.Il Sebeto dal Vesuvio scorreva per Volla e parte di Porchiano, frazione di Ponticelli, e da Tavernanova di Casalnuovo entrava in Napoli e passando per Poggioreale sboccando al ponte di Casanova, si divideva in due rami, rinforzato dalle acque dei lavinai collinari, arrivando fino all’odierna piazza Dante e a via Medina riversandosi in mare tra piazza Municipio e Santa Lucia. C’è anche chi asseriva che il Sebeto fosse un piccolo corso d’acqua, che scorreva lungo via Pessina, S.Anna dei Lombardi, via Medina e nella piana di Piazza Municipio, fino a sfociare a mare nella zona portuale.
L’unica certezza è che fu incanalato dai Greci Cumani nel 470 a.C. e divenne di servizio idrico con l’acquedotto augusteo nel 47 a.C. Con il passare degli anni poi, nel centro storico il fiume Sebeto, fu coperto dai palazzi nobiliari.
Il fiume Sebeto sin dall’antichità è stato avvolto da un’aura sacra: Publio Virgilio Marone lo celebrò come la ninfa Sebetide e Publio Papinio Stazio fantasiosamente collocò alla sua foce la tomba della sirena Partenope .La storia del Sebeto è sempre stata legata ad una leggenda, quella di Sebeto e Vesevo, due divinità che si combattevano a suon di sassi in mare (il primo) e di lingue di fuoco (il secondo) per conquistare la ninfa Leucopetra, figlia di Nettuno, che entrambi volevano. Una sfida che portò Vesevo al silenzio per secoli e Sebeto a sparire sottoterra.
Una fontana monumentale, detta proprio Fontana del Sebeto, si erge su via Caracciolo,prendendo il nome dal fiume.
A tutt’oggi però l’unico Sebeto, di cui conosciamo l’esistenza, è quello che bagna la campagna orientale della città di Napoli.