Il 31 Gennaio 2017 (esattamente due anni fa) a causa di una complicazione di un tumore al colon ci lasciava uno tra i bassisti progressive più famosi ed importanti al mondo; ci lasciava il carissimo John Wetton. Oggi, noi di Senza Linea, vogliamo ricordare una colonna portante dell’intera scena di questo movimento musicale.
https://www.youtube.com/watch?v=b35x2Q3pUAw
John Wetton, musicalmente, esordì prendendo parte ad uno dei gruppi più grandi della storia, i King Crimson (di cui parleremo successivamente) esordendo nel 1973 con l’album “Lark’s tongues in Aspic” apportando al già rodato gruppo un’essenziale cura attraverso una maggiore qualità nelle linee di basso e nelle parti vocali. Formazione, quella, che dopo pochi anni si scioglierà dando la possibilità al nostro di formare un nuovo gruppo; quello, forse, più importante e personale dal punto di vista di molti…gli Asia. E’ un genere, quello del progressive che, considerato da alcuni inadeguato, indica la progressione del rock dalle sue radici blues, di matrice statunitense, a un livello maggiore di complessità e varietà compositiva, melodica, armonica e stilistica (fonte: Wikipedia); non è difficile, quindi, pensare che non solo la musica poteva essere miscelata, bensì anche i membri…e fu quello che accadde in questo caso. Gli Asia erano considerati un “supergruppo” non tanto per ciò che si andava ad incidere su nastro ma proprio per i musicisti che componevano il gruppo. Era tutto incentrato più sulla resa dal vivo. Carl Palmer alla batteria (Emerson, Lake & Palmer), Geoff Downes alle tastiere(Yes), Steve Howe alla chitarra (Yes) e John al basso resero onore ad un genere che, ormai diffuso, era diventato monumentale. Grazie a quella alchimia presero vita album come “Asia”, “Alpha” ed “Astra” dove è possibile sentire tutta la maestria e la versatilità del genere inserita in delle canzoni diventate uniche.
Cambiarono i tempi, cambiarono le formazioni ed i gruppi non sempre rimasero insieme; unica costante per tutto il tempo fu la passione che John inseriva nei suoi pezzi…quella passione che lo portava a cantare con la voce rauca o con qualche piccola difficoltà a causa della malattia. Io ho avuto la fortuna di incontrarlo durante una data in quel di Afragola per i 25 anni dei suoi Asia e ricordo con piacere quando, nonostante il mio inglese pessimo, rimase a parlare con me senza nessuna fretta ne nessuna pressa; non era una star…era un musicista “vero”. Mi capita spesso di rivedere la sua firma…quella firma che (pensiero suo) non era reale quanto la musica contenuta in quel cd.
Perché si sa, la vera eredità di un musicista non è la foto, la firma o altre cose simili, bensì la vera eredità di un musicista è “la SUA musica”.
Chiudo questo pezzo, augurandomi e consigliandovi, di andare alla ricerca di questa musica; di farvi assorbire e metabolizzare queste note perché credetemi c’è davvero tanto da imparare divertendosi.
A presto John