Dal periodo romano all’epoca tardo-angioina: uno scorcio sulle più importanti fortificazioni di Napoli
Percorrendo il lungomare di Napoli, la rinomata Via Caracciolo, risulta pressocché impossibile non essere ammaliati dall’incantevole panorama che offre, con vista sul mare infinito che circonda l’imponente Vesuvio. Risalta all’attenzione del visitatore in particolare il Castel dell’Ovo, il castello più antico della città. La leggenda vuole che il nome sia associato al poeta latino Virgilio, il quale avrebbe nascosto nelle segrete dell’edificio un uovo che non solo serviva a tenere in piedi l’intera fortezza, ma garantiva anche una perpetua fortuna alla città. Per la superstizione di cui era schiavo il popolo, si racconta che la regina Giovanna I, nel XIV secolo, avesse mentito ai cittadini rivelando di aver sostituito l’uovo dopo che il castello subì una serie di danni importanti causati dal crollo dell’arcone che unisce i due scogli sul quale esso è costruito. Ciò accadde al fine di evitare che la popolazione si lasciasse prendere dal panico. Il castello venne abitato da imperatori romani, quali Valentiano III e Romolo Augusto, finchè esso non fu occupato da monaci basiliani, i quali si insediarono al punto di trasformare l’edificio in un convento. Questo, tuttavia, fu distrutto all’inizio del X secolo dai duchi di Napoli per impedire ai Saraceni di occuparlo e utilizzarlo come base per l’invasione della città.Nel 1140 fu la volta di Ruggiero il Normanno che, conquistando Napoli, fece del Castel dell’Ovo la propria sede, sebbene l’uso abitativo del castello venne sfruttato ben poco, poichè, con il completamento di Castel Capuano, furono spostati in questo altro importante edificio monumentale tutte le direttrici di sviluppo e di commercio verso terra.Castel Capuano rappresenta il secondo castello più antico della città partenopea. La sua costruzione fu voluta dal figlio di Ruggiero il Normanno, Guglielmo I, re di Sicilia. Fin dall’inizio esso divenne la residenza reale dei conquistatori normanni, ma fu con Federico II che il castello subì una serie di notevoli trasformazioni al fine di renderlo più ospitale e conferendo alla residenza quella dignità reale pari ad un sovrano. In seguito, con l’avvento degli Angioini iniziò la fortificazione di un ulteriore castello, Castel Nuovo o Maschio Angioino, che divenne la successiva dimora reale, a partire da Carlo I d’Angiò. Quest’ultimo, tuttavia, pensò di sfruttare al meglio la imponente, nonchè migliore, fortificazione del Castel dell’Ovo, che proprio in quel periodo (XIII secolo) fu denominato chateau de l’Oeuf o castrum Ovi incantati, importandovi il tesoro reale. Il Maschio Angioino, nel corso della sua storia, ha ospitato molti personaggi illustri, tra questi Giovanni Boccaccio, Giotto chiamato ad affrescare le pareti della Cappella Palatina, Papa Bonifacio VIII, Papa Celestino V, Francesco Petrarca.La dinastia angioina proseguì nelle sue opere di fortificazione. Roberto d’Angiò, detto il Saggio, nipote di Carlo I d’Angiò, ordinò l’ampliamento di Castel Sant’Elmo, che trae origine da una torre d’osservazione normanna chiamata Belforte, allo scultore e architetto Tino di Camaino, il quale lo trasformò in un palazzo per il re e la corte, il Palatium castrum. Il castello così come lo vediamo oggi è il risultato dei lavori di fortificazione voluti dal vicerè don Pedro de Toledo. Esso rappresentò sin dall’inizio un importante punto strategico: dalla sua posizione infatti era possibile controllare l’intera città. Al periodo angioino risale anche la costruzione di Castello del Carmine o Sperone. Edificato nel 1382 da Carlo III, noto anche come Carlo di Durazzo e Carlo II d’Ungheria, il castello, a differenza dei precedenti, fu realizzato al solo scopo militare. Difatti, non presentava arredi di lusso nè sale regali. Nel corso dei secoli, esso subì notevoli danni: nel 1512, a causa di un’alluvione, il torrione principale fu riedificato in forma quadrata finchè nel 1906 l’intero edificio venne demolito per rettificare l’utimo tratto del corso Garibaldi. Al suo posto sorse la caserma Giacomo Sani in stile neorinascimentale che sarà tagliata della parte meridionale alla fine degli anni settanta per il nuovo tracciato di via Marina. Oggi, di questo antico castello vi rimangono unicamente due torri. Infine, di epoca tardo-angioina risale la realizzazione del Castello di Nisida. La sua costruzione fu riadattata in epoca moderna, a partire dal XVI secolo, come caposaldo nel sistema difensivo della città pianificato dal don Pedro de Toledo, che si estendeva da Baia fino allo Sperone. Durante il periodo borbonico, esso fu adibito al reclutamento di prigionieri politici. Oggi è sede dell’Istituto Penitenziario per Minorenni di Napoli.