In occasione della presentazione del documentario Napoli 2050, ho fatto una bella chiacchierata con Vincenzo Nemolato. L’attore, voce narrante del documentario, mi ha raccontato di sé, sei suoi progetti e di Scampia.
A voi.
Il tuo ruolo di voce narrante nel documentario Napoli 2050, che impressione ti ha fatto?
La mia è una partecipazione ad un progetto che ha dei fini anche più grandi, di accompagnamento a dei ragazzi che devono scoprire un linguaggio, un mondo. Il mio ruolo è quello del narratore che ci accompagna in questa Napoli del futuro.
Cosa porti di Scampia nella tua arte?
Le mie origini sono un po’ la mia arma segreta, sono molto legato a quel posto, ai sacrifici che hanno fatto i miei genitori, quell’umanità caratteristica di quei luoghi che ha accompagnato la mia adolescenza. A Scampia iniziai a fare teatro con un progetto scolastico, il titolo era Arrevuoto, da lì fui selezionato e ho iniziato a recitare.

A marzo 2026 sarai al Mercadante con lo spettacolo Changing the sheets, mi accenni qualcosa?
Sarà il primo progetto della mia nuova compagnia teatrale CDP (Compagnia del pesciolino) fondata da me e dalla mia compagna Federica Sandrini, anche lei attrice. Sarà anche la mia prima regia con me in scena e con un’altra attrice da selezionare.
Come hai affrontato il ruolo di Riccardo Schicchi in Supersex?
Il ruolo è arrivato in un momento in cui iniziavano stratificare i ruoli già interpretati e sentivo che l’esperienza maturata fino a quel momento non bastava per dare “forma” a Riccardo Schicchi. Era una caratterizzazione ma doveva avere la forza del protagonista. Schicchi era caratteristico anche nel viso, nella camminata, nel modo di parlare, dargli solo un carattere forte non deponeva a favore della sua forte personalità. Così ho cominciato a lavorare sulla parlata, non solo sul suo accento. Ho costruito un modo di parlare e poi ho cercato di usare dei caratteri, quel ghigno tipico.
Dopo Duse ora al cinema che progetti hai?
A breve sulla RAI la serie Noi del Rione Sanità. Una serie ispirata alla storia di Padre A. Loffredo. Io interpreto il personaggio di Asprinio, il tipico femminiello napoletano, che trova rifugio in questi ambienti ecclesiastici.

