In un momento in cui per la maggior parte di noi viaggiare è diventato un ricordo lontano, all’aeroporto di Milano Malpensa è stata installata un’opera che ci permette di fare il giro del mondo in 50 passi. Rivedere e rivedersi, nelle città e nei viaggi che tanto ci mancano, da New York a Sydney, da Istanbul a Barcellona, è esattamente ciò che succede con “Un ritratto di chiunque, ovunque“, la grande installazione dell’artista Daniele Sigalot, dove trasforma le città in grandi specchi capaci di coinvolgere e stravolgere l’immagine di chi vi si riflette. Curata da Luca Beatrice, è visibile fino al 30 giugno 2021 presso la Porta di Milano al Terminal 1 dell’omonimo aeroscalo. La monumentale opera, nata tra la collaborazione tra Sigalot e l’azienda della lavorazione dei metalli Wetzel&Magistris, consiste in 12 mappe di 12 città incise al laser su lastre di acciaio lucido e disposte in un cerchio di 35 metri di diametro. Quando qualcuno si specchia in una di queste lastre, l’immagine che gli viene restituita è un caleidoscopio di lineamenti rimodellati e plasmati dalle strade e dagli edifici della città incisa sull’acciaio.
Osservando l’installazione emerge la capacità dell’artista nel trascinare i fruitori su un duplice binario: emotivo ed estetico. Il primo è caratterizzato dall’innesco di processi neurobiologici che sottendono ai sentimenti. Il secondo, rimanda a forme e immagini riconducibili alla storia dell’arte. Da acuto osservatore della realtà, Sigalot traspone sul metallo una “geografia empirica”, in cui sono concentrate tutte le sue esperienze, partendo dai luoghi in cui ha vissuto: Roma, Milano, Barcellona, Londra, Berlino e Napoli. Sono tutte città che lo hanno cambiato moralmente e fisicamente, oltre ad essere fonte per una produttiva creatività suggellata con mostre personali di caratura nazionale ed internazionale. Incidere una mappa di una metropoli su una superficie lucida, significa sovrapporre il proprio “contenuto”, (emozioni e situazioni) su un “contenitore” circoscritto, un cerchio di 35 metri di diametro. Non è solo una rappresentazione grafica di un determinato luogo: è una mappa che segna un “tracciato”, un vissuto in cui ognuno può immedesimarsi o dissociarsi. Lo specchio in cui si riflette l’immagine di sè stessi, diventa il medium per percorrere i “paesaggi dell’anima, dei “viaggi” a ritroso, alla scoperta e riscoperta delle esperienze vissute. La topografia di una città ed i lineamenti del corpo riflesso diventano le “linee guida” verso mondi interiori.
L’approccio creativo di Sigalot non è prettamente emozionale, ma anche psicologico. L’immagine riflessa del fruitore allo specchio, si sdoppia, si moltiplica e si frantuma, generando tante possibili identità. L’artista ha la capacità di indurre il fruitore verso una riflessione sul concetto di identità, riconducibile al pensiero pirandelliano della disgregazione dell’Io nell’opera letteraria “Uno, nessuno e centomila”. Non esiste una sola forma che l’Io dà a sé stesso. Sussistono nella società la persona e il personaggio, ciò che l’Io dà a tutti gli altri. E in questa moltiplicazione che si perde l’individualità, da «uno» diviene «centomila», quindi «nessuno».
Da un punto di vista estetico, invece, sono tantissimi gli esempi nella Storia dell’Arte “degli specchi e dei riflessi”, con risultati eterogenei. Le storie riflesse negli specchi manifestano ad esempio: la vanità e la malizia delle dee e la freschezza di giovani fanciulle nei dipinti del Rinascimento e del Barocco, l’estasi di fragili Narcisi in Caravaggio, lo sguardo sicuro del pittore che ritrae sé stesso, stanze dilatate e duplicate, e, infine, alberi, case, cieli, mari e luoghi dell’immaginazione. Diversi sono, invece, gli esempi nell’arte contemporanea, nonostante si tratti delle immagini distanti dalla realtà fenomenica a cui siamo abituati, sembra essere ispirata proprio agli effetti più stranianti che si possano ottenere con gli specchi. E’ il caso dei quadri specchianti di Michelangelo Pistoletto o le opere di Anish Kapoor che alterano la percezione dello spazio, fino ad arrivare allo stesso Sigalot, che con la sua creatività, genera interessanti spunti di riflessione sull’individuo e sulla identità, ponendo le basi per la ricerca del proprio gate, in attesa di intraprendere un nuovo viaggio.