Nel 1853 re Ferdinando di Borbone fece realizzare un immenso tunnel nel sottosuolo di Napoli affinchè potesse portare le truppe dalle caserme vicine fino a Palazzo Reale. Realizzato per il timore di ulteriori insurrezioni, a seguito della rivolta del ’48 esplosa in varie parti d’Europa, il tunnel, un’impresa straordinaria che conta gallerie alte più di 12 m e larghe 4 m, dotate di lampioni a gas, è stato costruito grazie alla facilità del materiale, il tufo giallo napoletano che ha circa 15 mila anni e dal fatto che la galleria spesso incrociava grandi cave utilizzate già in antichità, anche nel 500, per estrarre il materiale da costruzione. Una gigantesca cisterna antica che risale al 500, denominata Cattedrale, predomina a pochissimi metri dal tunnel borbonico. Posta a 40 m sotto i portinai, sotto uno dei rioni centrali della Napoli antica, il rione Monte di dio, questa grande Cattedrale ha fornito i mattoni in tufo per costruire la casa corrispondente sopra di essa. Di qui si comprende come sia nata Napoli: fin dall’epoca antica le case venivano costruite prendendo il tufo dell’aria e scavando si formavano delle grandi buche; dopodichè si tiravano fuori dei mattoni e poi si andava sempre più giù. Una volta costruita la casa, la cavità veniva riutilizzata come cisterna: si faceva arrivare fin lì l’acqua allungando degli antichissimi acquedotti greco-romani, trasformando la cisterna in una sorta di lago sotterraneo. L’acqua veniva poi presa tramite dei vasi calati dai pozzi al centro di un cortile o anche da un buco della cucina. Questo ambiente veniva gestito dai cosiddetti pozzari che avevano il compito di verificare il buon funzionamento dell’acquedotto. Era, tuttavia, un mestiere estremamente difficile, tanto che molti vi morivano per la pericolosità del luogo. Si riscontrano, a tal proposito, delle croci che ricordano la morte di un pozzaro oppure dei piccoli templi, dei tabernacoli, dove si venerava Santa Barbara, la protettrice degli ambienti sotterranei.Il territorio su cui poggia Napoli è ricchissimo di cavità. Alcune di queste, più di 200, sono state utilizzate come rifugio per i bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. Si ritrovano sotto di esse delle sirene di allarme che segnalavano l’arrivo dei bombardieri nell’arco di 10 minuti. Si scendeva, quindi, nel tunnel borbonico che poteva essere occupato da circa 10 mila persone. Impressionante è ciò che è rimasto di quel brutto ricordo, in quei momenti di angoscia espressa con una serie di incisioni sparse sulle mura che ci permettono di comprendere quegli attimi di inquietudine, come “Noi vivi”: grandi letti a base di legno e cuoio sono sparsi nelle cavità, letti per intere famiglie che, a seconda della durata dei bombardamenti, vi potevano restare anche per 24 ore e il più delle volte erano costretti stabilirsi nel sottosuolo dopo che risaliti si accorgevano che la loro casa era stata abbattuta. Scavando sono riemersi diversi oggetti, disinfettanti, acqua di colonia, una scarpetta di una bambina.Il tunnel borbonico, come si può capire, è stato utilizzato in maniera differente: non solo come rifugio anti-aereo durante la seconda guerra mondiale, ma anche come deposito giudiziario dal dopoguerra fino agli anni ’70. Difatti, riemergono come relitti auto sequestrate, perchè non in regola, e moto e scooter truccati.Napoli è tutta da scoprire, una continua ricerca di meraviglie, posti straordinari che sono i simboli di un passato da ricordare.