famiglia e dell’amore, della cura della famiglia, con lacrime dei protagonisti e dei partecipanti e dell’importanza delle forze dell’Ordine con rappresentanti eminenti in sala tutte le sere, senza dimenticarsi dell’inno sovranista che ha pervaso le giornate divenendo colonna sonora costante…la vera canzone vincitrice di questa 75^ edizione.
Un Sanremo dal ritmo sostenuto senza spazi a dialoghi, chiacchiere e monologhi , persino la parola del Papa e’ stata sintetica e rapida, mandata in onda senza troppe premesse, incisiva sull’importanza della musica nelle vite delle persone, un po’ asciutto come messaggio e soprattutto un po’ distaccato , i cattivi hanno accusato Conti di averlo conservato per usarlo al momento giusto…e lui con sapienza l’ha fatto, perché professionalità talento e serietà non gli mancano.
Tutto però appare troppo veloce come spesso Geppy Cucciari – regina peraltro delle parole accelerate -ha sottolineato, prendendosela con il suo orologio, tutto troppo per avere il tempo di fermarsi a riflettere…l’importante tempo della sospensione in cui è possibile dedicarsi a pensare…interiorizzare un messaggio…con un gingle all’insegna di “Tutta l’Italia, Tutta l’Italia”…che voleva divenire base ossessiva per questa settimana e di fatto lo è diventata.
Conti ha ricoperto in modo perfetto il suo ruolo di conduttore, con esperienza del mondo della tv e della radio che gli ha permesso di essere autorevole e rassicurante in un momento difficile come questo dove la funzione di Sanremo è stata quella di imbambolare l’Italia e sognare che esiste la musica, la moda, il collana gate, le scale di Sanremo…
L’esperimento, nonostante i malevoli, è perfettamente riuscito perché il mestierante che è in Carlo Conti ha avuto la meglio e la sua capacità di selezionare musiche e musicanti e metterli su un palco ha funzionato…e ha funzionato anche il tam tam delle serate che eliminando i monologhi ha eliminato, anzi azzerato il dibattito e le polemiche senza sottrarsi mai in sala stampa anzi lasciandosi andare anche ad un momento intimo che Conti non aveva mai mostrato in pubblico…
Definito da taluni come il Festival della normalità: normali i cantanti, normali le canzoni, normali i conduttori , normali le presentazioni…la normalità della malattia attraverso l’esempio caleidoscopio di Bianca Balti con la sua bellezza e dolcezza.
Malgrado le premesse, nessun gossip, nessuna critica, nessuna notizia sconvolgente, nessuno scoop …tutto resta veloce e normale!
Eppure normalità oggi vuol dire eccezionalità…perché in un mondo in guerra, in un mondo che sta spingendo per far prevalere prepotenza e supremazia, dove le parole accoglienza, sostenibilità, inclusione, uguaglianza e pace stanno divenendo perle rare perdendo di significato e incisività, la normalità appare malgrado tutto preziosa !
Se poi entriamo nell’analisi dei testi, a parte le considerazioni della Crusca che boccia inesorabilmente tutti, il tema dell’amore la fa da padrone che sia tra genitori e figli o nelle coppie o per la vita, il dolore è sfiorato da tutti ma il vero focus resta l’esibizione con tutto il corredo di abiti, gioielli e trend marchettistici che hanno sostenuto i concorrenti in gara.
Ritroviamo Big del calibro di Marcella Bella e Massimo Ranieri che non sono riusciti a vivere la metamorfosi di Morandi e dei Ricchi e Poveri restando fedeli a se stessi; ci sono i top di gamma come Giorgia, Achille Lauro, Elodie, Noemi e Gabbani che seppure non vincitori hanno lasciato il segno e li sentiremo cantare ancora e ancora…ci sono poi o giovanissimi che è giusto abbiano conquistato palco e podio con qualche entrata dai Talents collaudati e qualcuna dalla propria esperienza come Lucio Corsi che si è distinto fra i giovani per la sua capacità cantautorale.
E poi c’è stato il podio tristemente tutto al maschile, conferma del patriarcato tanto demonizzato eppure innato come evidenzia Giorgia quando si va al televoto, che però è stato molto trasversale: quota rap con Fedez, quota intima con Cristicchi, quota cantautore Brunori SAS , quota novità Lucio Corsi e quota Amici, il vincitore, Olly con una bella voce, bella canzone romantica, bei maglioni e una giusta presenza per l’Eurofestival, canzone data fin da subito per vincitrice perché perfettamente in linea con Sanremo e con il suo management che conquista gli ultimi 4 primi posti.
La vena comica e’ stata poi ben rappresentata, a parte pochi minuti di promozione di Benigni, da un Frassica folgorante e da Geppy Cucciari nonché Katia Follesa, entrambi esplosive e spontanee: ognuno coi suoi tratti distintivi ha rubato la scena a Conti e ha fatto ridere…finalmente!
Le canzoni e i cantanti restano molto omologati a stili, contenuti e modi di esprimersi…ma ben venga un po’ di sana normalità se questo vuole dire assenza di guerre e promozione di un accordo di pace anche con immagine del Papa o le parole di cantastorie.
L’ impronta che Carlo Conti ha voluto imprimere al suo Festival è’ stata la sua stessa cifra stilistica: la normalità e la rapidità che insieme hanno spezzato persino il passo a Benigni che alla fine anziché lanciare a terra un presentatore, o dire improperi o dimostrarsi irriverente , ha canticchiato un brano di un’altra epoca accompagnato e guidato dalla maestria di Conti.
Se questa è normalità!!! La definirei una normalità normalizzata che purtroppo manca nelle nostre vite e forse è stato un bene respirarla in questa settimana senza negare che alla base c’è comunque il talento e la bravura di Conti e non solo per i numeri raggiunti, inimmaginabili alla chiusura della 74^ edizione di Amadeus, alcuni anche da record, ma anche per la volontà esplicita di dare spazio solo alla musica senza fronzoli né precisazioni.
E in questo l’operazione Conti è perfettamente riuscita…