Shenume: un capolavoro senza tempo
Shenmue è un progetto nato sulla splendida e sfortunata console Dreamcast di casa Sega, che approdò successivamente, con poca fortuna, sulla prima Xbox di Micorosoft. Le vendite fuorono deludenti e la realizzazione del terzo capitolo fu rimandato a data da destinarsi. Il padre dell’opera Yu Suzuki è certamente una delle figure più importanti della storia dei videogiochi, creatore di diversi tra i migliori videogiochi degli anni ’80 e ’90. Parliamo di capolavori assoluti della storia dei videogiochi come Out Run, Super Hang-On, Space Harrier, After Burner che implementavano nella loro splendida “bidimensionalità” diverse soluzioni hardware e software per cercare di dare un senso di “tridimensionalità” a quello che allora tecnologicamente non poteva essere realizzato. Ma Yu Suzuki era un precursore e appena la tecnologia raggiunse la sua creatività realizzò alcuni dei primi capolavori in grafica poligonale della storia: le e saghe di Virtua Fighter, Virtua Cop e Virtua Racing hanno portato il mondo dei videogiochi in un’altra dimensione…letteralmente. E poi nel 1999 arrivò Shenmue, un videogioco battezzato dal suo team creativo FREE (Full Reactive Eyes Entertainment n.d.r.), basato sulla piena libertà di azione all’interno della mappa di gioco e la massima interattività possibile con l’ambiente circostante e con tutti i personaggi, insomma se oggi esistono i vari GTA, Assassin’s Creed e tutti gli open world che monopolizzano il mercato videoludico lo dobbiamo unicamente a Shenmue. Oggi parlare di meteo dinamico e libertà di azione sembra una cosa scontata ma venti anni fa era fantascienza, ma non solo, durante il nostro viaggio alla ricerca dell’uomo che aveva ucciso nostro padre era possibile giocare ai vari classici Sega creati da Yu Suzuki nelle sale giochi disseminate per la città, lavorare per guadagnare soldi, combattere usando un’approccio molto simile a quello di Virtua Fighter ed affrontare alcune scene dinamiche interattive denominate quick time event, la cui giocabilità ricordava i lasergame dei primi anni ’80. Ma una meraviglia del genere, che probabilmente anticipava troppo i tempi, fu un insuccesso commerciale clamoroso. Il ritiro di SEGA dal mercato hardware e lo scarso successo commerciale della conversione del secondo episodio per Xbox furono la pietra tombale per un progetto ambizioso, che addirittura, vide gli arbori ai tempi del Sega Saturn lasciando tanti appassionati orfani di un terzo episodio vociferato inutilmente per quasi due decenni.
I sogni a volte si avverano…
Nel corso della conferenza E3 del 2015, dopo anni di speculazioni, Yu Suzuki ha lanciato una campagna Kickstarter per crowdfunding dopo che Sega ha concesso in licenza Shenmue alla società Suzuki Ys Net.Il successo nella raccolta fondi è stata clamoroso riuscendo a raccogliere $ 2 milioni in meno di sette ore, la campagna si è conclusa il mese successivo con la raccolta di oltre $ 6 milioni rendendolo il videogioco più finanziato e la sesta campagna più finanziata nella storia di Kickstarter. Successivamente Deep Silver ha deciso di produrre il gioco trasformando in realtà un sogno che molti appassionati hanno cullato per 3 generazioni di console.
Una trama che si divide tra magia e arti marziali
La storia inizia a Yokosuka, cittadina della provincia giapponese nel novembre del 1986 e vede come protagonista il diciottenne Ryo Hazuki. Il ragazzo vuole vendicare il padre Iwao, proprietario del dojo Hazuki, ucciso dal un misterioso maestro di arti marziali cinese che voleva impossessarsi di un specchio dai poteri occulti posseduto dallo stesso Iwao. Le indagini porteranno Ryo a scoprire l’identità dell’uomo: si tratta di Lan Di appartenente ad un’ organizzazione criminale chiamata Chiyoumen. Ryo viene a sapere anche dell’esistenza di uno specchio simile a quello rubato al padre chiamato Specchio della Fenice. Dopo diverse peripezie riesce ad impadronirsene e si imbarca verso Hong Kong alla ricerca di Lan Di. Inizia così la seconda parte delle avventure del giovane Hazuki le cui eventi si divideranno tra alcune zone dell’allora colonia britannica ed una cittadina cinese. Si tratta del porto di Aberdeen, l’area metropolitana di Wan Chai, la città murata di Kowloon e Guilin, una pittoresca cittadina della regione dello Guangxi. Ryo salva la vita alla giovane Shenhua Ling; i due successivamente scoprono di essere legati e di condividere un destino comune. La trama del secondo gioco si sviluppa attraverso la conoscenza di diversi personaggi che porteranno il ragazzo sempre più vicino a Lan Di, e dall’apprendimento di nuove tecniche di combattimento grazie a vari maestri di arti marziali che Ryo conoscerà durante il suo cammino. Alla fine del secondo episodio Ryo scoprirà il potere dei due specchi legato ad potere magico nascosto in Shenhua. Shenmue II si chiude così, in attesa di un terzo capitolo che arriverà solo 18 anni dopo.
Un titolo che celebra troppo se stesso non riuscendo ad innovarsi
In questo terzo capitolo il gameplay della saga viene riproposto praticamente senza cambiamenti. Dovremo vivere la routine giornaliera di Ryo alzandoci al mattino ed andare in giro a fare domande agli abitanti. Questo approccio risulta datato e ripetitivo e ci porterà a ripetere le medesime interazioni finché qualcuno non ci darà le informazioni di cui abbiamo bisogno per andare avanti. Nel frattempo dovremo mantenerci con dei lavoretti e allenarci nelle arti marziali mettendo alla prova la nostra resistenza fisica e migliorare le nostre abilità. Il sistema di combattimento è stato modificato in alcuni aspetti, ma continua a fare riferimento al super classico Virtua Fighter. Per semplificare il tutto si potranno assegnare ai pulsanti di trigger l’esecuzione di combo che altrimenti richiederebbero una notevole abilità nelle sequenze di tasti. Per tutte queste attività bisogna far riferimento ad una barra di resistenza e della salute e si svuoterà man mano: per ripristinarla è necessario mangiare e dormire. Sin dalle prime battute si nota che il problema principale di Shenmue 3 è il suo essere troppo “attaccato al passato”, per accontentare il giocatore che venti anni fa si appassionò al gioco, per questo Shenmue 3 si porta indietro una serie di problematiche, momenti morti e rigidità strutturali francamente gravi per un titolo del 2019. L’artificiosa dilatazione dei tempi è il punto debole maggiore dell’ intera esperienza perché rappresenta l’eccessivo intestardimento del team di sviluppo di chi vuole trincerarsi nel passato e ripercorrerlo a tutti i costi anche nelle sue criticità come se non si fossero resi conto che tra il secondo ed il terzo episodio fossero passati diciotto anni e non diciotto mesi. Questo è un fattore che sta penalizzando molto le vendite di Shenmue 3, perchè il videogiocatore medio attuale è molto meno “colto” di quello di tanti anni fa, ma è abituato a giocare a titoli decisamente più dinamici. C’è da dire che l’opera di Yu Suzuki, grazie alle nuove tecnologie, di passi in avanti ne ha fatti sopratutto sul piano tecnico. L’esplorazione è ora più dinamica, sebbene il sistema di controllo e l’interfaccia riflettano una filosofia ampiamente superata. Il gameplay poteva essere innovato con quest secondarie e con un maggior numero di combattimenti, che sebbene sia basato sul vecchio combat system è ancora estremamente valido. Sembra quasi che Suzuki non abbia voluto approfittare della preziosa occasione concessagli per regalare ai suoi fan la degna conclusione di una storia che tutti pensavano di non vedere mai terminata. E pensare che proprio Sega, la società a cui Yu Suzuki ha dato tanto lustro sin dai primi anni ’80 con una serie di fantastici giochi, si è saputa “reinventare” realizzando un “successore spirituale” di qualità. Stiamo parlando di Ryu Ga Gotoku (Yakuza in occidente n.d.r.), saga nata nel 2005 che tra spin off, sequel e remastered che a breve raggiungerà il diciottesimo titolo della serie riuscendo a tenere il passo con le maggiori produzioni occidentali. A proposito di Sega, per probabili problemi relativi ai diritti, tra i vari minigiochi mancano gli arcade game della casa giapponese, un gran peccato!
Tecnicamente parlando
Come già accennato Shenmue 3 riesce nell’ardua impresa di offrire un comparto tecnico di qualità anche se che le animazioni risultano datate, il frame rate soffre di qualche incertezza e la telecamera soffre di qualche problema di troppo. L’esperienza e il talento artistico di Suzuki e dei suoi collaboratori però si vede, consegnandoci, tra l’altro, una colonna sonora suggestiva, perfettamente adatta all’esperienza. Peccato per il doppiaggio in inglese che sembra quello dei giochi di vent’anni fa: monocorde e mal recitato, fortunatamente è presente il doppiaggio in giapponese e i sottotitoli in italiano. In linea di massima il comparto tecnico funziona e a tratti addirittura colpisce il che non può che sorprendere chi si aspettava risultati ben più modesti. Peccato che i limiti di budget e scelte opinabili del team di sviluppo non abbia fatto lo step superiore al titolo.
Shenmue 3 è un gioco che si barrica nel passato, rifiutando ogni tentativo di migliorare una formula ai tempi rivoluzionaria ma oggi datata. E’ la realizzazione di un sogno per i nostalgici che troveranno esattamente quello che volevano e non avranno alcun problema a rapportarsi con una narrazione diluita, e attività ripetitive. Yu Suzuki ed il suo team è riuscito a realizzare un’esperienza visivamente convincente ed emozionante, che difficilmente farà breccia nel cuore dei nuovi giocatori.
PRO
- Visivamente piacevole
- Un sogno per i fan
- Storia e personaggi affascinanti
CONTRO
- Mancano i minigiochi SEGA
- Gameplay e struttura datati
- Qualche imprecisione tecnica