Nelle sale dello Spazio Martucci 56, a Napoli, a pochi passi da piazza “Amedeo”, è allestita la mostra personale di Nicola Perfetto, dal titolo “Senza rumore”, curata da Simona Pasquali, fino al 7 dicembre 2018. E’ una creatività che trova origine dal percorso esistenziale dell’artista, caratterizzata da lunghi viaggi nelle capitali europee, dalla ricerca di luoghi solitari, come l’isola di Pantelleria, fino al ritorno nella Campania Felix, a Capua, terra ricca di storia antica e di estese zone di aperta campagna. All’ingresso della mostra ad accogliere il fruitore è la comparazione fra due fotografie diverse, ma accomunate dallo stesso schema compositivo. In “piccola nenia”, il fotografo immortala un muro fatiscente, evidenziandone la superficie ruvida e grezza. Al centro della foto resiste alla parete una immagine logorata di un santo. E’ una traccia che testimonia la religiosità di chi occupava quella unità abitativa. Di connotazione opposta, è l’istantanea dal titolo “Ritratto”. Su un muro decrepito, il coloro rosso alla base dell’impianto figurativo rievoca le antiche abitazioni degli scavi di Pompei, il tipico “rosso pompeiano”. Sulla parete, in questo caso, non è fissata una immagine sacra, bensì una foglia gialla all’interno di una piccola cornice. Le due fotografie rimandano ad un eterno dualismo fra sacro e profano, fra Fede e Natura.
“Ritratto”- Nicola Perfetto.
Proseguendo con il percorso espositivo, diverse sono le fotografie che rievocano i dipinti di grandi artisti del passato. Se in “Divino labirinto”, Perfetto riesce attraverso la propria abilità a confondere la percezione visiva dell’osservatore, ponendo una riflessione se si tratti di una foto o di un dipinto; in altre opere, è eloquente la conoscenza della storia dell’arte, come in “Amor che move il sol” che rievoca elementi di “hopperiana” memoria, in cui risulta una visione figurativa combinata con il sentimento struggente e poetico che si percepisce nei suoi soggetti.
“Amor che move il sol”- Nicola Perfetto.
Della stessa caratura è “Anime leggere”, due rose intrappolate in una ragnatela, rappresentano il senso di sospensione, una coesistenza fra struttura muraria creata dall’uomo, i due fiori simbolo della natura e l’intelaiatura di fili sottili costruita dall’aracnide.
“Anime leggere”- Nicola Perfetto.
Nella seconda sala della mostra, una serie di fotografie si alternano alle pareti formando un puzzle visivo, restituendo al fruitore una visione unitaria di un ambiente domestico. Si percepisce un’atmosfera di quiete, di silenzio assoluto, sono letteralmente “senza rumore”, ma allo stesso tempo sono vibranti e trasmettono un sibilo interiore empatico. L’unica istantanea in cui la presenza umana è concreta è “Cercami, chiamami per nome”. E’ caratterizzata da una figura femminile che osserva il paesaggio seduta alla finestra. Se nel dipinto di Salvador Dalì, “Donna alla finestra”, (sua sorella), restituisce una immagine intima e delicata, nel fotografo napoletano la luce che si proietta verso l’interno della oscura stanza rievoca le innumerevoli immagini di caravaggesca memoria. Inoltre, il tipo di inquadratura rimanda ad alcuni frame cinematografici francesi della Nouvelle vague, contraddistinta da lunghi silenzi, brevi dialoghi e sequenze statiche.
“Cercami, chiamami per nome”- Nicola Perfetto.
L’immagine dal titolo “Dove siete” è una trasposizione in chiave fotografica della metafisica del pittore Giorgio De Chirico. In una stanza vuota, la luce entra radente da sinistra verso destra. E’ una composizione in cui mancano elementi naturali ed organici. Staticità e desolazione sono i protagonisti della narrazione visiva. Perfetto riesce in un unico scatto a sintetizzare tutta la sua creatività.
“Dove siete”- Nicola Perfetto.
“Per ogni nuda vanità” è una fotografia che riprende un soggetto presente nella pittura di Giorgio Morandi, l’utilizzo di oggetti quotidiani, in questo caso una bottiglia, protagonista dell’intera rappresentazione. Perfetto traspone col medium fotografico ciò che l’artista bolognese evidenziava nei suoi dipinti, una visione delle dimensioni prospettiche di grande efficacia.
“Per ogni nuda vanità”- Nicola Perfetto.
Osservando la foto “Nonna Rosinella”, affiorano una serie di déjà vu visivi di notevole impatto. Una moltitudine di bottoni sono collocati all’interno di una ciotola. Sono ricordi legati all’infanzia, ai vecchi lavori di sartoria e artigianato delle nonne, dalla grande professionalità ed esperienza, del lavoro impeccabile e minuzioso, ma anche di abnegazione, quando si prodigavano per i nipoti.
“Nonna Rosinella”- Nicola Perfetto.
Infine, due fotografie chiudono il percorso espositivo, “Ipazia” e “Vincent”. Sono la prova della presenza umana all’interno della struttura abitativa in cui sono state realizzate le foto. L’artista riprende la storia della matematica, astronoma e filosofa greca, Ipazia, uccisa da una folla di cristiani in tumulto. Egli proietta nella società contemporanea, un evento tragico del passato, ribadendo con forza che nonostante il trascorrere dei secoli, molte cose non sono cambiate nei confronti del genere femminile, vittime tuttora di violenza inaudita e gratuita. La presenza di una scarpa femminile e di un fiore schiacciato sul pavimento, sono il simbolo di una violenza subita nella casa abbandonata.
“Ipazia”- Nicola Perfetto.
Dal rumore e dal caos della società attuale, il fotografo riesce a creare ambientazioni ovattate, in cui si entra in contatto con un mondo poetico, solitario e tranquillo, una dimensione che si riscontrerà, a tratti, anche nei film di Paolo Sorrentino e Federico Fellini, fra il sogno e la realtà, fra il razionale e l’irrazionale.