Una grande passione per il calcio e gli Europei disputati in Inghilterra nel 1996 sono stati la spinta per intraprendere la sua avventura nel mondo del betting: Luigi Manda, fondatore di SCOMMESSEITALIA, ci racconta come è iniziata la sua storia in questo settore, dove è stato tra i primi a realizzare un sito online per l’accettazione delle scommesse sportive.
Da quanti anni lavori nel mondo delle scommesse?
Faccio una piccola premessa. Nel 1998, in Italia le agenzie per le scommesse sportive erano molto poche, e operavano in via sperimentale. L’anno seguente fu indetto un bando e nel 2000 partirono le prime mille agenzie nel nostro Paese. Quindi in quell’anno decisi di fondare SCOMMESSEITALIA e fui tra i primi a realizzare un sito online per l’accettazione delle scommesse.
Quindi la tua storia nel betting parte con SCOMMESSEITALIA?
Per l’online sono partito come SCOMMESSEITALIA ma avevo un’agenzia di scommesse dal 1998. Ci credevo tanto nello sviluppo di questo settore, pur venendo da una storia del tutto diversa: con mio padre avevo infatti fondato e gestito per anni un’autoscuola. Presto, però, decisi che era arrivato il momento di cambiare mestiere e iniziai la mia avventura nel mondo delle scommesse.
Un mestiere che è nato per passione?
Non ho mai giocato una bolletta ma avevo una grande passione per il calcio. In particolare, gli Europei che si disputarono nel 1996 in Inghilterra mi fecero conoscere il discorso del betting, perché i telecronisti, durante le partite giocate in campo, continuavano a parlare di quote e questa cosa iniziò a incuriosirmi non poco. Ovviamente si trattava di un argomento che all’epoca era attuale perché gli Europei si svolgevano nella patria delle scommesse. In seguito, sul quotidiano “Il Mattino” di Napoli lessi che era stata aperta la prima agenzia di scommesse in città e andai a dare un’occhiata: non riuscii ad entrarci perché c’era tantissima gente. In quel momento mi venne lo spirito imprenditoriale, iniziai a documentarmi e così partì la mia avventura nel mondo delle scommesse sportive. Attualmente abbiamo la licenza per il gioco a distanza che ci permette di avere il sito online e abbiamo all’incirca un centinaio di concessioni che ci danno la possibilità di tenere aperti i betting shop sul territorio.
Facendo una veloce analisi del settore, che cosa emerge?
Posso dire che il casinò ha un turnover alto, ma il grosso del fatturato deriva dalle scommesse.
Qual è il punto di forza di SCOMMESSEITALIA per il giocatore finale?
Sulle scommesse sportive riusciamo ad avere delle quote molto competitive sul mercato, siamo quasi sempre i migliori. Oltre alle quote, però, il giocatore tende a guardare la velocità con cui vengono erogati i pagamenti. Noi, in genere, cerchiamo di pagare entro mezz’ora. Altro punto di forza è quello di avere un sito completo a livello di offerta prodotti.
Da poco è partita la collaborazione con Hub Affiliations, azienda internazionale di affiliazioni. Che cosa ti aspetti da questa nuova avventura?
In realtà, non ho ancora immaginato quelli che potrebbero essere i risultati in termini economici. Trattandosi di una esperienza nuova, mi lascio quasi guidare da Hub Affiliations e tra un anno posso fare un bilancio di quanto questa collaborazione abbia contribuito alla nostra crescita. Di sicuro avremo una grandissima visibilità sul web che fino ad ora era mancata. Io, comunque, ho riposto la mia fiducia completa nel Ceo, Francesco Maddalena, una persona con una carica e un’energia incredibili, che trasmette una grande sicurezza. Quindi penso che i risultati saranno davvero proficui sotto tutti i punti di vista. L’obiettivo è quello di far conoscere SCOMMESSEITALIA a quanti più clienti è possibile.
Business e solidarietà camminano spesso insieme: quanto conta per te sposare progetti per aiutare il prossimo?
È un aspetto molto importante della mia vita. Insieme a mia moglie, svolgo alcune attività con un gruppo di persone in una chiesa che si trova a Napoli, in via Bernardo Cavallino. Il parroco ci segnala chi si trova in difficoltà e noi uniamo le nostre forze per dar loro una mano. Durante il periodo del Covid, ad esempio, molte persone non avevano attrezzature tecnologiche per far partecipare i propri figli alle lezioni didattiche a distanza. Ci siamo subito attivati e abbiamo provveduto materialmente alla fornitura di questi dispositivi. Spesso entriamo in contatto con genitori che, purtroppo, non sono nelle condizioni di portare i figli al mare o in altri luoghi di svago, quindi noi mettiamo in moto questo gruppo di solidarietà e provvediamo anche a questo aspetto. Sono delle piccole azioni che fanno stare bene loro e noi.
Fare volontariato locale senza intermediari è importante: azioni del genere ti riempiono il cuore e ti motivano
Sono pienamente d’accordo. Ci tengo a raccontare un episodio, una storia con un bel finale. Alcuni assistenti sociali in malafede volevano portare via due bambini a una ragazza separata che non aveva possibilità economiche per essere difesa da un legale. Prendemmo a cuore la sua situazione e riuscimmo a far restare i bambini con la mamma, occupandoci di tutte le spese legali. Dopo questa situazione ci siamo molto legati a lei e alla sua famiglia, e mio figlio di 10 anni, Pierluigi, è diventato amico dei figli di questa ragazza.