Che il Verona potesse essere un avversario scomodo lo si sapeva, del resto i risultati e le prestazioni degli scaligeri erano noti; che il primo tempo sarebbe stato un dominio quasi totale dei gialloblu, però, non era lecito attenderselo. Gli azzurri, infatti, hanno sofferto per tutto il primo tempo la freschezza, il palleggio e l’intensità dei ragazzi di Mister Juric, tenendo la propria porta inviolata solo per merito delle super parate di Alex Meret, miglior portiere italiano per distacco ma costretto alle retrovie della maglia azzurra da scelte discutibili e preferenze evidentemente dettate da altri fattori.
Il vero problema degli azzurri sembra essere il centrocampo: nonostante l’indiscussa qualità dei suoi interpreti, la mediana azzurra soffre terribilmente in entrambe le fasi di gioco: disordine e improvvisazione regnano sovrane ed è solo la qualità individuale dei vari Koulibaly, Manolas (in enorme crescita), Di Lorenzo e Meret a non permettere ai veronesi di passare in vantaggio. Lo avrebbero meritato i veneti che pagano però la poca incisività dei propri attaccanti, onestamente modesti.
La notizia buona è il ritorno al gol di Milik: il polacco sembra rinato dopo le vicissitudini fisiche patite all’inizio della stagione e la sua doppietta, da vero centravanti, è di buon auspicio per il futuro. Riteniamo che Arek debba essere il centravanti titolare di questa squadra e che su di lui debba essere riposta la massima fiducia. Ripagherà con i gol, li ha sempre fatti, anche sbagliati, certamente, ma è di gran lunga il miglior realizzatore in rosa.
Mercoledì, in Austria, sul campo del temibile Salisburgo, i partenopei sono attesi da una gara decisiva (quanto male fa il pari a Genk…). Un risultato positivo nella doppia sfida (che, in soldoni, viene tradotto in almeno 4 punti) permetterebbe ai ragazzi di Ancelotti di ipotecare il passaggio del turno e concentrarsi sul campionato nella speranza di ritrovare brillantezza nelle prestazioni, un po’ di fortuna (anche sabato clamoroso legno di Mertens, il quarto in stagione per il belga), sempre tenendo conto che chi sta davanti corre e viene sospinto dai soliti venti arbitrali che ormai non fanno nemmeno più notizia.
E si risolvano in fretta anche i rinnovi: l’amore per la maglia è un concetto labile, quello che conta sono i contratti e le garanzie economiche, smettiamola di credere alla Befana e allineiamoci al De Laurentiis – pensiero.