Non si riescono a trovare parole se non una: inesauribile! Quando vedi un cantante di oltre settanta anni, vestire i panni del rocker e coinvolgere un intero stadio per più di due ore di concerto, viene la curiosità di chiedersi con quale spirito dell’aldilà abbia fatto un patto. Vasco è l’incarnazione del rock, ribelle, malinconico, duro, perverso, politicamente scorretto, amato da più generazioni, un comandante con un esercito pronto a intonare la prossima strofa a memoria, che unita a mille altre voci colpisce forte come un pugno.
In un’atmosfera in cui il rocker di Zocca coniuga passato e presente, con una scenografia futuristica fatta di immagini e giochi di luci, ogni singolo spettatore diventa comparsa nei suoi concerti, cantando a memoria ogni strofa, ballando, saltando, urlando, gettando via dal proprio corpo tutti i problemi, le paranoie, l’ansia, almeno per una notte. E’ il popolo di Vasco che da ormai più di quarant’anni riempie stadi e palazzetti dello sport, per seguire il cantante.
Siamo stati a Bari all’ultima data di un tour iniziato a Milano, che ha frantumato ogni record, il comandante si è presentato al San Nicola dove tutto era magicamente eccessivo, dal palco di 28 metri ai giochi di luci psichedeliche. Alle spalle due enormi V mentre un dragone sputa fuoco e un enorme cuore pulsa all’impazzata. E poi l’esplosione della sua voce, prepotente e incazzata, Vasco non si risparmia, non lo fa mai, il palco è la sua casa e il pubblico il sangue che scorre nelle sue vene.
Le canzoni si susseguono come un lungo racconto di cui Vasco è voce narrante ed è un susseguirsi di emozioni e ricordi, per ogni generazione presente allo stadio, dall’uomo dai capelli bianchi che indemoniato balla a torso nudo, alla giovanissima che urla ogni singola strofa con le lacrime di felicità che le colorano il viso, al neonato che dorme cullato fra le braccia della madre, sognando un mondo migliore.
E quando arrivano le note dell’intramontabile “Albachiara”, c’è la certezza che il suo saluto, questa volta, è un semplice arrivederci, perchè il Kom non si ferma e dà a tutti appuntamento al 2025, ed è giusto così, in un momento storico di completa incertezza, la gente ha bisogno di vivere in una favola, anche solo per una notte.