“È un film diverso dal mio, fatto con uno spirito diverso, nello stile raffinato, elegante e ben fatto di Luca Guadagnino che resta uno dei migliori registi europei. E per quanto riguarda le differenze rispetto all’originale?
Il mio stile aveva una ferocia e una grinta che il remake non ha. L’horror è una questione interiore, dipende da quello che hai dentro.”
Queste le parole di Dario Argento in merito al film di Guadagnino.
Ebbene si, il “Suspiria” di Luca Guadagnino è decisamente diverso dall’originale di Argento, è stato infatti definito da molti un non-remake. Se ne discute animatamente già da quando è stato presentato in anteprima al Festival di Venezia lo scorso settembre e, ora che finalmente è arrivato nelle nostre sale, la polemica è più aperta che mai. C’era molta attesa mista ad una buona dose di scetticismo sia da parte dei cinefili che del pubblico generalista e, come è facile intuire, le opinioni sono discordi: c’è chi grida al capolavoro e chi non approva per niente.
Il regista siciliano di “Chiamami col tuo nome” ha sempre avuto, sin da bambino, un’ossessione per Suspiria, tanto da coltivare il progetto di riportarlo sul grande schermo per oltre 10 anni. L’idea di un remake del capolavoro del maestro dell’horror italiano aveva scandalizzato già da prima che Guadagnino accendesse la macchina da presa, ma il nostro amato-odiato regista è un uomo intelligente e, invece di fare copia copiella, ha confezionato un film che si distanzia totalmente da quello da cui trae ispirazione.
Guadagnino, rispetto all’originale, opera delle modifiche di base. Le differenze contenutistiche e visive sono notevoli. Si può dire quindi che il regista abbia semplicemente “rubato” l’idea e l’intuizione da Argento e se ne sia servito esclusivamente come spunto da cui partire per fare le sue personali riflessioni. Stravolge quindi il senso stesso dell’opera, riuscendo però a rimanere fedele alla concezione originale del film.
La trama infatti rimane più o meno invariata: siamo nel 1977. Susie Bannon (Dakota Johnson), si trasferisce a Berlino per far parte della prestigiosa Accademia di danza Markos Tanz, diretta dalla famosa coreografa Madame Blanc (Tilda Swinton). Susie verrà presto a conoscenza degli oscuri segreti che si annidano all’interno dell’accademia, che in realtà è gestita da una congrega di streghe.
– La prima cosa a essere completamente stravolta è la struttura narrativa: il film è diviso in sei capitoli (sei più un epilogo, per l’esattezza). Il Suspiria di Guadagnino ha un ritmo incredibilmente lento vista la durata di ben due ore e trentacinque minuti, rispetto invece alla versione di Argento che durava un’ora e quaranta.
–Il luogo d’ambientazione viene spostato da Friburgo a Berlino. Nella pellicola di Guadagnino c’è il muro di Berlino, sono in corso gli attacchi terroristici della RAF e l’Europa sta ancora facendo i conti con gli strascichi del nazismo. Un contesto assente in Argento e su cui invece Guadagnino insiste, intrecciandolo a maglie strette alla storia dell’accademia di danza con un continuo gioco di rimandi tra fatti storici e soprannaturali. Il Suspiria di Guadagnino quindi, a differenza di quello di Argento, ha una forte connotazione storico-politica.
– La potagonista, Susie, è originaria dell’Ohio e faceva parte di una comunità Amish mennonita. Nella versione di Argento il background della protagonista non viene mai approfondito, in più le due Susie prendono strade completamente diverse alla fine dei due film (ma non voglio fare spoiler).
-Cambia anche lo stile di danza insegnato all’accademia: non c’è più il balletto classico ma una danza contemporanea popolare denominata Volk (“popolo” in tedesco).
-A differenza dell’originale, questa versione di Suspiria è certamente corale. In un cast composto da sole donne (oltre alla Johnson e la Swinton troviamo Chloe Grace Moretz e Mia Goth), tutte hanno una funzione e una storia che concorre a riempire di significato la sceneggiatura. Guadagnino aggiunge anche qualche personaggio in più, come il professor Jozef Klemperer (interpretato sempre dalla Swinton) che sarà fondamentale per il dipanarsi delle vicende.
–Le tematiche: il Suspiria di Guadagnino racconta una storia dove il Male alberga all’interno e all’esterno della scuola di danza e cerca di intavolare anche una riflessione sulla figura femminile, che è al contempo madre e strega. Il Suspiria di Argento è un film più onirico mentre in quello di Guadagnino troviamo più concretezza.
–La fotografia, a differenza del capolavoro di Argento in cui si alternano tinte rosse e blu aggressive – è desaturata, cioè è tutta sui toni del grigio, eccetto che per il finale in cui lo schermo si accende completamente di rosso.
-Ovviamente le due colonne sonore non sono paragonabili. Voglio ricordare che le musiche del film di Guadagnino sono composte da Thom Yorke, storico frontman dei Radiohead, e sono molto ben riuscite.
Il Suspiria di Guadagnino o si ama o si odia, non ci sono mezze misure. Se è un film ben riuscito? A voi l’ardua sentenza.