Esistono virus giovani che hanno subito conquistato le vette del successo mediatico come il neonato SARS-CoV-2 (comunemente noto come Coronavirus), ed esistono virus anziani, anzi molto antichi che convivono con il genere umano da millenni, come nel caso dell’Hepatitis Virus B (HBV).
Nel corso di queste migliaia di anni il virus, si è spostato, si è trasformato, si è adattato a noi, ma fortunatamente la scienza negli ultimi decenni ha fatto passi da gigante, passi più veloci dell’evoluzione naturale del virus e forse siamo vicino ad una conclusione. Questa convivenza forse giungerà ad un termine grazie a due passaggi fondamentali, uno è in primo luogo il piano di vaccinazione e il secondo è basato sull’utilizzo delle terapie antivirali. Ovviamente è il vaccino che ha gettato le basi per l’eradicazione dell’HBV, grazie ad esso blocchiamo da subito la possibilità di diffusione e di infezione dell’essere umano ed infatti dal 1991, anno in cui la vaccinazione è stata resa obbligatoria, il numero di infezioni HBV è drasticamente calato nel nostro paese.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che nel mondo siano circa 257 milioni i portatori cronici HBV e che solo il 10% sia consapevole del proprio stato di portatore. Inoltre l’OMS stima che nel 2015 circa 887 mila persone sono morte a causa delle conseguenze dell’epatite B.
Il virus HBV viene trasmesso attraverso fluidi corporei quali sangue, liquido seminale e secrezioni vaginali. Le cause più frequenti di contagio sono:
- rapporti sessuali non protetti;
- condivisione di oggetti personali come manicure, rasoi, spazzolini da denti etc.
- condivisione di siringhe che dovrebbero essere monouso (frequente nella tossicodipendenza).
- può inoltre essere trasmessa dalla madre al neonato durante il parto.
In quest’ultimo caso è importante proteggere il bimbo con la somministrazione di immunoglobuline e vaccinazione alla nascita.
L’infezione da HBV però può evolvere in modi diversi, infatti nella maggior parte dei casi (circa l’80%) il nostro organismo è in grado di difendersi e di produrre gli anticorpi atti a impedire la replica virale, il virus in realtà non scompare del tutto dal nostro corpo, ma rimane segregato e controllato dal nostro sistema immunitario.
Nella minoranza dei casi invece, il nostro organismo, una volta venuto a contatto con il virus, potrebbe non essere in grado di sviluppare gli anticorpi e l’HBV può convivere nel nostro corpo inducendo in tal caso danno cronico al nostro fegato. Tale processo infiammatorio nel corso degli anni può portare a gravi conseguenze come lo sviluppo di cirrosi ed epatocarcinoma.
È opportuno, soprattutto nei pazienti non vaccinati, eseguire uno screening ematico per capire se si è mai venuti in contatto con il virus dell’epatite B. Gli esami fondamentali da effettuare sono: HBsAg (antigene espresso dal virus HBV), HBsAb (l’anticorpo prodotto dal nostro organismo, lo stesso anticorpo presente nel caso di vaccinazione), HBcAb (anticorpo prodotto dal nostro organismo), eventuale ricerca dell’HBV-DNA che valutala presenza stessa del DNA virale ed è un test fondamentale per l’eventuale percorso terapeutico.
Di seguito uno schema per meglio comprendere le diverse possibilità cliniche:
HBsAg | HBsAb | HBcAb | HBV-DNA | |
+ | – | + | + | Infezione attiva |
+ | – | + | – | Infezione non attiva |
– | + | – | – | Vaccinazione |
– | + | + | – | Infezione pregressa |
– | + | – | – | Infezione pregressa |
Nel caso di infezione cronica da HBV è anche molto importante effettuare un test per la ricerca di anticorpi anti-HDV (Hepatitis Virus D). Quest’ultimo è un altro tipo di virus in grado di attaccare il fegato, ma necessita della presenza del virus HBV per poter entrare ed attaccare il nostro organismo.
Come nel caso dell’infezione da HCV, anche la presenza cronica di virus B potrebbe essere del tutto asintomatica. In molti casi ci si accorge dell’infezione grazie ad un prelievo di controllo con evidenza di alterazioni delle transaminasi (anche se queste potrebbero risultare del tutto normali in corso di infezione cronica) o nella peggiore delle ipotesi quando il virus ha creato un danno così rilevante da manifestare sintomi di cirrosi epatica o epatocarcinoma (HCC).
Nel caso di infezione cronica ed attiva di HBV è fondamentale sottoporsi a controlli di routine, poiché le attuali terapie permettono di sopprimere la carica virale ed evitare l’evoluzione in cirrosi o lo sviluppo di HCC. I nuovi farmaci antivirali (Entecavir, Tenofovir) sono in grado di sopprimere completamente la carica virale, purtroppo però la terapia non ha uno schema ben definito e può durare diversi anni. Si deve però tener presente che i suddetti farmaci sono ottimamente tollerati e con bassi effetti collaterali, per tale ragione generalmente non insorgono significative complicanze anche in caso di terapie lunghe diversi anni.
Come per molte malattie virali dannose nei riguardi del fegato, è importante intervenire in tempo per evitare conseguenze irreversibili, quindi nessuna paura nei riguardi dei vaccini (che hanno fanno la storia in senso assolutamente positivo) e nel sottoporsi a controlli atti a valutare la possibile infezione da virus HBV per poter intervenire in tempo con terapie adeguate a ridurre il rischio di complicanze.