Dell’ascensione a Chiaia abbiamo già notizie nel 1300, all’epoca vi era solo un terreno paludoso su cui era stata eretta una chiesa, che fu chiamata, in un primo momento chiesa dell’Ascensione in plaga neapolitana. Come sappiamo il nome Chiaia non è altro che la modifica fatta dai napoletani della denominazione “plaja” (di origine spagnola) o plaga, riferito al fatto che tutto l’attuale quartiere era un continuo del litorale marino. La chiesa andò in rovina ma il Conte di Mola la ricostruì a sue spese per grazia ricevuta. Pare che il Conte ,nella notte del 5 Maggio del 1617, avesse sognato San Pietro Celestino che gli tendeva la mano in segno di aiuto.
La mattina turbato e incuriosito dal sogno decise di recarsi in chiesa, all’uscita trovò i militari del viceré duca d’ Ossuna che lo accusava di aver a lungo frodato il Regno, pronti ad arrestarlo. Il Conte era accusato di esportazione non autorizzata di moneta pregiata. Immediatamente, vedendo i militari, egli fuggì nuovamente in chiesa e per la legge dell’epoca secondo cui un uomo poteva chiedere diritto di asilo religioso, non fu arrestato.La sua latitanza durò circa due anni al termine dei quali fu assolto dopo un lungo processo. Compreso il significato del suo sogno e per ringraziare della protezione ricevuta, decise di ricostruire la chiesa dalle fondamenta e dedicarla a Michele arcangelo. Chiesa che possiamo visitare ancora oggi.