This is the beginning of your day
Life is more intricate than it seems
Always be yourself along the way
Living through the spirit of your dreams
– Ordinary Day –
Non a caso ho scelto questo pezzo e questa citazione.
E’ il pezzo d’apertura del primo disco solista di Dolores dopo la rottura con i Cranberries; una rottura per niente contestata o acclamata, una cosa normale insomma. Perché quando ci penso, e ci pensavo già da bambino, quando finisce la musica non finisce un mondo…è una cosa normale, e si va avanti.
Ricordo bene l’uscita di quel disco e di quanto erano particolari quelle sonorità. Un genere che toccava tutto, dal rock, al pop, allo sperimentale…e tutto magistralmente coordinato da una voce unica e davvero inconfondibile.
Oggi Dolores Mary Eileen O’Riordan non c’è più, se n’è andata, e lo ha fatto nel mentre faceva quello che da sempre sapeva fare bene…registrare le sue canzoni.
Io non scriverò cose di vita personale o stupidaggini per fare utenza; né io né la musica ne abbiamo bisogno, ma vi scriverò di quello che alcuni di questi pezzi hanno significato per noi ragazzi dell’epoca.
Esiste una canzone che si chiama “Zombie”; una canzone semplice alla fine. Un giro di basso corposo, una bella batteria compatta, una chitarra distorta…tutte cose comuni alla fine; ma questo pezzo aveva una particolarità…e stava proprio nella voce di chi cantava. Non è un caso se, questo, risulta essere uno dei brani più coverizzati, suonati e passati al mondo; non era solo facile, era BELLO. Non importa se non ricordate come si suona o quale sia il testo basta che andate vicino a chiunque e ne abbozzate il ritornello e lui la conoscerà. Era bello, punto.
Nella voce di Dolores si può riconoscere davvero l’Irlanda (e non vaneggio vi assicuro); tramite quei suoi acuti e quei suoi vocalizzi estremamente versatili si è inciso un pezzo di storia della musica. E’ impossibile non riconoscerla una seconda volta, dopo un primo ascolto. E’ una voce grintosa e dolce; particolarmente sferzante. Un pezzo,a mio avviso, di storia che non ritornerà più, non perché il mercato discografico è in crisi, o perché non c’è più musica genuina, o ancora perché si sono persi i valori; ma proprio perché era musica nata con la semplicità e l’unicità di chi alla fine voleva fare solo della musica.
Non credo di avere altro da aggiungere; sarebbe superfluo. Non c’è bisogno di raccontare di tutte le esibizioni a scopo umanitario, con Pavarotti e molti altri grandi; non c’è bisogno di raccontare tutte quelle cose che con la musica non c’entrano; oggi abbiamo perso e salutiamo un altro pezzo davvero importante della musica mondiale. C’è solo una cosa che mi rende un po felice, ed è il fatto che so per certo che un giorno ci prenderemo di nuovo per mano e cambieremo la realtà.