Walter Ricci, classe 1989, è cresciuto in un ambiente musicale grazie agli stimoli provenienti dal padre musicista. Si forma così ascoltando ogni genere di musica ma, fin da giovanissimo, è il jazz in tutte le sue forme ad incuriosirlo e ad affascinarlo, dallo swing al bebop al jazz contemporaneo. E da Napoli alla conquista del mondo con dei ritmi a cui è impossibile resistere. Ho incontrato Walter in occasione del Concerto dell’Epifania per intervistarlo per parlare di swing, di pop e Napoli
Una carriera nel jazz da dove parte?
La mi carriera parte da molto lontano, quando appena tredicenne mi fu regalato un disco di Freddie Hubbard (è stato un trombettista statunitense di musica jazz, ndr) che mi fu donato da un amico di mio padre, che è stato anche un po’ il mio mentore, si chiama Bruno Mancino.
Napoli è una città che ama il jazz?
Napoli ama il jazz e qui non è mai mancato. Io ho avuto grandi maestri napoletani e salernitani.
Quali sono stati?
I fratelli Deidda e Fabrizio Bosso e Stefano Di Battista.
Qual è il punto di intersezione tra Napoli e la musica jazz?
L’anima , il “soul” presente nella musica napoletana; secondo me Napoli è ancora più potente. Prendendo la tradizione napoletana – ed essendo io napoletano- ho dato un punto di forza alla dinamica del jazz.
Il tuo ultimo lavoro discografico Naples Jazz è uscito lo scorso anno, me lo definisci con tre parole?
Spumeggiante, colorato e invitante.
Progetti futuri?
Dopo tanti concerti sold out ho un disco molto importante che uscirà verso marzo 2025