Yara, diretto da Marco Tullio Giordana, è il film incentrato sul caso di Yara Gambirasio, interpretata da Chiara Bono, la tredicenne di Bembrate di Sopra, nel Bergamasco, misteriosamente scomparsa nel 2010 dopo aver terminato una lezione di ginnastica ritmica presso il centro sportivo del suo paesino. Quella fredda sera del 26 novembre di 11 anni fa, Yara non fa ritorno a casa; iniziano così per la famiglia mesi di inferno, nei quali si chiedono se la giovane sia ancora viva. Solo il ritrovamento del corpo della ginnasta permetterà di ottenere un primo indizio, un DNA sconosciuto, che consentirà, dopo una lunga ricerca e un grande aiuto da parte di tutta la popolazione di Bembrate, d’individuare un sospettato, un uomo, Massimo Bossetti, fino a quel momento per nulla preso in considerazione.
La storia di Yara, purtroppo, la conosciamo tutti e la risoluzione del caso non è stata semplice. L’antenna mediatica ha tenuto l’intero popolo italiano col fiato sospeso per ben 4 anni, finché la tenacia della PM Letizia Ruggeri non è riuscita a mettere un punto definitivo a questa orribile vicenda di cronaca nera. La pellicola, che dura circa un’ora e mezza, racconta gli episodi salienti dell’indagine, cercando di sottolinearne i dettagli senza però mostrare immagini troppo forti che potrebbero urtare la sensibilità di molti. Fa infatti molta impressione assistere al racconto dettagliato di un omicidio avvenuto realmente e del quale tutti noi ormai conosciamo le circostanze.
Massimo Bossetti, condannato in via definitiva all’ergastolo, dal carcere continua ancora oggi a dichiararsi innocente e non ha mai ammesso di aver compiuto il reato. Nonostante la sua lucida fermezza, le prove contro di lui sono schiaccianti, perché il suo DNA era presente sul corpo della vittima, in particolare sui suoi indumenti intimi. Nel racconto si vede con quanta forza e dignità la famiglia della ragazza ha affrontato la tragedia immane che l’ha colpita, ma ciò che viene messo in risalto è il punto di vista della PM, interpretata da Isabella Ragonese, che si è dedicata con tutta sé stessa a questo caso. Ostacolata e criticata, Letizia Ruggeri ad un mese dall’archiviazione del caso, stava quasi per arrendersi, ma una svolta fondamentale riuscì a farle ritornare la voglia di combattere per la verità. Un caso non facile, che sicuramente sarebbe rimasto irrisolto se dietro non ci fosse stata la tenacia di chi ha guidato le indagini, senza mai badare a spese. Talmente grandiosa è stata la bravura della PM che bisognava raccontarlo con questo film, uscito il 18 ottobre. Purtroppo quella che sembra una storia inventata è la cruda verità e l’insospettabile padre di famiglia Massimo Giuseppe Bossetti è stato infine smascherato. Drammatico ma vero!