Lo psicologo può sostenere tutte le persone coinvolte in una separazione.
Il suo intervento può essere necessario in qualsiasi momento del percorso di separazione o divorzio.
La terapia permette ai coniugi ed ai figli di elaborare le emozioni ed i sentimenti che si vivono in questo difficile periodo.
Consente di uscire dalla conflittualità e superare il pensiero che oscilla tra senso di colpa ed impotenza.
Permette di elaborare e rimuovere gli ostacoli che bloccano un necessario cambiamento per adattarsi alla nuova situazione familiare.
Uno dei motivi per cui ci si separa è la speranza di ottenere una qualità di vita migliore per sé, per i figli e per il proprio partner. Il desiderio di poter essere corrisposti nei desideri e nelle aspettative.
Potremmo creare un “bizzarro” paragone: il processo di separazione o divorzio è simile ad una monetina. Questa ha due lati.
Esiste infatti l’aspetto legale della separazione o divorzio ed esiste l’aspetto emotivo.
Spesso però, la separazione legale avviene in un tempo diverso dalla separazione emotiva. In questo caso, sarà stato fatto tutto senza profitto. La qualità della vita non migliorerà.
Ciò si verifica anche con il divorzio.
La separazione emotiva è un processo che pone fine ai legami psicologici tra i due coniugi.
È un processo che trasforma.
Può verificarsi che uno dei due partner elabori prima dell’altro il distacco mentre l’altro rimane legato e coinvolto emotivamente. Questo legame non consente di superare l’esperienza della separazione. Infatti, può trasformare questo vissuto in una percezione di fallimento personale o in un torto subito.
È bene sapere che la separazione è molto simile al lutto.
Si divide in diverse fasi:
1- Fase di negazione:
Il coniuge che viene lasciato rifiuta la realtà dei fatti.
Può capitare che cerchi di recuperare la relazione interrotta. Può capitare che usi i figli come tramite tra lui e il partner. Che invii messaggi di riappacificazione e di implorazione.
Le emozioni che dominano in questa fase sono l’angoscia e la collera. Possono essere seguite dal desiderio di punizione e di vendetta.
È l’odio il sentimento che in questa fase, lega i due partner.
2- Fase della resistenza:
Il coniuge che viene lasciato diventa sempre più consapevole della fine del proprio rapporto coniugale. L’angoscia lascia il posto alla rabbia per l’abbandono subito. Questa può essere riversata sul partner oppure trattenuta dentro di sé.
Gli scontri e i conflitti si inaspriscono. Non si vuole concedere la separazione.
In alcuni casi nascono i ricatti, le accuse, gli inganni, le implorazioni. Questi sembrano essere l’unico modo per rimanere in contatto con il coniuge.
3- Fase della depressione:
Ormai è ben chiaro che indietro non si torna. Il matrimonio non si salva.
Arriva il dolore, lo scoraggiamento e la delusione.
4- Fase dell’accettazione:
A poco a poco la separazione, come il lutto, viene elaborata. Il dolore si attenua.
Si crea spazio per guardare al futuro in modo diverso, senza la presenza dell’ex coniuge.
Le difficoltà che i coniugi incontrano nel separarsi portano a procedere con un iter giudiziario che spesso aumenta il livello del conflitto. Questa lotta fatta di avvocati, consulenti di parte, litigi furiosi, accuse reciproche, vendette e denunce, fa perdere di vista i figli.
Si perdono di vista bisogni di legame, di sicurezza e di sostegno, che servono alla crescita dei propri figli.
Si perde di vista che la separazione influisce emotivamente anche su di loro. E’ così che possono sorgere disturbi psicologici che segnano la vita dei propri figli.
Un consulto, un aiuto di uno psicologo in questa delicata fase della vita è sempre necessario per separarsi al meglio e realmente cambiare la propria vita in una vita migliore.