Serata da incubo per il Napoli, nella partita d’esordio della nuova maglia disegnata per Halloween: 4 giorni dopo il k.o. agrodolce con il Real Madrid, giunto al termine di una prestazione incoraggiante e sfortunata, la Fiorentina di Italiano domina al “Maradona”, battendo una squadra irriconoscibile e, per lunghi tratti, inguardabile.
La partita si è messa subito in salita per i Campioni d’Italia, costretti a inseguire dopo appena 7′ gli ospiti per via del gol di Brekalo, pronto a ribadire in rete il pallone respinto dal palo su incornata di Martinez Quarta e a beffare un incerto Meret.
I partenopei sono apparsi a lungo abulici, forse scarichi dopo la partita di martedì, probabilmente più dispendiosa sul piano nervoso che su quello fisico: dopo un primo tempo soffertissimo il Napoli è comunque riuscito a riacciuffare il pareggio proprio allo scadere grazie a un guizzo del solito Osimhen, fulmineo nell’anticipare Terracciano su un retropassaggio suicida di Parisi e freddo nel trasformare il conseguente inevitabile calcio di rigore.
L’inizio ripresa era sembrato preludere al sorpasso degli azzurri, che hanno sciupato anche una clamorosa occasione proprio con Osimhen, che dopo aver anticipato Milenkovic si è lasciato ipnotizzare da Terracciano, ma il nuovo vantaggio viola siglato da Bonaventura ha mandato ko gli azzurri, incapaci di reagire nonostante mancasse più di metà secondo tempo.
Il 3-1 finale realizzato in contropiede nel recupero da Nico Gonzales ha ulteriormente depresso il pubblico, che a fine partita a riservato agli azzurri una salve di fischi, come non accadeva ormai da tempo.
A finire nuovamente e violentemente sul banco degli imputati è stato Rudi Garcia, a cui aver vinto due partite, giocato un gran match contro il Real e visto realizzare 10 gol in 7 giorni ai suoi non era evidentemente bastato per convincere un pubblico con il quale non è mai scattata la scintilla.
Oggettivamente, però, stavolta le scelte del tecnico di Nemours non hanno convinto nessuno, a partire dalla formazione iniziale, identica a quella vista in Champions, messa in campo senza tener conto delle ovvie ricadute che quello sforzo avrebbe avuto sulla prestazione contro i gigliati.
Ancor meno sensati sono sembrati i cambi: sostituire dopo mezz’ora l’infortunato Anguissa con Raspadori ha tolto equilibrio alla squadra e consegnato il centrocampo ai palleggiatori di Italiano.
La scelta di ritornare a una mediana a tre nel secondo tempo è stata logica, ma ha costretto Garcia a inserire Cajuste togliendo Politano, uno dei più in palla anche contro i viola, che si è tra l’altro aggiunto all’ormai affollato club dei sostituiti polemici, con tanto di gesto di stizza rivolto alla panchina.
Il triplo cambio finale, con cui Rudi ha tolto Osimhen Lobotka e Zielinski inaridendo le fonti di gioco e di realizzazione della squadra, è apparso frutto di una confusione che sembra aver preso ormai anche l’allenatore e che ha lasciato più sconfortati che perplessi.
La settimana che è seguita al ko con la Fiorentina è stata peggiore della sconfitta stessa, non solo per il clima montato da tifosi e addetti ai lavori, ma perché la confusione sembra aver contagiato anche De Laurentiis, solitamente molto lucido nei momenti in cui il mare si fa tempestoso.
Se le mosse estive di Aurelio, su tutte quella di assumere un nuovo allenatore senza prima aver ingaggiato un DS con il quale condividere una scelta così delicata, avevano destato mugugni e perplessità, il suo comportamento dopo la partita di Domenica lascia francamente sconcertati.
Le dichiarazioni rilasciate all’esterno della Luiss, con le quali il patròn ha manifestato tutte le perplessità sull’operato di Garcia, e il tentativo fin troppo sbandierato di convincere inutilmente (e per fortuna a parere di chi scrive, visto lo “spessore umano” del personaggio) Antonio Conte ad accettare la panchina azzurra, hanno di fatto delegittimato definitivamente l’ex allenatore della Roma, rimasto dunque come un “dead man walking” a Castelvolturno e beneficiario di una “fiducia a tempo” chissà quanto reale.
Al di là del dispiacere per la sconfitta e per una classifica deludente ma non ancora allarmante, lo psicodramma vissuto in questi giorni appare eccessivo, e sinistramente simile a quello vissuto, e volutamente dimenticato, nel finale del primo anno della gestione Spalletti, in particolare dopo la debacle di Empoli.
In quel caso De Laurentiis, dopo un primo momento di sbandamento con tanto di ritiro punitivo annunciato e poi trasformato in “cene aziendali”, ritrovò la lucidità e riuscì a ricompattare squadra e tecnico, ponendo le basi per il trionfo dello scorso anno.
Appare francamente difficile che Garcia possa tornare a godere della fiducia di giocatori e ambiente, ma la concreta mancanza di alternative valide e l’oggettivo valore di una rosa che, probabilmente, può competere ai massimi livelli anche con il francese alla guida, impongono al presidente di agire con un equilibrio e una lucidità da trasmettere anche alla tifoseria.
La presenza di AdL alla ripresa degli allenamenti, e la sua richiesta a squadra e tecnico di remare nella medesima direzione, sembra essere il preludio ad un necessario ritorno a una “normalità” di cui il Napoli ha bisogno, per tornare a risalire la classifica e a salvare una stagione, in fondo, appena iniziata.