Tra gli anni ’70 e ’90 Walt Simonson (classe 1946), spazia, col suo inconfondibile stile spigoloso sui classici del fumetto Dc (“Manhunter” di Archie Goodwin) e Marvel ( “The Mighty Thor” e “Fantastic Four”, di cui è autore completo, “X-Factor” con la moglie Louise). Senza trascurare il cinema: nel ‘79 ancora con Goodwin, firma l’adattamento di “Alien”, pubblicato sulla leggendaria rivista “Heavy Metal”. Tutto suggellato dall’altrettanto inconfondibile firma “a forma di dinosauro”.
E’ però negli anni ‘80 che Walt si fa conoscere al grande pubblico proprio con il suo lavoro di scrittore e disegnatore di “The Mighty Thor” per la Marvel Comics.
A partire dal n. 337, il nostro rivoluziona Thor e il suo pantheon con elementi del tutto nuovi, nel solco però della migliore tradizione Lee-Kirby, portando una serie seppellita sotto una coltre di atavica aurea mediocritas ad inaspettati standard qualitativi. Con stile maestoso e potente introduce nuovi personaggi (come Beta Ray Bill, alieno dal volto equino in grado di sollevare Mjolnir!) e richiama in servizio un po tutti quelli classici. Il contributo di Simonson a Thor, in casa Marvel è stato talmente grande e indimenticato, che nel 2011 il buon Walt appare persino in un cammeo nel film di Kenneth Branagh dedicato al figlio di Odino.
E poi venne il Ragnarok.
Annunciata nel luglio 2013 durante il San Diego Comic-Con, la realizzazione creator-owned di “Ragnarok” prende il via grazie ad una piccola ma tenace casa editrice nata alla fine degli anni ’90, la californiana Idea + Design Works (IDW) Publishing. La IDW permette a Simonson di avere la libertà creativa che cerca (oltre ai maggiori introiti su personaggi non-di-qualcun-altro, ovviamente).
Il primo numero dell’opera esce nel luglio 2014: l’amore che Walt ha per quei miti norreni si esprime al meglio in una serie che narra ciò che accadde agli dèi durante il Ragnarok, l’Apocalisse norreno, quel crepuscolo degli dèi reso immortale, tra gli altri, da Richard Wagner.
Simonson maneggia personaggi e miti con familiarità, e ancora una volta sceglie come protagonista quel dio del tuono che lo ha reso celebre. Thor infatti, come dichiarato in una recente intervista, gli sembra il più vicino agli uomini tra tutti gli dèi norreni: protettore dei mortali di Midgard, non esita a difenderli armato del suo Mjolnir (il mistico martello di Uru, ancora più magico e “sacro” di quanto raccontatoci in casa Marvel).
Per ovvie ragioni di copyright questa nuova incarnazione non può essere quella della continuity Marvel. Così Simonson ne approfitta per tornare alle origini, con una versione più fedele alla mitologia norrena. Eppure l’autore non si accontenta di una ennesima ri-narrazione della leggenda, mettendo a punto un racconto inedito e del tutto originale.
Dopo il Ragnarok quel che resta del dio del tuono è poco più dell’ombra del guerriero di un tempo, quasi uno zombie… . Ancora in grado però di sollevare Mjolnir (vicinissimo all’iconografia norrena) si dà da fare per capire chi o che cosa abbia portato al crepuscolo degli dèi, quale sia stato il destino del suo popolo e perché sia stato risvegliato.
Al momento dell’ ultima battaglia il dio del tuono – per motivi non ancora chiari – non era presente perdendo sua moglie Sif, i suoi figli, i suoi amici e il suo popolo. Ridotto ad un non-morto dal volto scarnificato semi scheletrico (e senza mascella inferiore!), sfoggia un carattere più rude e contaddittorio di quello a cui la sua versione mainstream ci ha abituati (sebbene non quanto l’ inaspettata e “devastante” versione di Neil Gaiman in “Sandman”): ad un tempo più compassionevole, ma anche più crudele. Forse perché (comprensibilmente) incazzato.
I nemici di Asgard hanno vinto. In primis Surtur, signore del fuoco di Muspelheim. E nel momento in cui il padre degli dèi Odino, i suoi figli e il suo reame hanno conosciuto la fine emergono i nuovi protagonisti dei Nove Mondi: una famiglia di Elfi Neri (prima la madre, poi padre e figlia) che si muove nell’underground delle Terre oscure, le Lande del Crepuscolo, detentori di importanti segreti e di un grande destino; un Troll, character, diversamente dal solito, centrale, complesso, responsabile nei confronti di una tribù che gli ha affidato la difesa della propria sopravvivenza, nobilitato dalle sue riflessioni. Ma la novità assoluta è Ratatosk, lo scoiattolo che vive tra i rami di Ygghdrasill, l’albero del mondo all’ apparena distrutto nelle vicende del Ragnarok.
Come già fece nella sua run per la “Casa delle Idee”, Simonson usa un gran numero di riferimenti per rendere più interessanti le sue tavole, sempre ricche di particolari della simbologia scandinava, vera o presunta. In fondo all’autore non interessa descrivere accuratamente quel mondo, ma prendere da esso ciò che serve per sbizzarrirsi nella narrazione, col suo stile forse non poetico o raffinato, ma sicuramente potente ed epico, degno, mutatis mutandis, del miglior Kirby.
Il Volume 1 ci lascia a metà dell’opera. Forse non un capolavoro, ma senza dubbio lettura godibilissima per chi ha apprezzato “The Mighty Thor” e per chi ama miti e leggende nordiche.
Se questo poi sia il lavoro – non portato a termine – che l’autore avrebbe voluto fare con il “suo” Thor alla Marvel, non ci è dato sapere. Né sapremo mai se l’opera approfitti furbescamente del rinnovato interesse del pubblico verso Thor grazie al cinema (con e senza i Vendicatori/Avengers). In fondo il prossimo film stand alone di Thor si intitolerà proprio “Thor: Ragnarok”.
L’Editoriale Cosmo, a cui dobbiamo la pubblicazione italiana di “Ragnarok”, fa sapere che toccherà aspettare ancora qualche mese per leggerne la conclusione, essendo il lavoro tutt’ora in fieri.
Voto: 6/10