Mai, mai,scorderai l’attimo, la terra che tremò, l’aria si incendiò e poi silenzio…
Per chi ha qualche annetto in più come il sottoscritto è impossibile non ricordare la sigla di Hokuto No Ken conosciuto in Italia come Ken il Guerriero. Come molti, lo scoprii facendo zapping tra le tv locali e me ne innamorai subito. Rimasi folgorato dalla storia, dai disegni e dall’incredibile violenza dell’anime, un vero spartiacque rispetto quello che si era visto fino a quel momento in televisione. Le tv private e i circuiti nazionali, trasmettevano da anni tantissimi anime ignorati dalle tv nazionali, ma nessuno aveva mai osato tanto. A tanti anni mi distanza mi rendo conto che in me, come tanti bambini di allora, non sono rimaste solo le teste esplose, i corpi che si contorcevano dopo che erano stati colpiti nei punti segreti (tsubo) di pressione o dai 100 colpi distruttivi di Hokuto (Hokuto Hayakuretsu Dan), ma sopratutto la fascinazione per un’ epopea costellata da una storia profonda e complessa piena di eroi e di vili, di violenza e di valori, di povertà e di contrappassi, di misericordia e di morte. Una serie di avvenimenti ambientati dopo la fine di un olocausto nucleare che ha sterminato la maggior parte del genere umano, e che ha trasformato i superstiti in sadici aguzzini o vittime predestinate. Un mondo arido dove, tra le poche certezze, sono rimaste le millenarie di scuole di combattimento che da alcuni saranno usate per il “bene”, e da altri per il potere o per interessi personali.
You ha Shock!
Il gioco “cade” nel trentacinquesimo anniversario della pubblicazione del manga dedicato a Kenshiro Kasumi, il 64° discendente della Sacra Scuola di Hokuto. Trentacinque anni manga, anime, film, spin-off, tributi e ovviamente videogiochi. La storia dei videogiochi dedicati a Kenshiro è molto lunga, ma la qualità è stata abbastanza altalenante. Nel corso degli ultimi tre decenni abbiamo avuto picchiaduro (ovviamente tanti), qualche J-RPG, cabinati in sala giochi come i due Hokuto No Ken: Punchmania dove si poteva realmente scatenare la propria violenza, o improbabili giochi didattici come i vari Gechiuki dove si metteva alla prova la propria velocità di scrittura su tastiera. Ovviamente non sono mancati alcuni giochi di pregevole fattura come Hokuto no Ken: Shinpan no sōsōsei – Kengō retsuden realizzato da Arc System Work ( gli stessi del recente Dragonball Fighter Z) convertito a suo tempo per la Playstation 2, o il picchiaduro a scorrimento Hokuto no Ken – Seikimatsu Kyuuseishu Densetsu realizzato per la prima Playstation da Bandai che ricopriva, a grandi linee, l’intera prima serie dell’anime.
Hokuto Ga Gotoku
Dal titolo originale giapponese, che si può tradurre semplicemente in “Come La stella del Nord”, si evince che l’ultimo gioco dedicato al manga creato 35 anni fa da Buron Son e Testuo Hara è uno spin-off di Ryu Ga Gotoku ( trad. “Come un Drago”) titolo conosciuto in occidente con il nome di Yakuza. E da Yakuza eredita tutti i pregi e qualche difetto, compresa la resa grafica non eccellente dato che il gioco è non è basato sull’ultima versione del Dragon Engine usata dai ragazzi del Ryu Ga Gotoku Studio nei più recenti Yakuza 6 e Yakuza Kiwami2. Ma Andiamo con Ordine!
199X
Potremmo iniziare questa recensione con l’incipit della prima serie di Ken il Guerriero:
“Siamo alla fine del XX secolo: il mondo intero è sconvolto dalle esplosioni atomiche, sulla faccia della terra gli oceani erano scomparsi e le pianure avevano l’aspetto di desolati deserti, tuttavia la razza umana era sopravvissuta”.
Ma non sarebbe corretto dato che cronologicamente questa storia si pone prima della seconda serie, potremmo considerarla una reinterpretazione della trama classica, con diversi personaggi originali. Trama che gira attorno alla città di Eden, un luogo che sorge nel mezzo delle lande desertiche che caratterizzano lo scenario post-apocalittico tipico di Hokuto no Ken, e in cui possono entrare solo pochi privilegiati. Fra quelle mura ci si ritrova infatti a vivere come prima della guerra: con elettricità, una moneta corrente e varie attività commerciali come bancarelle, negozi, bar, una sala giochi e perfino un casinò. L’ordine pubblico viene garantito dagli uomini del capitano Jagre.
La trama
Dopo lo scontro con Shin per liberare Yuria, Kenshiro scopre che la sua amata è stata condotta in fin di vita nella città di Eden. L’unico modo per entrare senza un visto, però, è quello di farsi arrestare per poi tentare la fortuna nell’arena, affrontando i soliti punk e il gigantesco “figlio del diavolo”. Ottenuto lo status di cittadino, Ken si guadagna la fiducia della principessa Xsana e del capitano Jagre poco prima dell’attacco delle truppe del misterioso generale Kyo-Oh, che sfondano le mura di Eden permettendo a chiunque di entrare, compresi i malintenzionati. Viene giustificata così la presenza dei nemici che ci troveremo ad affrontare in giro per la città.
Yakuza è sempre Yakuza
I controlli e il sistema di combattimento sono gli stessi che abbiamo imparato a conoscere con le avventure di Kazuma Kiryu, ma decisamente più violenti e spettacolari grazie alle tante devastanti tecniche dell’Hokuto Shinken, per non parlare delle mosse eseguibili tramite quick time event dopo aver portato i nemici in uno stato di stordimento. I nemici esploderanno come palloncini in pirotecniche esplosioni sangue. A proposito di sangue, come era stato premesso dai vari comunicati stampa, il gioco è leggermente più violento della controparte nipponica. Il sangue è più copioso e sono presenti anche più effetti particellari che simulano i brandelli di carne. Non si tratta di splatter particolareggiato come alcune produzioni occidentali, ma è un passo avanti rispetto alla versione giapponese, che in madrepatria ha dovuto fare i conti con una censura molto severa.
Omae Wa Mou Shindeiru!
Per gli amanti di Ken il Guerriero eseguire le tecniche più iconiche della Divina Scuola di Hokuto è decisamente esaltante , da questo punto di vista il gioco fa un lavoro eccellente, riproducendo letecniche più devastanti del protagonista. Il sistema di combattimento funziona, ma risulta molto limitato durante le prime ore della campagna, cominciando ad acquistare una certa varietà solo dopo lo sbocco delle mosse extra, ottenibili con l’impiego degli orb conquistati con ogni vittoria. Dopo una certa quantità di uccisioni vedremo riempirsi l’indicatore delle sette stelle e potremo entrare in modalità “furia” tramite la pressione del tasto dorsale R2: Ken farà esplodere la propria giacca e circondato da un’aura rossa, per una certo periodo di tempo i suoi colpi saranno più vari e potenti. Ultima caratteristica delle fasi di combattimento sono i talismani, che possono essere acquistati e potenziati presso un negozio specifico di Eden. Una volta assegnati alle direzioni del pad digitale, possono essere usate durante i combattimenti. Si tratta di diverse special legate a personaggi storici della prima serie, anche non presenti nel gioco. I Talismani permettono di aumentare potenza, difesa ed energia spirituale, ma anche di sferrare alcune tecniche devastanti provenienti da altre scuole di combattimento.
Gameplay
Come detto le meccaniche del gioco riprendono fedelmente quelle open world di Yakuza con qualche variante di rilievo. All’interno di Eden saranno tantissime attività da poter affrontare, alcune davvero assurde come lavorare come barman e preparare cocktail con le tecniche di Hokuto, oppure essere il padrone di casa in un night club dove dovremo gestire e varie ragazze che intratterranno gli ospiti. Tra le tante attività meritano una menzione la sala giochi, con diversi classici Sega da poter giocare liberamente, i combattimenti nell’arena centrale di Eden, la clinica dove potremo guarire i pazienti grazie alle tecniche ereditate da Toki e varie bancarelle e negozi dove potranno essere acquistati cibo, vestiti, rottami e molto altro. A proposito di rottami bisogna menzionare una grossa novità introdotta in Fist of the North Star: Lost Paradise rispetto a Yakuza: l’esplorazione delle lande desertiche grazie ad dune buggy di Bart. Durante questa fase potremo trovare rottami per potenziare il nostro mezzo e accedere a zone prima inaccessibili, affrontare quest secondarie, gareggiare su diversi circuiti, raccogliere casse con materiale bonus ( tra cui il gioco di Ken per Sega Master System), giocare ad un divertentissimo mini gioco dove, con una trave di acciaio, dovremo letteralmente fare home-run con i vari punk in motocicletta che si scaraventeranno contro di noi . Ovviamente girare per queste terre non sarà cosa facile dato che saremo attaccati da ogni sorta di predone.
Epicità ed imbarazzo
Particolarmente riuscite le boss fight: Ken si affronterà alcuni dei suoi avversari storici come Souther, Raul, Jagi, il già citato Shin e Rei. Dovremo memorizzare alcuni pattern , azioni e parate da effettuare al momento giusto, facendo abbassare il livello di salute del nemico e attivare un quick time event che ci porti nella fase successiva dello scontro. La collocazione narrativa dei boss è stata adattata alla nuova storia perdendo, in alcune situazioni parecchio fascino. Bisogna accettare che Fist of the North Star: Lost Paradise non è un gioco perfetto, ma è un omaggio alla sterminata saga di Hokuto no Ken e ai suoi incredibili personaggi senza però replicarne le gesta di Kenshiro in maniera fedele. Il gioco cerca di offrire ai vecchi fan una storia in parte inedita, con diverse forzature e debolezze ma anche qualche fattore di interesse come alcune missioni secondarie e per alcuni easter egg.
Grafica e Sonoro
Come anticipato all’inizio il motore grafico non fa gridare al miracolo, alcune texture sono abbastanza grezze, così come le zone da esplorare con il nostro dune buggy che ci catapultano indietro di quasi 2 generazioni! I personaggi principali sono realizzati molto bene, quelli secondari un pò meno. I vari punk sono realizzati con degli asset predefiniti generati “randomicamente”, semplice ma efficace! Discorso a parte il sonoro. Se da una parte potremo usufruire del doppio audio Giapponese/Inglese non presente nella versione originale , il gioco non contiene le tracce originali della saga, disponibili invece nella deluxe edition giapponese. Al momento non è noto se saranno aggiunti successivamente come DLC anche da noi.
Concludendo
Ci troviamo davanti ad un dei migliori giochi dedicati all’universo di Hokuto No Ken, che omaggia, con qualche scivolone narrativo e tecnico, uno dei capolavori assoluti dell’ animazione nipponica. Del comparto grafico e sonoro abbiamo già parlato, per quanto riguarda la longevità la campagna principale si assesta sulle 30 ore di gioco, attività secondarie escluse. Senza dubbio un titolo da acquistare senza riserve.
PRO
+ Longevo
+ I combattimenti sono molto divertenti
+ Uno dei migliori giochi di Hokuto No Ken
CONTRO
– Alcune scelte narrative discutibili.
– Tecnicamente non eccelso
– Alla lunga può risultare monotono