Nei pressi di Piazza Mercato, ubicate nel quartiere Pendino, vi sono tre vicoli dai seguenti nomi: Vico rotto al Lavinaio vico Colonne al Lavinaio e vico Ferze al Lavinaio .
A primo acchitto, si attribuirebbe il termine Lavinaio alla lava fuoriuscente dalle eruzioni vulcaniche del Vesuvio. Il termine, in realtà, non fa riferimento a ciò, Lavinaio, invece, si rifà al termine “lava”, che anticamente indicava un flusso di acqua piovana e fango che scorreva proprio lungo quelle strade .Esse rappresentavano il fossato angioino dove si incanalavano queste lave che erano poi destinate alle spiagge ubicate all’altezza del Castello del Carmine. In seguito, il Castello venne demolito e le acque vennero deviate all’altezza dell’Arenaccia.
Soltanto in seguito, dopo la potente esplosione del Vesuvio nel 1631, il termine Lavinaio cominciò ad indicare anche lo scorrere tumultuoso di lava e gas fuoriuscito dal Vesuvio, ma, il riferimento originario resta sempre quello dei flussi di acqua pluviale.
La zona del Lavinaio, è tradizionalmente conosciuta per essere quella dove si è riscontrato il primo malato di peste che colpì tragicamente Napoli nel 1656 . Sembrerebbe che la malattia sarebbe stata portata nella città campane da alcuni topi giunti a bordo di nave provenienti dalla Sardegna e il primo ad esserne infettato sarebbe stato proprio un giovane di vico Lavinai, il quale lavorava proprio alla dogana del porto di Napoli, e il resto è storia.
Secondo alcune fonti, furono 450.000 le persone infettate, e ne morirono 200.000.
Le strade ormai erano talmente piene di cadaveri in putrefazione che le carrozze non avendo più strade libere, erano costrette a passare sopra i corpi senza vita. Finalmente verso la fine di agosto del 1656 arrivò una lunghissima pioggia incessante che caratterizzò l’inizio della fine della Peste a Napoli.
Si aprì subito dopo la lotta fra Gesuiti e Teatini: ognuno affermava che il “proprio” santo aveva allontanato la peste. Gli ultimi eressero a Piazza San Gaetano una scultura commissionata come voto per la guarigione della città dalla pestilenza.