A Torino non c’è trippa per…Gatti: il gol del difensore ex Frosinone stende un Napoli sciupone, che rimedia il terzo KO di fila tra campionato e coppa e scivola fuori dalla zona Champions.
Eppure, al cospetto della Juventus seconda in classifica, la squadra di Mazzarri ha giocato un primo tempo autorevole, controllando il gioco e rischiando solo su un paio di accelerazioni di Chiesa, con Natan bravo a chiudere la conclusione di Vlahovic servito dall’ex Fiorentina.
Ben più clamorose le palle gol sprecate dai Campioni d’Italia a metà tempo, prima con Kvaratskhelia, che a tu per tu con Sczeszny dopo un contropiede iniziato da Zielinski e rifinito da Osimhen ha sparato in curva, e poi con Di Lorenzo, che liberato da un tragicomico rimpallo tra Gatti e Bremer ha tirato addosso al portiere polacco.
Inevitabile, in ossequio alle più antiche leggi del calcio, a inizio ripresa è arrivato il castigo bianconero: cross di Cambiaso, cui i pigri Anguissa e Natan hanno lasciato metri di spazio, e comoda incornata di Gatti, sul cui stacco Di Lorenzo e soprattutto Rrahmani sono rimasti a guardare.
Un gol tremendamente simile a quelli presi a Bergamo e col Milan, e a questo punto qualche riflessione che riguardi i centrali di difesa, piuttosto che il solito Meret (stavolta incolpevole) andrebbe probabilmente fatta.
Una volta preso il gol, la Juve allegriana ha saputo fare quel che le riesce meglio, ovvero chiudere ogni spazio, e al Napoli non è rimasto che recriminare per i suoi errori e per un pizzico di sfortuna nell’azione del gol annullato a Osimhen per offside su frittatona di Sczeszny.
Questa sconfitta spinge il Napoli addirittura al sesto posto, dietro la Roma di Mourinho e il sorprendente Bologna di quel Thiago Motta che a Giugno rifiutò la panchina azzurra poi affidata a Garcia.
Prima di tornare a preoccuparsi del campionato, però, il Napoli deve assolutamente centrare il primo, fondamentale obiettivo stagionale, ovvero gli ottavi di Champions League in palio stasera (ore 21) nell’ultimo match del Gruppo C in programma al “Maradona” contro lo Sporting Braga.
Il tecnico di San Vincenzo, sempre costretto a rinunciare ai due terzini sinistri, sembra orientato a lanciare sull’out mancino il giovane Zanoli, tenendo Natan in panchina e confermando Juan Jesus in coppia con Rrahmani.
Per il resto non dovrebbero esserci altri cambi rispetto al match di Torino, con l’unico dubbio rappresentato da…Osimhen, che rientrerà dal Marocco, dopo aver ricevuto il Pallone d’Oro Africano, soltanto poche ore prima dell’incontro.
Come quella dell’andata, anche la sfida di stasera è la prima in assoluto tra le due squadre in Italia, mentre il Napoli è imbattuto negli scontri europei casalinghi contro le compagini lusitane, con 4 successi e due pareggi.
La prima X in schedina risale al ritorno del primo turno di Copp UEFA 1989/90, quando il Napoli di Maradona, detentore del titolo, riuscì a passare il turno soltanto ai rigori, dopo che Diego si era fatto parare (con tanto di scommessa persa) il suo penalty da Ivkovic.
Era il 26 Settembre 1989, e la curiosa coincidenza si sarebbe incredibilmente ripetuta pochi mesi dopo, nel match valido per i quarti di finale di Italia ’90, quando Ivkovic parò nuovamente il rigore a Maradona, ma a passare fu l’Argentina ai danni della talentuosa Jugoslavia di Savicevic, Stojkovic e Prosinecki.
L’altro pareggio, più recente e più amaro, è il 2-2 del 22 Marzo 2014 che impedì al Napoli di Benitez di eliminare il Porto nel ritorno degli ottavi di finale di Europa League: in gol Pandev e, inutilmente a tempo scaduto, Duvan Zapata.
L’ultimo successo partenopeo risale al 28 Settembre 2016, quando i ragazzi di Sarri rifilarono un poker al Benfica grazie ai gol di Hamsik, Milik e alla doppietta di Mertens.
Stasera il passaggio del turno è certamente l’aspetto più importante, e in tal senso il Napoli può permettersi anche il lusso di perdere con un gol di scarto, ma sarebbe altrettanto confortante vedere dei progressi sul piano della concretezza sotto porta e della concentrazione in fase difensiva.
Ad ogni modo, quello che conta è accedere agli ottavi, per concentrarsi poi sulla rincorsa alle piazze valevoli per la Champions dell’anno che verrà.