Ritorna il campionato, dopo la sosta dovuta agli impegni delle varie nazionali nelle qualificazioni alla prossima Coppa del Mondo: gli infortuni ed i viaggi intercontinentali dei giocatori impiegati dai vari CT finiranno, come sempre, per condizionare anche questo fine settimana in Serie A.
Paga dazio anche il Napoli, che tornerà in campo senza Lobotka e Meret: mentre il centrocampista si è però infortunato giocando con la sua Slovacchia, il portiere azzurro ha abbandonato il ritiro dell’Italia dopo aver scoperto che il fallo subito durante Genoa-Napoli gli aveva procurato la frattura dell’apofisi di una vertebra.
L’infortunio di Meret costringerà agli straordinari Ospina, di rientro dalle partite giocate con la sua Colombia solo ieri sera, mentre i guai di Lobotka assottigliano ancora di più le scelte a centrocampo per Spalletti: Zielinski non ha smaltito la botta rimediata col Venezia, e Demme è ancora in fase di riabilitazione dall’operazione al ginocchio.
Non la miglior vigilia possibile per gli azzurri, insomma, e proprio contro l’avversario più atteso: stasera (ore 18) al “Maradona” è di scena la Juventus, nuovamente affidata a Max Allegri ed affamata di punti e di rivincita dopo le magre figure rimediate contro Udinese ed Empoli.
Una buona notizia in settimana è arrivata, ma…dal Giudice Sportivo: è stata infatti dimezzata la squalifica di Osimhen dopo il rosso rimediato col Venezia, ed il centravanti nigeriano potrà dunque scendere in campo contro i bianconeri.
E’ proprio l’attacco il reparto dove c’è più abbondanza per Spalletti, con Mertens prossimo al rientro dopo l’intervento alla spalla di questa estate: vista, viceversa, la penuria in mediana, non è da escludere un ritorno del tecnico toscano al 4-2-3-1, con uno tra Elmas ed il neo acquisto Anguissa al fianco di Fabian Ruiz e l’altro pronto a subentrare.
In attacco, oltre ad Insigne ed Osimhen, potrebbero trovare spazio quindi sia Lozano che Politano, con l’ex Inter favorito sul messicano nel caso Spalletti decida di mantenere il 4-3-3 utilizzato fin qui, mettendo in campo tutti i centrocampisti disponibili.
Dovrebbe restare, infine, invariata la difesa, con Di Lorenzo e Mario Rui ai lati di Manolas e Koulibaly, anche se Ghoulam sembrerebbe davvero quasi pronto per tornare a disposizione.
Le due settimane trascorse dall’ultimo impegno del Napoli in campionato hanno reso ancora più spasmodica l’attesa dei tifosi, che dopo più di un anno e mezzo potranno nuovamente assistere dal vivo al match contro i rivali per eccellenza.
In attesa di vivere le emozioni della partitissima di stasera, ecco cinque “istantanee” indimenticabili: i cinque precedenti tra Napoli e Juventus rimasti maggiormente impressi nel cuore e nella mente dei supporters azzurri.
20 Aprile 1958: Due ruggiti del “Liòne” nell’ultima vittoria sulla Juve al “Collana”
Non si è mai saputo con certezza quanta gente ci fosse allo Stadio Collana, per spingere gli azzurri alla vittoria contro la grande Juve di Charles e Sivori in quella domenica di Aprile: 50mila, forse di più, certamente ben oltre la capienza dell’ormai vetusto impianto del Vomero, pronto a cedere il passo l’anno seguente al nuovissimo “Stadio del Sole”, intitolato solo in seguito a Santi cristiani e…pagani.
Fatto sta che il pubblico si assiepò fino a bordo campo, seduto su sedie e panche di fortuna: l’arbitro Concetto Lo Bello, per evitare problemi di ordine pubblico, fece giocare regolarmente quello che si rivelò un match dalle mille emozioni.
Vinse il Napoli 4-3, con doppietta dell’amatissimo “liòne” Luis Vinicio e gol decisivo di Bertucco a due minuti dalla fine: una bella soddisfazione per gli azzurri che chiusero quarti quel campionato, vinto proprio, tanto per cambiare, dalla Juventus.
3 Novembre 1985: “Tanto gli faccio gol comunque”
Piove a dirotto sul San Paolo, in quel pomeriggio d’autunno, ma nessuno è rimasto a casa: c’è la Juve capolista e imbattuta, c’è “Le Roy” Platini, ma c’è soprattutto lui, Diego.
Il Napoli attacca ma la granitica difesa del Trap tiene botta…fino a quella punizione a due in area: Pecci si sbraccia, invoca la distanza, ma il Pibe lo invita a non perdere tempo: “tanto gli faccio gol comunque”, gli dice con la sicurezza che può avere solo chi, con una sfera di cuoio, fa quello che vuole, quando vuole.
Il resto è storia: la carezza di interno sinistro, la parabola insensata, Tacconi proteso in un volo totalmente inutile, il ruggito di gioia che scuote Fuorigrotta: continua a piovere, sul San Paolo, ma non se ne accorge più nessuno.
15 Marzo 1989: Centodiciannove
Due partite intere, due tempi supplementari: ancora non basta per decidere chi, tra Napoli e Juventus, accederà alle semifinali di Coppa Uefa al termine di un fratricida derby tutto italiano, anche se “fratelli” è una parola che con azzurri e bianconeri ha poco a che fare.
Due a zero a Torino all’andata, due a zero al San Paolo al ritorno, con il Napoli capace di azzerare lo svantaggio, contro ogni pronostico, già nel primo tempo.
Diego ha aperto le danze ma ora è in panchina, i rigori sono un’ombra incombente, e i supplementari sono finiti…o quasi: minuto 119, ultimo assalto azzurro, Careca scodella in mezzo, e di testa…chi? Renica!
La corsa a centrocampo ad abbracciare il povero Giuliani, mentre i tifosi sono in delirio: in cuor loro lo sanno, che al Napoli quella coppa non la potrà togliere più nessuno.
1 Settembre 1990: la “manita” sulla Supercoppa
E’ un trofeo inedito quello che si contendono Napoli e Juventus, mentre sta finendo l’estate delle “notti magiche” dal finale (mondiale) amaro: a contendersi la neonata Supercoppa Italiana il Napoli, fresco vincitore del suo secondo scudetto e la Juve, capace di strappare la Coppa Italia al Milan a San Siro.
I bianconeri hanno salutato mister Zoff, capace di condurli anche al trionfo in Coppa Uefa, per affidare la panchina a Gigi Maifredi, nuovo profeta della zona totale e del “Calcio Champagne”: al San Paolo, però, brinda solo il Napoli, mentre la difesa della Juve più che alta sembra effettivamente…alticcia.
Gli azzurri segnano a ripetizione: doppietta del neo acquisto Silenzi e del solito Careca, con Tacconi a spasso per la sua metà campo ed il neo acquisto bianconero Baggio unico a salvare la faccia, andando a segno in uno stadio che gli ha portato sempre fortuna.
Sembrava l’avvio di un’altra stagione trionfale, fu l’inizio della triste “last dance” di Maradona in maglia azzurra, prologo di anni bui dopo un’epopea irripetibile.
9 Gennaio 2011: un, dos, tres, Matador!
Il protagonista più atteso della sfida tra Napoli e Juve, prima al “San Paolo” degli azzurri nel nuovo anno, non c’è: Fabio Quagliarella, ultimo (ma solo per il momento…) “core ‘ngrato”, passato dai partenopei agli acerrimi rivali, si è rotto il ginocchio tre giorni prima…”merito” degli affettuosi pensieri dei suoi ex tifosi? Chi può dirlo.
In questi mesi, però, c’è chi non lo ha fatto rimpiangere: il “Matador”, al secolo Edinson Cavani, accolto con scetticismo dal Palermo ma autore di una partenza sprint con tante reti messe a segno sin dall’esordio contro l’Elfsborg in Europa League (con Quagliarella ancora del Napoli, seppur in panchina).
E’ proprio quella sera, proprio contro i bianconeri, che Cavani entra nel cuore dei napoletani, per non uscirne mai più: una tripletta, tutta di testa, manda al tappeto Bonucci, Chiellini e compagni, e lancia il Napoli verso il ritorno in Champions League.
104 gol in tre stagioni, una storia d’amore forse interrotta troppo presto, forse mai veramente finita, sicuramente iniziata contro la Vecchia Signora.
Da Vinicio a Renica, da Maradona a Cavani, in attesa di un’altra serata indimenticabile, magari grazie ad Osimhen o ad Insigne: perché Napoli-Juve non sarà mai una partita come le altre.