È possibile percepire, riconoscere ed apprezzare la bellezza anche tramite il tatto? E se si volesse promuovere questa consapevolezza estetica presso chiunque voglia sperimentare tale possibilità, quali strategie si potrebbero porre in essere? Una risposta interessante è quella proposta con la mostra dal titolo “Toccare la bellezza”, Maria Montessori e Bruno Munari, allestita nella settecentesca Mole vanvitelliana di Ancona, fino all’8 marzo 2020. L’esposizione offre l’opportunità per un’ampia e complessa riflessione incontrando il pensiero e i materiali di Maria Montessori e le idee e i lavori originali di Bruno Munari. L’allestimento, a cura di Fabio Fornasari, ha come filo conduttore il tatto, al quale sono ispirati i nuclei tematici che scandiscono il percorso: le forme, i materiali, la pelle delle cose, manipolare e costruire, alfabeti e narrazioni tattili. Entrambi, pur muovendosi in ambiti assai diversi, si sono posti queste stesse domande, occupandosi degli argomenti in questione, che in questa mostra diventano oggetto di uno specifico approfondimento. Del poliedrico artista e designer Bruno Munari sono esposte oltre 100 opere, (tra cui un nucleo importante prestato da Roberto Arioli), e lavori editoriali, che testimoniano come tutto il suo lungo percorso creativo, a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso, sia stato sempre caratterizzato da una forte attenzione ai temi della multisensorialità, della tattilità in particolare, e dall’impiego a livello artistico di una grande quantità e varietà di materiali naturali e industriali anche a fini pedagogici. L’idea centrale che Munari sviluppò è quella di un’opera d’arte mobile, dove il volume nello spazio è in funzione del movimento stesso dell’opera e le cui ombre sono disegni mutevoli, moirè, texture virtuali, in lento movimento ad ogni spiffero d’aria. Nell’artista è sempre presente la necessità di ottenere il massimo della funzionalità (in questo caso estetica) con il minimo di materiale, di struttura: una rete metallica a maglia fine, di quelle che si comperano in ferramenta, qualche punto di sutura nei punti in cui la maglia viene curvata su sè stessa, un filo da pesca per appendere l’oggetto; il lavoro progettuale viene nascosto, la semplicità è sorprendente, il massimo con il minimo, per l’appunto.
“Concavo-convesso” (1990)- Bruno Munari.
Nel 1949 Munari progetta per la prima volta una serie di “libri illeggibili”, opere che definitivamente rinunciano alla comunicazione testuale a favore della sola funzione estetica. Non semplicemente supporto per il testo, la carta comunica un messaggio attraverso il formato, il colore, i tagli e la loro alternanza. Si omettono gli elementi che costituiscono il libro tradizionale, come il colophon e il frontespizio, e la lettura diventa lo svolgersi cadenzato di una composizione musicale, con timbri sempre diversi nell’alternarsi delle pagine. Nel segno della rarefazione visiva e della sperimentazione dei materiali, la produzione di “libri illeggibili” continua per tutto l’arco della propria vita.
“Libro illeggibile”- Bruno Munari.
Nel 1931, Munari realizza la sua prima tavola tattile. Creata per permettere al bambino di ampliare la sua conoscenza attraverso la sperimentazione e il gioco, l’idea viene utilizzata da Maria Montessori nelle sue scuole e nell’educazione montessoriana in generale. Consiste in una tavola di legno dove vengono applicati differenti materiali con varie consistenze per permettere al bambino di sperimentare e conoscere attraverso la percezione tattile ciò che gli si presenta davanti agli occhi. Far “sentire” e percepire con le dita i materiali che il bambino vede, lo aiuta a sviluppare il senso tattile, la comprensione, una conoscenza più profonda e duratura.
“Tavola”- Bruno Munari.
Negli anni trenta Munari lavora attorno all’idea di strutture in tensione, sculture astratte in cui uno scheletro strutturale viene messo in tensione da fili. Si tratta di idee e di forme astratte tridimensionali che mettono in relazione la sua produzione con quella di uno dei pionieri del costruttivismo russo, il lettone Karl Ioganson (1892-1929). Le tensostrutture sono definite per mezzo di un equilibrio di forze e, in quanto oggetti o sculture che prima non esistevano, assolvono una funzione di informazione estetica. Successivamente realizza un ciclo di opere in cui la geometria rigorosa svanisce per lasciare spazio a dei segni poetici costruiti con legni raccolti nel bosco, fatti invecchiare, legati fra loro con fili di cotone bianco.
“Alta tensione”- Bruno Munari.
La pedagogia montessoriana si basa sull’indipendenza, sulla libertà di scelta del proprio percorso educativo, (entro limiti codificati) e sul rispetto per il naturale sviluppo fisico, psicologico e sociale del bambino. In primo luogo, bambini e adulti si devono impegnare nella costruzione del proprio carattere attraverso l’interazione con i loro ambienti; in secondo luogo, gli infanti, specialmente di età inferiore ai sei anni, conoscono un importante percorso di sviluppo mentale. Sulla base delle proprie osservazioni, la Montessori credeva che concedere a questi ultimi la libertà di scegliere e di agire liberamente, all’interno di un ambiente preparato secondo il suo modello, avrebbe spontaneamente contribuito a uno sviluppo ottimale.
Il percorso della mostra è arricchito da approfondimenti, ambienti e stanze interattive. Gli approfondimenti intendono far conoscere sia i principi culturali ed esperienziali ai quali i due protagonisti hanno fatto riferimento all’inizio e durante il loro percorso professionale, sia alcune applicazioni, sviluppi, riscontri e influenze, che il loro operato ha determinato e sta determinando attualmente. Tra gli ambienti allestiti nell’exihibit, si troverà la ricostruzione di un’aula montessoriana, oltre ad ambienti interattivi, come “Il bosco tattile” ideato da Munari, dove il fruitore sarà protagonista di coinvolgenti e inusuali esperienze tattili e multisensoriali.