Dal 25 marzo 2022 è disponibile in rotazione radiofonica “FAKE BLOOM”, il nuovo singolo dei Reel Tape estratto dal nuovo album “Fences”.
“Fake bloom” racconta la storia di Murray Bookchin, operaio, filosofo, anarchico, storico ambientalista, fondatore dell’ecologia sociale. La sua voce nel brano ci ricorda l’assurdo tentativo dell’uomo di dominare la natura, che inevitabilmente si scontra con la limitatezza delle risorse e con la crescente minaccia del climate change. Nel testo risuona l’eco della frustrazione e dell’angoscia per un equilibrio che appare ormai destinato a spezzarsi.
Spiega la band a proposito del brano: “Volevamo provare a descrivere la sensazione di straniamento, impotenza e preoccupazione di fronte alla minaccia del cambiamento climatico, e per farlo cercavamo un luogo surreale, delle immagini potenti e inquietanti. La ricerca ci ha portati alla base NATO abbandonata del Monte Giogo: un lungo viaggio per raggiungerla e qualche rischio per effettuare le riprese sono valsi la pena, crediamo…”
Il videoclip, per la regia di Lorenzo Guenzi, ha come location un luogo incredibile quanto poco conosciuto: la ex base NATO sul monte Giogo a 1500m di altitudine. Le sue enormi parabole venivano utilizzate dalla NATO per la trasmissione troposferica delle comunicazioni criptate, provenienti dalla Turchia, prevalentemente per spiare il blocco sovietico. Abbandonata nel 1995, fu attiva per tutto il periodo della guerra fredda. Nel video le riprese della base si alternano con immagini che richiamano disastri naturali, ed improbabili esperimenti (pseudo)scientifici, anche ai danni di piantine innocenti. Il tema del rapporto distorto tra uomo e natura viene così evocato, non senza un pizzico di amara ironia.
Il soggetto è stato interamente curato dai Reel Tape, mentre le riprese sono di Francesco Coschino, Maurizio Scuiar e Leonardo Roina.
Due chiacchiere con Lorenzo Guenzi, batterista del gruppo.
CIAO LORENZO! Innanzitutto complimenti per la vostra musica e per i temi trattati, in “Fake Bloom” avete affrontato un tema di vitale importanza, quello del cambiamento climatico. Come è nata l’idea di questo brano?
Ci ha ispirato proprio Murray Bookchin, personaggio noto al resto della band (io personalmente non lo conoscevo ancora e ho avuto piacere a scoprirlo è stato molto illuminante) e molto ammirato. Come tutte le canzoni la musica nasce prima e poi dopo in base a quello che suscita, si sceglie un tema. Questa volta è andata esattamente così: il nostro bassista, Lorenzo, ci ha proposto dei campioni e quando ha proposto questo personaggio abbiamo approvato tutti. E poi c’è stata la fase più delicata, più intima, che è quella del testo.
Quanto è frustrante vedere persone che non capiscono che il nocciolo della sopravvivenza umana è proprio il cambiamento climatico?
Sicuramente questo è un tema a cui teniamo particolarmente, perchè è vero che tutto l’album parla dei confini, delle barriere e quello che stiamo creando noi con il nostro pianeta è fondamentale. Speriamo di sensibilizzare attraverso ogni mezzo, e soprattutto tramite la musica, un argomento che ci deve stare realmente a cuore. Più se ne parla e meglio è.
Ho letto che il videoclip è stato girato in una ex base NATO a 1500 m di altezza sul monte Giogo. E’ stata un’esperienza unica?
E’ stato molto divertente ma anche molto complesso arrivare fin lassù e abbiamo avuto la fortuna di avere un amico che possiede un drone e che è venuto con noi e abbiamo fatto queste riprese. Poi da lassù c’è una vista incredibile e quando ti trovi sotto queste parabole giganti ti rendi conto che ci sono posti incredibili sotto casa e che fino a 20/30 anni fa erano ancora in uso. A volte succedono delle cose sotto il naso e non te ne rendi conto.
Parlami un po’ del vostro album “Fences”: quante tracce ha, di cosa parlano?
Sono 12 tracce, c’è un intro strumentale e poi dei classici che però contengono dei campionamenti vocali, sono degli spezzoni presi in giro dalle nostre esperienze, letture, personaggi famosi, come ad esempio Trump, o del parlamento inglese, quando parliamo di Brexit. Volevamo abbracciare vari aspetti, varie culture, varie lingue, infatti ci sono dei campionamenti in finlandese o giapponese, quando si parla degli hikikomori, volevamo dare un’impronta autentica e sfruttare soprattutto la sonorità di altre lingue che hanno una sonorità che in certi brani sembrava proprio che cascasse a pennello. Abbiamo sfruttato quindi significato e sonorità per creare qualcosa di originale e di esprimere il concetto del superamento dei confini, delle barriere, circondati da questi sbarramenti ogni giorno, che possono essere le barriere architettoniche, ad esempio, quando parliamo di disabilità, o della Brexit perchè il nostro chitarrista ha vissuto per tanti anni a Londra. Abbiamo poi spaziato anche su altri temi ma in ogni brano è ricorrente questo tema dei confini.
Voi come vi siete conosciuti? Ho letto che vi chiamate tutti Lorenzo, tranne il cantante che si chiama Alessandro.
E’ stato un caso perchè qua in Toscana ci sono parecchi Lorenzo, anche se io sono bolognese e mi sono trasferito a Firenze per motivi di lavoro e li ho conosciuti tramite un annuncio su internet. Loro invece sono amici di vecchia data e avevano già suonato insieme, poi mi sono aggiunto io circa un anno dopo. Quello che ci è sempre piaciuto è stato confrontarci anche in sala. Io sono stato sempre un batterista più hard rock, metal, ma in sala siamo sempre andati d’accordo perchè il connubio delle nostre idee ha dato vita ad arrangiamenti e testi che vengono fuori in modo naturale.
Avete dei live in programma?
Niente di fisso, ci siamo un pò fermati per registrare l’album e poi con il covid si sono spente tutte le possibilità, ma ora ci stiamo attivando per riorganizzare degli eventi. E speriamo di tornare ad un minimo di normalità! Spero che dall’estate si riesca ad organizzare un pò di musica live. Stiamo tra l’altro lavorando a 4/5 brani nuovi e stiamo cercando anche di girare il prossimo video così da restare sempre sul pezzo.
Ve lo auguro e in bocca al lupo! Vi rinnovo i miei complimenti!
“Fences” è un album dedicato interamente alle barriere e ai confini, non solo fisici e politici, ma anche sociali e mentali. Come da una sorta di alfabeto caotico e sconclusionato, i Reel Tape estraggono campioni video e audio per creare un’istantanea (s)oggettiva degli eventi che sconvolgono la nostra quotidianità.
L’eco delle sensazioni, inquietudini ed esperienze personali, viene impresso ed assorbito nella trama emotiva delle musiche e dei testi.
Le dodici tracce hanno uno stile eterogeneo, accostando sonorità post-rock a influenze elettroniche e psichedeliche, e includendo lingue differenti per testi e campioni scelte in base alle loro possibilità espressive e sonore.
Biografia
Reel Tape [/riːl/ /teɪp/ ]
- (sost.) Bobina a nastro
- – (v.t.) Registrare frammenti di realtà e metterli in musica
Il progetto inizia nel 2017 dall’idea di tre amici, Lorenzo Franci appena tornato a vivere a Firenze dopo anni a Londra, Lorenzo Cecchi e Lorenzo Nofroni. A questi si aggiunge dapprima il batterista Adam Bailey, trasferitosi nel 2018 ad Amsterdam e sostituito dal bolognese Lorenzo Guenzi. Il cantante Alessandro Lattughini, originario di La Spezia, completa il gruppo pochi mesi dopo.
Nel luglio 2021 il chitarrista e fondatore Lorenzo Franci lascia il gruppo per motivi personali.
Nelle nostre canzoni abbiamo deciso di inserire lo strumento dei campioni vocali “Quote/Unquote” per creare un’istantanea (s)oggettiva degli eventi politici sociali e culturali che stanno sconvolgendo la nostra quotidianità, dei quali resta impressa l’eco delle nostre sensazioni, inquietudini ed esperienze personali assorbita nella trama emotiva della musica e del testo.
Come da una sorta di alfabeto caotico e sconclusionato siamo partiti proprio da questi “tagli” video e audio, per costruire il nostro album, “Fences”, dedicato interamente alle barriere e ai confini, politici, sociali, fisici, mentali, che invece di essere abbattuti continuiamo a veder erigere intorno a noi. “Fake Bloom” dei Reel Tape uscirà in radio il 25 marzo.