Mark ritorna alle origini, Wall Street lo punisce
Il web feed, o feed, flusso, è un’unità di informazioni, formattata secondo specifiche, precedentemente stabilite, al fine di rendere interpretabile e interscambiabile il contenuto fra diverse applicazioni o piattaforme. (fonte Wikipedia)
Vi sarete certo accorti che l’11 gennaio 2018, Mark Zuckerberg, deus ex machina di Facebook, Sua Altezza Reale Creatore del (dei) social network più utilizzato al mondo (voci di angeli e luce accecante), ha deciso di cambiare un po’ le regole del gioco e di tornare in un certo senso alle origini, al motivo per cui il sito è nato, cresciuto, è stato scaricato e ha sbancato, conquistando gran parte dell’universo social mondiale. In poche parole ha deciso di cambiare l’algoritmo che regola il News Feed, la sezione notizie, lo spazio più vissuto e consultato della famosa piattaforma, il luogo virtuale che ci tiene connessi alle notizie che ci interessano, a quelle dei nostri amici e dei nostri personaggi preferiti.
Innanzitutto c’è da sapere che la notizia del cambio regole ha fatto tremare Wall Street e il giorno dopo l’annuncio il titolo ha subìto un immediato calo in Borsa (4,5%). Il terrore è stato scatenato proprio dallo stesso boss che ha dichiarato che l’EdgeRank, algoritmo che regola la visibilità dei contenuti e che somma vari fattori (chi ha postato il contenuto, quando l’ha fatto, la tipologia e le interazioni ottenute), porterà gli utenti a passare meno tempo sulla piattaforma, ma ad esserne più soddisfatti; quindi, utenti più contenti, in minor tempo. Il grande capo è un furbo, sa bene che se l’utente è soddisfatto, resterà legato a Fb ancora per tanti anni, senza migrare verso piattaforme rivali. Questo concetto, però, non è chiaro agli investitori, che vogliono solo il qui e subito, tradotto in soldi.
Col nuovo algoritmo del News Feed, Zuckerberg conta di ridurre la fruizione passiva e poco piacevole degli utenti, cioè i minuti che trascorrono a scorrere noiosamente le varie pagine, a beneficio di una fruizione più attiva e piacevole. Dimenticate quindi la testa appoggiata al braccio mentre “scrollate” sbadigliando le varie pagine, tra pubblicità di creme pelviche e spremiagrumi elettrici.
Facebook metterà in evidenza, a scapito dei post pubblici di pagine e aziende, quelli di amici e parenti, persone più vicine all’utente e ai suoi interessi, che quindi, statisticamente, produrranno contenuti più interessanti per lui, alimentando così la sua curiosità; in fondo Facebook è un coacervo di pettegolezzi, amiamo farci i fatti altrui, sia che si tratti nel nostro ex (a cui continuiamo ad augurare l’alopecia a chiazze, o almeno uno squaraus), che del nostro compagnetto della scuola materna, di cui adoriamo farci gli affari.
Il nuovo algoritmo premierà quindi le interazioni dirette, ad esempio i filmati di Facebook live e quei post che genereranno maggiori commenti.
Cosa cambierà invece per le varie aziende o pagine?
Per quanto riguarda le pagine che vivono di visibilità gratuita, non possono lamentarsi: pubblicano a costo zero e sono quindi sottomesse a regole che possono cambiare da un momento all’altro; se Facebook cambia le carte in tavola (algoritmi), devono prenderne atto adattando le strategie di comunicazione.
Per contro, non hanno il diritto di lamentarsi neanche quei brand o media che subiscono un calo della visibilità a pagamento: dovranno investire budget maggiori per ottenere sempre più attenzione da parte di potenziali clienti; lo faranno con piacere, in fondo Facebook è la più grande macchina di advertising mai creata prima, dove a prezzi quasi irrisori, è possibile ottenere enormi campagne pubblicitarie, irrinunciabili nell’attuale mondo del business.
Quindi questo nuovo aggiornamento fa capire che per sopravvivere e non perdere utenti a favore dei siti concorrenti, i social network devono restare luoghi di conversazione, finalità per cui sono nati. Le aziende che riusciranno a umanizzarsi (ad esempio, casualmente, il giornale da cui state leggendo questo articolo), riusciranno a trarre dei benefici, senza disturbare con pubblicità noiose, spam e altri modi poco empatici. Tutti gli altri resteranno al palo, subendo il calo di visibilità, gratis o a pagamento.
C’è anche da notare che Facebook toglie spesso e volentieri (per loro) i like alla nostra pagina perché non vogliamo pagare per la visibilità, e che dopo questo articolo, probabilmente, mi bloccherà l’account dandomi della sovversiva, ma va beh. Se il caro Mark ha qualcosa da dirmi, aspetto un suo messaggio.