Il promontorio di Punta Campanella è un’area che dall’VIII secolo vedeva la presenza di comunità indigene che verso la metà del VI secolo a.C. si spostò sulla costa (Pompei – Stabia) e negli scali commerciali della Penisola Sorrentina, punti di passaggio dei traffici etruschi. Verso la fine del V sec. a C. tutta la Campania cadde progressivamente in mano agli Osco-Sanniti, popolazioni italiche che discendevano dai monti del Sannio, e da Cuma a Poseidonia (Paestum), l’unica isola di grecità rimarrà Neapolis, fondata dagli Eubei (primi colonizzatori greci d’occidente). Dalla fine del IV cominciò la penetrazione dei Romani che sarà definitiva dal 90/80 a.C. Con la romanizzazione si assistette ad una grande opera di trasformazione del territorio. L’impianto urbano sorrentino, risalente al periodo osco-sannita, ricevette un nuovo assetto con la monumentalizzazione di alcune insulae dove sorsero terme, teatro, foro ed edifici pubblici annessi. Il territorio si popolò di ville rustiche legate alla produzione del rinomato vino sorrentino e di fornaci per la produzione di anfore (molto richieste) e calici. Da Vico Equense a Punta Campanella e oltre, una massiccia opera di edificazione ebbe luogo in tutti i punti più panoramici della costa, dove sorsero grandiose ville di famiglie di aristocratici romani. Al posto di queste ville furono edificate nel XVI secolo molte delle torri di avvistamento contro i Saraceni. Altre videro in seguito il sorgere di monasteri o di ville private. Presso le ville rustiche, disseminate nel territorio, sorsero, invece, nel Medioevo, e più marcatamente, dal XVI secolo, i primi nuclei dei vari Casali. Al Promontorio di Punta Campanella si giungeva anche da mare, attraverso due approdi: uno occidentale e uno orientale. La presenza di un’area sacra dedicata al culto di Athena/Minerva è indicata anche dalla scoperta di un’epigrafe in lingua osca, databile alla prima metà del II secolo a.C. L’iscrizione, incisa sulla parete rocciosa risalente dall’approdo orientale, nomina tre meddices Minervii (magistrati) che appaltano e collaudano i lavori per l’approdo stesso al santuario e la costruzione della scala intagliata nella roccia. Questa epigrafe, oltre a confermare la divinità di culto del santuario, comprova la presenza sannitica all’estremità della penisola sorrentina e l’amministrazione del santuario stesso. Il culto di Athena, venerata ora come Minerva, a Punta della Campanella, dovette godere, quindi, di una grande importanza ancora nel II secolo a.C., quando il collegio dei decemviri romani lo accosta al Campidoglio come luogo in cui sacrificare vittime maggiori. Inoltre, chi veniva da nord o risaliva da sud la costa tirrenica, una volta giunto nel golfo che gli antichi chiamavano Cratere, poteva ammirare un panorama mozzafiato. In questo golfo sono ambientate numerose leggende di dei ed eroi: fra i tanti c’erano le Sirene, Heracle, Odisseo, Enea.