Reduce da due anni di carcere,per il reato di sodomia,Oscar Wilde decise di venire in Italia,con il suo amato compagno Alfred “Bosie” Douglas,per passare quel freddo inverno del 1897,scelse Napoli come meta,con la speranza di poterci passare il resto della sua vita con il suo grande amore.In quel periodo stava lavorando alla sua celebre opera “Ballata del carcere di Reading“,la scelta di venire a Napoli non fu casuale.Infatti vi soggiornavano i parenti di Bosie,ed oltre a questo,Wilde era alla ricerca di un posto “tranquillo” dove poter terminare la sua opera e magari riuscire a portare in teatro,qualche suo scritto.Insomma,con le critiche dei suoi amici,che non vedevano di buon occhio questo “folle” amore e che sapevano bene l’influsso negativo che il giovane Douglas aveva sullo scrittore irlandese,il 20 Settembre 1897 i due amanti arrivarono a Napoli,dove si stabilirono sulla collina di Posillipo,nella Villa del Giudice.Per evitare pubblicità e pettegolezzi,Wilde viaggiò sotto falso nome,Sebastian Melmoth,ma fu inutile,perchè la stampa ne fu informata e,come moderni paparazzi,iniziarono a spiare e seguire ogni suo passo.Tanto che il 7 Ottobre,perfino Matilde Serao ne scrisse con toni molto poco liberali “Qualcuno ha annunziato che in Napoli si trovi Oscar Wilde, il ‘decadente’ inglese che diede così larga copia di argomenti ai cronisti a proposito di un processo ripugnante. Questo annunzio ha messo molte persone, tra le quali l’umile sottoscritto, in una certa trepidazione confinante col panico….” E continua dicendo di ringraziare “…i giudici inglesi per la loro severità in fatto d’infliggere pene agli odiosamente pervertiti” e lancia un allarme sul possibile contagio del “flagello wildiano”: “Io protesto, in nome della gente perbene, che vuole rimanere tranquilla”.Nulla era più lontano di quel disegno di amore e gioia che si erano creati nella mente di Wilde,Napoli gli si mostrava ancora più ostile dell’Inghilterra,anche se a dirla tutta è ingenuo pensare e pretendere che il suo soggiorno sarebbe potuto rimanere segreto,visto che lo scrittore aveva da subito iniziato a frequentare i letterati napoletani,nella speranza che qualcuno potesse tradurre le sue opere.Inoltre non tutte le loro frequentazioni erano innocenti,spesso si intrattenevano con uomini del luogo,disponibili,e tutto questo non poteva certo non creare pettegolezzi.Lentamente quei pettegolezzi diventarono scandali,il soggiorno napoletano si stava tramutando in un disastro totale e il rapporto fra Wilde e Douglas si stava ulteriolmente incrinando,così decisero di prendersi una pausa e partirono alla volta di Capri,il 15 Ottobre del 1897.Ma anche qui,la storia non cambiò,presero una camera al “Quisisana” che già in quel secolo godeva di una certa fama,ma quando arrivò l’ora di cena,i due amanti furono gentilmente invitato a lasciare l’albergo.Le parole dello scrittore svedese Axel Munthe,che li incontrò per strada li descrive così “Nessuno dei due aveva cenato e respiravano il fresco della sera aspettando il vapore che all’alba doveva condurli a Napoli. “Mi hanno negato il pane”, disse il poeta con amabile rassegnazione.Il suo compagno raccontò che non appena si erano seduti per cenare , il proprietario imbarazzato, ma con perfetto cerimoniale, li aveva pregati vivamente di volersi servire altrove. Alcuni stranieri di riguardo, cittadini britannici, avevano riconosciuto il poeta maledetto e non intendevano tollerare la sua vicinanza.I due uomini si erano alzati per cercare un tetto più accogliente, ma il secondo asilo non fu più ospitale del primo. Anche qui ben presto fu loro riservato l’identico trattamento.Questa seconda esperienza fu abbastanza ed essi non pensarono più che a fuggire. Ma adesso si poneva loro il problema di un tetto dove poter almeno riposare nelle ore che li separavano dalla partenza. Non senza insistenza, il dottore li persuase a rinunciare al loro affrettato progetto e li accolse in una delle sue proprietà”.Questa ulteriore avventura finita male,Wilde tornò a Napoli,mentre Douglas si fermò qualche giorno nella “Villa San Michele” di Munthe.Tutto questo vociare,gli scandali,le lunghe cronache indignate dei giornali,spinsero i familiari della coppia,prima di chiedere,poi di intimare e poi obbligare i due a separarsi.Wilde fu anche privato della piccola rendita garantitagli dalla moglie separata,mentre a Douglas furono revocati i fondi che la madre gli inviava.In una lettera,lo scrittore di Dublino si sfogava così “La mia esistenza è uno scandalo.Ma non credo che mi si dovrebbe accusare di aver creato scandalo perché continuo a vivere: anche se mi rendo conto che è così.Non posso vivere solo, e Bosie è l’unico dei miei amici in grado o disposto a darmi la sua compagnia.Se vivessi con un marchettaro napoletano immagino che sarei considerato a posto. Perché vivo con un giovane che è bene educato e bennato, e che non è stato accusato di alcun delitto, mi si priva di ogni possibilità di esistenza”.E’ il 30 Novembre del 1897,la crisi profonda della coppia,gli scandali,la pressione familiare,forse la fine del loro amore e i tagli ai loro fondi,costrinse Douglas a tornare a casa.La madre di quest’ultimo,pagò tutti i debiti che la coppia aveva in quel periodo raccimolato e diede del denaro anche a Wilde,che ne approfittò per regalarsi un viaggio a Taormina.Ritornato di nuovo a Napoli,scoprì che la sua casa napoletana era stata completamente svaligiata.Stanco,depresso,senza soldi,il suo soggiorno napoletano lo terminò in una lurida locanda in Via Santa Lucia 31.Lasciò Napoli il 13 Febbraio 1898,i tentativi di far tradurre le sue opere erano sfumate,l’amore della sua vita era andato via.Fuggì a Parigi,dove ricordò quel tremendo periodo così “La gente è molto sleale a maltrattarmi per via di Bosie e di Napoli. I patrioti incarcerati perché amavano la patria amano la patria, e i poeti incarcerati perché amavano i ragazzi amano i ragazzi. Modificare la mia vita sarebbe equivalso ad ammettere che l’amore uraniano è ignobile. Per me è nobile – più nobile di altre forme“.