The Siege and the Sandfox: uno stealthvania tra sabbia, ombre e memoria
Dopo anni di sviluppo e una lunga attesa, The Siege and the Sandfox approda asu PC, portando con sé l’ambizione di unire il fascino rétro dei classici 16-bit all’eleganza moderna del design dei Metroidvania, con una forte anima stealth. Il risultato è un gioco che non punta a sorprendere con effetti speciali o colpi di scena narrativi, ma piuttosto a conquistare lentamente, grazie a una direzione artistica ispirata, un level design intelligente e una proposta ludica che privilegia l’osservazione, la pazienza e la precisione.
Sviluppato dallo studio britannico Cardboard Sword e pubblicato da PLAION, il titolo si presenta fin da subito come un ibrido particolare, definito dai suoi autori uno “stealthvania”: un metroidvania con stealth puro al centro dell’esperienza. E questa etichetta non è affatto casuale: il gioco prende spunto in maniera evidente da due giganti del passato – Prince of Persia (versione Jordan Mechner, non Ubisoft) e Assassin’s Creed – filtrandone l’eredità in una formula a due dimensioni che si affida a pixel art raffinatissima, piattaforme impegnative e furtività totale.
Un debutto che guarda al passato
La prima impressione, manco a dirlo, è quella di un tuffo nel passato. The Siege and the Sandfox sembra una lettera d’amore all’epoca dei giochi 16-bit, e più specificamente al Prince of Persia originale. L’atmosfera arabeggiante, le segrete iniziali, la trama di tradimento e fuga, la grazia acrobatica del protagonista (la Volpe), sono tutti richiami evidenti che dialogano con la memoria videoludica di chi ha vissuto quell’epoca.
Il comparto grafico in pixel art brilla particolarmente grazie al supporto 4K e alle capacità HDR della console: ogni ambiente, ogni luce tremolante, ogni texture a bassa risoluzione ma curata nei minimi dettagli, risulta ancora più godibile. L’illuminazione dinamica è uno dei punti forti del gioco: le luci non sono solo decorative, ma fondamentali per la furtività. Camminare nell’ombra permette di restare invisibili, mentre una semplice torcia accesa può fare la differenza
Stealth puro, ma con qualche concessione
Il cuore pulsante del gioco è la meccanica stealth, ed è qui che The Siege and the Sandfox riesce a distinguersi nel panorama dei metroidvania. Non siamo davanti a un semplice platform con qualche nemico da evitare: qui la furtività è vitale, e spesso l’unico modo per sopravvivere. La Volpe è accusata ingiustamente dell’assassinio del Re, e dovrà usare le ombre e l’ingegno per fuggire dalla prigione e scoprire la verità.
Inizialmente del tutto disarmata, potrà poi ottenere un manganello per stordire le guardie – ma solo quelle senza elmo. I nemici più corazzati, invece, sono immuni agli attacchi e scatenano il game over al minimo contatto. È quindi fondamentale restare nascosti, muoversi silenziosamente (i passi fanno rumore, soprattutto se si corre), usare nascondigli come vasi o casse e spegnere le fonti luminose con cautela.
Una bella trovata è il sistema di “risonanza sonora”, che mostra graficamente, con un cerchio trasparente, il raggio d’azione del rumore prodotto, aiutando a capire quanto siamo a rischio.
Non mancano nemici più esoterici, come i demoni delle sabbie, che non possono essere storditi, ma devono essere eliminati distruggendo l’oggetto che li ha evocati. Qui il gioco diventa quasi un puzzle platform, alternando fasi ragionate a sequenze di movimento precise e rapide.
Esplorazione metroidvania con un tocco personale
Come da tradizione del genere, anche The Siege and the Sandfox si fonda su una struttura interconnessa e labirintica, con backtracking abbondante e progressione legata allo sblocco di nuove abilità. Ogni potenziamento – dalla scivolata ai salti a muro – apre nuove vie e stanze precedentemente inaccessibili, e la mappa, pur senza eccessive facilitazioni moderne, risulta chiara e sempre utile.
Interessanti anche le varianti introdotte nei diversi biomi: dalle piattaforme mobili alle gabbie, dalle aree sommerse a passaggi segreti dietro elementi dello scenario, ogni ambiente cerca di offrire qualcosa di unico. Un plauso al design verticale, che non limita l’esplorazione al solo piano orizzontale ma sfrutta le altezze con creatività.
A facilitare la navigazione, e ridurre l’eventuale frustrazione, ci pensano anche i portali di teletrasporto sbloccabili, che permettono di evitare inutili andirivieni.
Difetti presenti, ma non penalizzanti
Nonostante la buona base, The Siege and the Sandfox non è esente da difetti. Su PC il gioco si comporta egregiamente sul piano tecnico, con framerate stabile e caricamenti rapidi, ma i problemi principali derivano da alcune scelte di design e piccoli bug noti.
Alcune sezioni non hanno checkpoint ben distribuiti, e morire significa rifare segmenti lunghi e tediosi. In altre occasioni, l’intelligenza artificiale dei nemici sembra indecisa: capita che restino in allerta per troppo tempo o che si comportino in modo incoerente, e spesso conviene farsi scoprire di proposito per resettare la loro posizione e sfruttare lo scompiglio.
Un’altra critica, seppur più soggettiva, riguarda la narrazione, che si sviluppa in modo frammentato: dialoghi brevi, pochi NPC e una trama che si intuisce più che si racconta. Alcuni apprezzeranno questo approccio più ambientale e interpretativo, altri potrebbero desiderare una narrazione più coinvolgente.
Un piccolo gioiello per appassionati di stealth e metroidvania
Pur non essendo perfetto, The Siege and the Sandfox è una produzione affascinante, che riesce a trovare una sua identità nel mare dei metroidvania. L’idea di uno stealth puro in 2D, sebbene non inedita, è realizzata con cura e coerenza, e l’atmosfera da racconto esotico anni ’80 lo rende particolarmente riconoscibile.
Su PC, il gioco si gode al meglio: la pixel art guadagna definizione e leggibilità, i comandi sono reattivi e la fluidità dell’esperienza fa emergere con più chiarezza il lavoro artistico e tecnico dietro a questa piccola ma ambiziosa opera.
Conclusione
The Siege and the Sandfox è un esordio coraggioso, che guarda al passato per creare qualcosa di diverso nel presente. Non è un gioco per tutti – richiede pazienza, osservazione e un certo gusto per il ritmo lento – ma per chi ama l’infiltrazione, le mappe da esplorare centimetro per centimetro e il design ragionato, può rivelarsi una gemma.
Consigliato soprattutto a chi cerca un’esperienza metroidvania più riflessiva, lontana dai combattimenti frenetici e più vicina all’arte del muoversi nell’ombra.
Voto: 8 / 10
Un debutto solido per Cardboard Sword, impreziosito da una direzione artistica raffinata, meccaniche stealth convincenti e un mondo che invita all’esplorazione lenta e consapevole. Non perfetto, ma profondamente affascinante.