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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
Eventi

Weekend di performance presso SpazioKörper

Redazione
Redazione 1 mese fa
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10 Min Lettura
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Giovani coreografi sul palco di SpazioKörper

In collaborazione con C.I.M.D. –
Centro Internazionale di Movimento e Danza

Tra i temi delle performance, il rapporto tra assenza e presenza,

le suggestioni di Baia e lo scrolling sui social

Sabato 17 e domenica 18 maggio

Nuova collaborazione per il Centro di Produzione della Danza Körper: sabato 17 e domenica 18 maggio lo spazio di via Vannella Gaetani ospiterà due serate, che si concluderanno con l’incontro con il pubblico Nciuc’ con Gabriella Stazio di Movimento Danza, all’insegna dei giovani talenti e della sperimentazione, realizzate nell’ambito del format KörpermeetsIncubatori in sinergia con C.I.M.D. – Centro Internazionale di Movimento e Danza, fondato dalla formatrice e coreografa milanese Franca Ferrari per fornire strumenti utili agli artisti che approcciano al mondo della coreografia. A salire sul palco di SpazioKörper alcuni dei progetti selezionati dal Centro Internazionale, per dare continuità al loro percorso.

 

Sabato 17, a partire dalle ore 19.00, si susseguiranno le creazioni “Traces from the Edge”, “Vanessa” e “Baia”, della durata di circa 20 minuti ciascuna.

“Traces from the Edge”, di e con Beatrice Capanni, è una riflessione performativa sul rapporto tra assenza e presenza. In uno spazio sospeso e indefinito, un corpo in movimento

si abbandona alla contemplazione di istanti, intrecciando gesti e traiettorie con l’ambiente circostante. Dal gioco sottile di dissolvenze e trasformazioni che ne scaturisce, si apre la strada ad un’indagine sui confini tra interno ed esterno, tra visibile e invisibile. Partendo da una riflessione sui non luoghi – quegli spazi anonimi e transitori definiti dall’antropologo francese Marc Augè – il lavoro nasce dalla volontà di esplorare il rapporto tra assenza e presenza, sviluppandosi attraverso una serie di pratiche corporee mirate ad indagare i molteplici aspetti del distacco dalla realtà circostante. Lo spazio scenico si articola attraverso una serie di traiettorie luminose che evocano frammenti di ambienti asettici e indefiniti, mentre il suono introduce un senso di instabilità e tensione che amplifica il dialogo con l’ambiente circostante. Al centro del progetto vi è il corpo, che diventa veicolo di indagine e trasformazione, una materia porosa attraversata da stimoli esterni e interni. “Traces from the Edge” si propone come un’esperienza che, partendo da una riflessione critica sugli spazi contemporanei, invita ad esplorare nuove modalità di percezione e relazione con il presente per riscoprire ciò che spesso rimane inosservato: le dimensioni intime, fragili e inaspettate che abitano ogni istante.

“Vanessa”, progetto a cura di Beatrice D’Amelio, nasce da una riflessione sulle costrizioni, visibili e invisibili, che regolano il corpo nello spazio sociale e si sviluppa attorno alla relazione tra il corpo, inteso come soggetto, ed il telo, che diventa una seconda pelle, separando l’interno dall’esterno. La plastica diviene simbolo di un vincolo imposto, ma anche di un habitat naturale all’interno del quale si è destinati a nascere e che può essere attraversato, deformato o infranto. Il lavoro è ispirato alla Vanessa Atalanta, una farfalla tipica delle regioni mediterranee che, come tutte le farfalle, attraversa un processo di metamorfosi che la porta a trascorrere gran parte della sua vita in una forma considerata poco attraente, quella del bruco. Solo in seguito si trasforma, rivelando la sua bellezza e guadagnandosi l’ammirazione dello sguardo esterno. Vanessa affronta il tema della repressione del corpo nella società contemporanea. La scena è dominata da un telo di plastica, una barriera semitrasparente che separa e al tempo stesso rivela, creando un confine ambiguo tra libertà ed oppressione. Il movimento si articola tra tentativi di adattamento, ribellione e trasformazione, ponendo al centro la tensione tra il desiderio di espressione e i limiti imposti dall’esterno.

“Baia” vede in scena Marco Casagrande e Nicolò Giorgini, che ne hanno firmato il progetto, ispirato all’omonima località dei Campi Flegrei. Lo spazio stesso viene plasmato dall’uso di un videoproiettore, che intreccia luce e ombra in una narrazione visiva in costante evoluzione. Le proiezioni creano un dialogo tra i corpi e l’ambiente. Partendo dalla suggestione della città sommersa di Baia, il progetto riflette su ciò che perdura e sulle tracce che riecheggiano nello spazio e nel tempo. Due corpi percorrono, ripercorrono, riavvolgono, crollano. Il corpo si fa fondale. Si posa lì dove il tempo si ferma. Baia è ciò che resta: un frammento di tempo sospeso, dove il corpo, il suono e l’immagine si fondono per dare vita a un nuovo paesaggio. Lo spazio stesso viene plasmato dall’uso di un videoproiettore, che intreccia luce e ombra in una narrazione visiva in costante evoluzione. Le proiezioni creano un dialogo tra i corpi e l’ambiente, trasformando il paesaggio in una dimensione onirica, dove ogni immagine evoca una memoria e ogni movimento diventa un riflesso.

Domenica 18 maggio, dalle ore 18.00, ancora tre performance, “Greetings from the Void”, la cui ideazione e regia sono firmate da Edoardo Sgambato e Priscilla Pizziol che saranno anche in scena, intreccia coreografia e installazione dando voce alla sensazione dilagante di incertezza esistenziale e disorientamento che caratterizza la nostra epoca. La coreografia interagisce con un paesaggio sonoro e luminoso che si evolve in tempo reale. Da ogni movimento si genera un frammento sonoro, registrato e processato all’interno di un ecosistema musicale dinamico. Questo ambiente sensoriale, in cui corpi, luce e suono interagiscono, dà vita ad una narrazione ricca di significati potenziali. L’opera invita a confrontarsi con l’idea della possibilità di una libertà radicale: è possibile accettare l’assenza di un senso universale e abbracciare pienamente la responsabilità di creare il proprio significato?

Gli interpreti oscillano tra la vitalità e l’inanimato, oggettificati dal peso delle loro stesse azioni. Abitano un vuoto che non è assenza ma processo attivo di svuotamento. Ogni gesto è un atto di (de)composizione: un equilibrio precario tra il costruire e il disfare, il comporre e lo svuotare. Ciò che accade in scena potrebbe non finire mai, come un ciclo eterno di scoperta e abbandono.

“Good Vibes Only (beta test)”, concept e performance di Francesca Santamaria, è il primo capitolo del macroprogetto “GOOD VIBES ONLY”. Il lavoro si articola come un beta test, ovvero la prima fase di verifica di un software in condizioni di utilizzo reali da parte di utenti reali; il punto di partenza è l’indagine del concetto di scrolling, e, prendendo in prestito la struttura del free trial, arriva poi ad interrogarsi sul rapporto tra performatività e consumo. Lo scrolling è un atto fisico semplice, veloce, immediato. Un gesto singolo, ripetitivo, ossessivo, che l’essere umano del ventunesimo secolo esegue in media almeno cento volte al giorno. Un’azione che, dallo scorrere di un dito su uno schermo, permette di viaggiare, potenzialmente all’infinito, tra innumerevoli contenuti. Un’azione che nella sua semplicità e nella sua ridotta ampiezza fisica, apre una voragine di interrogativi esistenziali, politici, sociologici, etici sul mondo contemporaneo. Per questo motivo la progressione dei capitoli riprende la struttura delle Freemium App, che prevedono una diversificazione di offerte, composte da: Free Trial, Premium Version, Gold Version.

“Columba Domestica”, con concept, testi e danza di Margherita Celestino, trae il nome dal primo piccione addomesticato, un animale simbolo delle città, spesso trattato con diffidenza per il suo ruolo equivocato di intruso, ma capace, invece, di adattarsi e orientarsi in ambienti complessi, generare parentele e veicolare messaggi tra umani e non umani. Il lavoro è un’indagine sulla differenza tra mappa (rappresentazione di uno spazio, descrittiva ed emotiva) e territorio (il luogo che possiamo effettivamente attraversare). Attraverso movimento e scrittura, indaga la relazione tra il corpo, l’ambiente e i modi non lineari con cui la memoria rielabora l’esperienza. La necessità è quella di riportare al centro l’affettività come nuovo modo per orientarsi in un mondo sempre più dominato dall’estrazione, dal consumo e dall’oblio.

Per le produzioni in tour di Körper, venerdì 16 maggio, all’interno del Festival Azioni di Danza, andrà in scena il lavoro di Adriano Bolognino “ Gli Amanti”, in una serata condivisa con Glenda Gheller, mentre sabato 17 maggio il lavoro di Francesco Marilungo “Stuporosa”, sarà presentato in prima regionale presso il Teatro Rossini di Pesaro.

“Cani Lunari_Primo Studio” e “Stuporosa” saranno presentati rispettivamente il 26 e 28 maggio a Castrovillari nell’ambito del prestigioso Festival Primavera dei Teatri.

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