L’autore di Mammacqua ha presentato al Napoli Comicon 2018 il secondo episodio di Pricipessa Primula, miniserie di one-shot dedicati all’ambiente e all’ecologia, pensata per l’educazione e la sensibilizzazione dei più giovani. La serie, è infatti un progetto didattico prodotto da una collaborazione del fumettista Paco Desiato con Il Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, le associazioni Equinozio Eventi e Hungry Promotion, la Comicon Edizioni e, a partire dal secondo numero la Scuola Italiana di Comix. Ce ne ha raccontato genesi, obiettivi e ispirazione, in una bella chiacchierata proprio nei giorni del Napoli Comicon.
Come è nata la Principessa Primula?
Il progetto è nato in maniera quasi spontanea. Circa due anni fa incontrai Salvatore Ambrosino, il presidente dell’associazione Equinozio eventi. A lui regalai Mammacqua, e se ne innamorò. Mi disse “guarda io vorrei fare qualcosa per la mia terra, attraverso il fumetto”. Ne è nato anche un contatto col presidente del Parco del Cilento [Tommaso Pellegrino], da cui si è sviluppata l’idea di questo format particolare; l’obiettivo è quella di sensibilizzare gli studenti a un uso più consapevole di risorse inquinanti come plastica o carta.
Il nome completo del format è Storie facili: Principessa Primula. La protagonista è un’ entità naturale, mitologica. È una specie di elfa, con la pelle di colore verde e sulla testa la corolla della primula, il fiore simbolo del Cilento.
Infatti questi due elementi sembrano la cifra della tua narrazione: la metafora favolsitica di matrice mitologica da un lato, e l’attenzione all’ambiente e alle risorse naturali dall’altro. È un doppio legame che lega Mammacqua e Primula...
Me lo fai notare tu adesso, ma in effetti il mio lavoro sembra quasi svilupparsi in maniera naturale verso questa direzione. C’è dietro una volontà di trovare una spiegazione altra rispetto a quella lineare, didascalica e razionale che spesso risulta poco coinvolgente, poco percepibile dal punto di vista emotivo, soprattutto da uno studente della scuola primaria.
Ricordo una cosa che disse il presidente del Parco del Cilento durante una presentazione di Primula, cioè che è molto più efficace raccontare ai bambini l’inquinamento con un fumetto, piuttosto che attraverso uno spiegone di un’ora in classe…. Chiuque si annoierebbe, figurati un bambino abituato ai cartoni animati. Quindi il fumetto si sposa bene con un progetto didattico.
Come avete impostato questo obiettivo didattico nella struttura del racconto?
Affrontando una specifica tematica ambientale per ogni episodio.
Nel primo numero ci siamo concentrati sull’inquinamento dei fiumi. Ne ho parlato a modo mio, immaginando un fiume trasformato dall’inquinamento in un mostro che divora tutto quello che incontra. All’inizio della storia l’identità del mostro è sconosciuta; solo ad un certo punto si scopre che non è nient’altro che il fiume.
Quando i protagonisti se ne accorgono, grazie alla sapienza e alla saggezza della Principessa Primula si crea un dialogo col mostro. Il fiume inizia a parlare, e rivela di essere diventato un mostro perché le persone hanno iniziato a buttare nel suo corso secchi di liquame e immondizia. Così grazie all’intervento dei cavalieri della principessa, in questo caso il lupo, la lontra la tartaruga e Martin, che è un martin pescatore, riescono a risolvere il problema.
Le storie sono ambientate nel Parco Naturale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Ti sei ispirato a fatti specifici o a luoghi particolari?
All’inizio c’era l’intenzione di trovare un corso d’acqua preciso. Abbiamo pensato ora all’Alento, ora al Calore, al Sele, eccetera. Poi abbiamo deciso di esere un po piu generici: il regno in cui abita la principessa primula è l’intero territorio del Parco. Il castello non si sa bene dove sia, è arroccato sugli speroni cilentani. E tutti gli incidenti che capitano sono incidenti simbolici, è più una metafora generale.
Quindi il fiume del primo episodio è un fiume generico, soprattutto perché qualunque fiume può essere inquinato. Come spiego nel fumetto il potere dell’uomo arriva ovunque, anche nei posti più isolati.
E per quanto riguarda questo secondo episodio?
Visto che il primo numero è andato molto bene, ne abbiamo prodotto un secondo, che invece parla della plastica nel mare. Questo sta diventando un problema attualissimo, tanto che se ne parla sempre più anche nei telegiornali meno di settore. Qualche tempo fa magari era relegato nelle notizie del settore scientifico, sai nelle rubriche come Leonardo. Ora ne parla il tg delle 2, della plastica a mare. Questo perché si sono accorti che è ovunque, ed è talmente piccola che i pesci la ingoiano e quindi si nutrono di plastica.
Ed é talmente piccola che non si vede. Rischiamo anche quando andiamo a mare. Magari l’acqua è trasparente ma è piena di frammenti di platica. Ma il problema è legato anche alle correnti, come nel caso della famosa isola di plastica: un’enorme isola di rifiuti plastici creata dalle correnti, che trasportano l’immondizia attraverso il mare.
A me è risultato spontaneo parlare di questo fenomeno perchè purtroppo l’ho visto, anzi lo vedo ogni estate. L’ultima volta sono andato nel posto più tranquillo e isolato della costiera meridionale, che per me è Alicudi. Mi sono detto “porto la mia maschera graduata, così posso godermi i fondali marini: ad Alicudi non c’è niente.” E invece lattine e buste anche lì…
Quando ho disegnato il secondo numero di primula ho inserito proprio una scena che mi sono visto davanti: nuotando con la maschera a filo d’acqua, vedevo la luce che tagliava il mare, e attraverso la luce delle cose che sembravano alghe. E invece erano frammenti di plastica. Mi sono chiesto come ci è arrivata la plastica ad Alicudi. La risposta sono le correnti, che la stanno portando perfino in Antardite: l ‘uomo è riuscito in poco tempo a devastare un mondo che gli è stato dato davvero confezionato in maniera meravigliosa. Il pianeta intero ci regala degli spettacoli, e il Cilento in particolare ha questi panorami caraibici, bellissimi. Ma purtroppo anch’esso rischia di essere inquinato.
Per questo abbiamo prodotto questa storia in cui i personaggi sono direttamente coinvolti in queste problematiche. In questo caso per esempio la tartaruga rischia di morire perché resta incastrata nella plastica. Il nuovo paladino è il gabbiano, che si chiama Jonathan in omaggio al personaggio di Richard Bach [autore del racconto Il Gabbiano Jonathan Livingstone]. L’ho immaginato col cappellino da capitano, e quando gli altri personaggi lo guardano si mettono tutti in riverenza, dato il suo grado.
Anche in questo caso, con il coordinamento dei gabbiani e con l’aiuto di Martin che è una specie di ricognitore consigliere di Primula, i paladini riescono a tamponare il problema.
L‘obiettivo del progetto però, sembra proprio quello di trovare una soluzione definitiva. E questa è individuata nella trasformazione del modo di pensare delle nuove generazioni, attraverso una comunicazione più emotiva che razionale e nozionistica, come dicevi prima.
Infatti, proprio perché la storia serve a spiegare la problematica, e a suggerire che l’unica soluzione è di evitare che questo accada, alla fine della storia abbiamo deciso di creare una scheda didattica, nella quale Martin spiega a uccelli e altri animali, come se fosse un’aula scolastica, come è possibile limitare sprechi e inquinamento, e quanto è importante il riciclo. Nel dettaglio in questo secondo numero spieghiamo come si fa a ricavare il sapone dall’olio esausto: meglio che l’olio sia trasformato in sapone piuttosto che venga gettato in mare ed inquini.
E per il futuro? Quanti numeri prevede il progetto?
Non lo abbiamo ancora deciso precisamente. Pensiamo di farne una miniserie, e abbiamo già pubblicato due numeri. Il terzo però è in programma: stavo pensando agli incendi, un altro problema molto grave che attanaglia le nostre coste.